Non serve meno Europa ma un’Europa diversa
Intervento del segretario Generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo su IlSole24Ore dell’11 dicembre 2025 Ed è in questa dimensione di soggetto intermedio, vasto e trasversale ai ceti e ai partiti, che sentiamo il bisogno e il dovere di produrre una riflessione sull`Europa, in un momento particolarmente delicato della storia. L`Ue ha nel tempo ampliato le sue competenze e le sue decisioni impattano sulla vita quotidiana di tutti i cittadini europei. Questo processo ha avuto luogo grazie ad una progressiva cessione di sovranità da parte degli Stati Membri (SM) alle istituzioni europee e in particolare alla Commissione, unico organo dell`architettura istituzionale europea deputato all`iniziativa legislativa. Al suo fianco un folto Consiglio formato dai 27 rappresentanti degli Stati Membri, che per storia, funzionamento ed equilibri ruota, vedremo ancora per quanto, attorno al cosiddetto asse franco-tedesco. Con il procedere dell`allargamento e l`arrivo delle grandi crisi gli equilibri interni consolidati hanno iniziato a vacillare e la tessitura delle decisioni si è trasferita sempre più in capo all`apparato della Commissione. Questa selezionata élite di tecnocrati, da nessuno eletta, è diventata il pivot dei giochi europei, anche grazie ad un potere di controllo e sanzione, nei riguardi dei diversi governi, decisamente condizionante. ![]() Molto più defilato troviamo il Parlamento Europeo, unico organo direttamente eletto dai cittadini i cui componenti però, loro malgrado, fanno da semplici comparse del processo legislativo. Il Parlamento Europeo si riunisce a Bruxelles e a Strasburgo – doppi uffici, trasferimento una volta al mese dei 720 onorevoli e di migliaia di funzionari che ne curano il lavoro – per non contare nulla, come accaduto con il recente varo della proposta di Bilancio dell`Ue, che ha visto il Parlamento esprimere opinione contraria e la Commissione infischiarsene bellamente. Un bilancio dove 90 miliardi di euro vengono tolti dai fondi per gli agricoltori e destinati al riarmo, per bombe e carri armati francotedeschi. Con questo approccio quando c`è stata la necessità nei momenti di crisi – di passare dall`equilibrio politico all`unità politica è stato sempre un fallimento. L`Europa si è disgregata di fronte alle crisi finanziarie del 2008 e del 2011; non ha saputo dare una risposta comune alla crisi dei migranti; ha visto, durante la pandemia, gli Stati Membri agire individualmente su tutti i fronti; ha affrontato la crisi climatica promuovendo un rapido processo di desertificazione manifatturiera; oggi, con un conflitto armato alle porte sembra pensare più a far suonare le fanfare della guerra, che alla pace. Non è chiaro se per difendersi dal pericolo russo o se per dare ossigeno alle grandi infrastrutture industriali – a partire dall`automotive tedesco – massacrate dalle follie del Green Deal europeo. Questo è lo stato delle cose oggi e molti, troppi, segnali sono stati ignorati. Lo stato di salute del progetto di integrazione europea, bisogna dirlo, non è mai stato eccellente visto che sin dalla fine degli anni Sessanta, appena la governance europea ha preso forma e poteri, che studiosi e addetti ai lavori riflettono sul tema del deficit democratico che accompagna l`assetto istituzionale dell`Ue. Una questione che viene quindi da lontano e che nei tempi più recenti è uscita dall`ambito delle discussioni accademiche, in ragione di fatti piuttosto eclatanti, almeno quanto averli trascurati e ricondotti a semplici e superabili incidenti della storia. NeI1992 un primo campanello di allarme suona in Danimarca, dove i cittadini, chiamati al referendum, respingono il Trattato di Maastricht. Poi si è negoziato e le cose si sono aggiustate, in particolare lasciando alla Danimarca la possibilità di non aderire all`unione monetaria e mantenere la “corona”, che a tutt`oggi resta la moneta nazionale. Poco più di vent`anni più tardi il rumore in Francia e Olanda diventa più simile a quello delle campane. Si parlò di morte dell`Europa, dato che due dei paesi fondatori avevano bocciato la proposta di costituzione europea che era stata vergata in pompa magna a Roma l`anno prima dai Capi di stato e di governo degli allora 25 paesi membri. Non era la Francia di oggi, a guidarla c`era Jacques Chirac e i tre quarti dell`Assemblea nazionale era favorevole alla ratifica. Eppure, i cittadini al voto, circa il 70%, si espressero per il no con un distacco di dieci punti percentuali sui favorevoli. Le cose andarono allo stesso modo nei Paesi Bassi dove a dire no fu quasi il 65% dei votanti. Si decise così di non andare avanti ed evitare altre bocciature mettendo di fatto in soffitta il progetto di Costituzione europea. Un vero e proprio tonfo al quale, 11 anni dopo, siamo nel 2016, segue il voto con cui i cittadini britannici sanciscono l`uscita del Regno Unito dall`Ue, la cosiddetta Brexit. Il tema viene ascritto dall`establishment alla rubrica populismo, come tutto ciò che si mostra critico nei confronti delle scelte e del modello di funzionamento dell`Ue. Semplicemente spazzatura, da contenere e se possibile debellare. Nessuno di questi signori, cresciuti nelle più importanti scuole neo liberiste d`Europa e degli Stati Uniti è stato sfiorato dal dubbio che la crescente ostilità dei cittadini verso I`Ue sia l`effetto di un`Europa malata, di un progetto divenuto fragile e non la causa? Cosa ci rende cittadini europei se il nostro voto, le nostre opinioni sono per questi signori irrilevanti? Cosa può renderci fiduciosi di fronte ad un mondo che vede tutta la fragilità dell`Ue e, nonostante siamo il primo mercato del globo, ci guarda come nani? Il folle Regno Unito, con circa un quinto del Pil dell`Ue, ha negoziato con gli Usa condizioni commerciali decisamente migliori di noi europei. Aver pensato che l`unico scopo dell`Ue fosse concentrarsi sul far funzionare al meglio il mercato, in modo che le cose si mettessero a posto nella maniera migliore, grazie ad una «efficiente allocazione delle risorse» è stato un errore. Ora che la globalizzazione si sta ritraendo su sé stessa, vien fuori un`Europa senz`anima e senza sostanza, che non sapendo che pesci prendere continua a viaggiare sul tracciato di sempre che è quello di un binario ormai morto. Le élite tecnocratiche hanno agito – ed è stato loro consentito di agire – bypassando ogni meccanismo di partecipazione democratica, schermati da una struttura istituzionale complessa e ossessionati dalla ricerca del consenso all`interno del loro ristretto circolo di riferimento. Così la distanza tra Bruxelles e i cittadini europei si è allungata e più in generale si è allungata la distanza tra i cittadini europei, che sempre meno esercitano il diritto di voto, e la politica. Non è solo colpa di Bruxelles, nessuno lo pensa, ma siamo di fronte ad un`Europa in coma, diventata vaso di coccio sullo scenario internazionale, che ha bisogno di essere rianimata, nel suo progetto di sviluppo economico e nella sua ambizione, speriamo sempre viva, ad una pace duratura. Non abbiamo la pretesa di fornire soluzioni, ma di rappresentare bisogni diffusi e lavorare affinché siano assecondati. Tra questi non c`è il bisogno di meno Europa, ma di un`Europa diversa. |
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