il Punto Coldiretti

Patto col ministro per una filiera di bovini da carne al Sud

Nasce la prima filiera di bovini da carne 100% italiana nelle regioni del sud con 6mila stalle coinvolte e 200mila animali allevati nei prossimi cinque anni. Il patto è stato firmato al Forum internazionale dell’agricoltura di Cernobbio della Coldiretti dal ministro delle Politiche agricole e forestali Teresa Bellanova e dall’amministratore di Filiera Bovini Italia Federico Vecchioni.

Il progetto, che ha durata pluriennale, promuove una filiera 100% italiana, NO OGM e fornisce un’importante possibilità di crescita alle imprese zootecniche. Il progetto intende promuovere il patrimonio bovino italiano e valorizzando la bistecca 100 % Made in Italy. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna con una successiva collaborazione con realtà del Nord Italia. Questo permette di coinvolgere tutte le fasi, dall’allevamento alla commercializzazione, realizzando una vera e propria filiera. Il progetto sostiene gli allevatori attraverso un prezzo minimo garantito che li tutela in caso di crolli di mercato con bonus economici aggiuntivi rispetto alle quotazioni di mercato per valorizzare i parametri qualitativi delle produzioni.

La firma del patto arriva in occasione di una storica inversione di tendenza con l’aumento di spesa delle famiglie italiane per la carne in crescita del 6% nel 2018, il valore più alto degli ultimi sei anni che avevano fatto registrare un brusco calo dei consumi, sulla base dei dati Ismea. Nel Belpaese peraltro, si assiste ad una decisa svolta verso la qualità con la grande maggioranza degli italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani.

L’allevamento italiano è poi un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale con circa 800mila addetti. L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel contrastare l’abbandono delle aree interne, nell’offrire importanti opportunità di lavoreo, nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e culture poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni.

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