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Pac: così Coldiretti ha “salvato” il Piano strategico

Si era partiti da “un impianto disastroso”, ma grazie al lavoro di cesello svolto dalla Coldiretti a fianco del ministero delle Politiche agricole, sono stati limitati i danni. Non è la Pac “dei nostri sogni” – ha chiarito il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ma il Piano strategico nazionale è riuscito comunque a mettere a terra interventi positivi per gli agricoltori. La nuova Pac è stato uno dei temi al centro dell’assemblea della Coldiretti a cui ha partecipato il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Il primo obiettivo centrato è stato la realizzazione della convergenza in tempi lunghi. Di fatto l’iter si completerà nel 2027/2033. La Coldiretti è riuscita a diluire in trent’anni il processo che, secondo l’iniziale programma, avrebbe dovuto portare all’annullamento dei titoli nel 2014/2020 .

Un altro risultato importante è quello della flessibilità che oggi consente piena autonomia agli Stati membri su come utilizzare le risorse. L’Italia ha una possibilità di scelta su tutte le misure che prima non era possibile. La Coldiretti si è battuta con forza perché la Pac rimanesse un presidio finanziario a sostegno dell’agricoltura mentre i Paesi del Nord premevano per una Politica agricola legata all’ambiente. Anche questo un pericolo sventato.

Non è la Pac che l’agricoltura sognava, dunque, ma è stato raggiunto il compromesso migliore che si poteva.

Al centro del Piano strategico nazionale è stata posta la questione della gestione dei rischi. Si punta poi a dare più sostegni ai piccoli agricoltori che contribuiscono in maniera determinate alla plv agricola che raggiunge in alcune regioni una quota del 40%. Non si tratta degli “ultimi” ma di piccole imprese che sono comunque imprese. D’altra parte la sostenibilità non è realizzabile senza i piccoli agricoltori. Si tratta infatti di aziende innovative e dinamiche sul fronte della multifunzionalità. Per questo la proposta è di prevedere finanziamenti veloci per questa tipologia di produttori.

La valenza ambientale poteva tramutarsi in una Caporetto, ma la Coldiretti ha difeso la Pac come strumento di tutela del reddito degli agricoltori e ha valorizzato la funzione di cura dell’ambiente esercitata dal settore agricolo. La linea sostenuta è che la transizione va accompagnata altrimenti le aziende chiudono. Sugli ecoschemi e i premi accoppiati si è puntato sulla semplificazione. Sui primi in particolare sono state chieste priorità per le filiere che hanno subito i maggiori tagli dalla nuova Pac e cioè zootecnia, riso e olivicoltura. Si partiva da 7 ecoschemi, la Coldiretti è riuscita ad arrivare a tre aree. Alla zootecnia sostenibile è stato destinato il 41% delle risorse degli ecoschemi. Per combattere la carne sintetica infatti la Coldiretti ritiene necessario valorizzare la zootecnia rendendola sempre più disponibile. Nell’area della biodiversità sono stati inseriti inerbimento (20% delle risorse), rotazione (20%) e impollinatori (5%). L’olivicoltura è stata compresa nelle misure paesaggistiche.

Per quanto riguarda gli aiuti accoppiati lo schema è simile al passato col 50% delle risorse per la zootecnia e un budget rafforzato per grano e riso. La Coldiretti accetta le sfide della sostenibilità, ma ritiene necessario disporre di risorse per le misure che consentano di compiere davvero il percorso.

E’ stato un lavoro di fondamentale importanza – ha sottolineato Prandini- perché siamo partiti da una impostazione drammatica con tagli dei titoli che arrivavano al 70%. Il presidente della Coldiretti ha dato atto al ministro Patuanelli di grande coraggio e intelligenza per aver modificato l’impostazione della Pac. Prandini ha anche apprezzato l’attenzione ai giovani con una quota del 2% nel primo pilatro e dell’1,2% nel secondo. Ora – ha detto – bisogna ragionare con le regioni per guidare le scelte politiche sulle risorse rispetto alle sfide ambientali. Prandini ha ricordato che sulla zootecnia è massima “ la nostra attenzione per il benessere animale”. Per quanto riguarda il grano duro ha affermato che se “vogliamo sostituire l’import occorre valorizzare i dati in etichetta”. Sul biologico – ha aggiunto- vanno create le condizioni per sostenere la conversione delle aziende . Con l’obiettivo fissato dalla Ue di raggiungere il 25% delle superfici agricole impegnate su coltivazioni bio”è paradossale che resti bloccata alla Camera la legge di riforma approvata al Senato”. La Coldiretti dunque è riuscita a governare il meccanismo politico piegandolo agli interessi del nostro Paese.

L’azione della Coldiretti ha incassato “in diretta” l’apprezzamento del ministro Patuanelli che ha riconosciuto come l’organizzazione ci sia sempre quando si tratta di difendere l’agricoltura e sostenere il Paese.

E proprio all’assemblea Coldiretti, Patuanelli ha annunciato che sono stati  firmato i decreti che prorogano l’obbligo di indicare la materia prima in etichetta per latte e formaggi, derivati del pomodoro, pasta e riso. 

Il ministro delle Politiche agricole ha anche sottolineato come la prima giornata dell’assemblea Coldiretti (il 15 dicembre) coincidesse con una data storica quella dell’entrata in vigore del provvedimento di contrasto alle pratiche commerciali sleali nell’agroalimentare, “uno strumento eccezionale per evitare che il produttore agricolo continui a essere l’anello debole della filiera”. Il ministro ha riaffermato l’impegno nella battaglia storica contro il Nutriscore e la Dieta universale.

E sulla Pac, tema al centro della prima giornata assembleare, il ministro ha parlato di un buon compromesso, ma ha anche detto che è fallito un obiettivo a cui si puntava e cioè la semplificazione. Fondamentale l’impegno sulla gestione dei rischi (3% del prelievo sul primo pilastro), un segnale importante per la tutela del reddito degli agricoltori in una fase in cui il territorio è sconvolto da eventi calamitosi che mettono a repentaglio il reddito dei produttori. E ha indicato nel sistema di gestione del rischio degli Stati Uniti un modello. Ha ricordato che a questa finalità è stato destinato dalla legge di Bilancio un budget di 650 milioni. E che comunque bisogna spingere gli agricoltori ad assicurarsi.

Sul piano strategico nazionale ha confermato che è stato trovato un equilibrio nonostante le grandi difficoltà e che comunque il taglio del 50’% dei pagamenti basici rispetto alla programmazione precedente ha inciso sul percorso di convergenza. Per questo – ha detto- si deve ragionare non più per regioni, ma per filiere per trovare così strumenti di compensazione.

Patuanelli ha anche rilevato che la velocità di transizione delle filiere non ha pari nel resto del mondo, è un percorso che va sostenuto, ma non si deve sfociare nella cultura dell’abbandono. Questo è il pericolo.

E a proposito di transizione ecologica e di taglio dei sussidi ritenuti dannosi all’ambiente Patuanelli ha sostenuto, riferendosi al gasolio agevolato, che è giusto tagliare solo laddove c’è un alternativa.

Ma per le macchine agricole ora questa alternativa non esiste, per questo bisogna investire nella ricerca e spingere sui biocarburanti. La transizione – ha ribadito – va accompagnata con politiche corrette, ma che consentano a chi produce di continuare l’attività. Ha rilanciato sulle agroenergie, ma anche qui con un distinguo ”le aziende agricole non devono diventare agroenergetiche”.

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