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Polizze agevolate, crescita sostenuta al Sud nel 2018

Eccesso di burocrazia e poca informazione sono tra i principali fattori che inibiscono gli agricoltori a sottoscrivere le polizze agevolate. Una parte l’ha giocata anche la crisi, ma a preoccupare sono le pratiche troppo complesse e i ritardi dei pagamenti.  Sono alcuni elementi che emergono dal quadro è tracciato dall’Ismea sulla base delle interviste realizzate su un panel di agricoltori.
Numero di aziende e valori premiano il Nord, ma è nel Mezzogiorno che si è registrato nel 2018 in percentuale l’aumento maggiore del ricorso alle coperture assicurative rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati Ismea, infatti, le aziende assicurate nelle regioni meridionali sono aumentate del 30% e il valore del 24%, a fronte di un incremento meno sostenuto a livello nazionale pari rispettivamente a +4,5% e + 7,6%. Ma il gap col centro nord resta.

A spingere è stato il Piano assicurativo nazionale 2018 che ha previsto per le polizze a copertura dei rischi meteocliomatici la possibilità di assicurarsi per due soli eventi.
Oltre che la preoccupazione per gli eventi climatici (a fare paura sono soprattutto grandine, siccità e gelo-brina), la percezione forte del rischio è determinata anche dalla volatilità dei prezzi.  La volontà di coprirsi c’è, ma secondo lo studio, a frenare gli agricoltori c’è anche la poca conoscenza delle polizze agevolate.

Sui fondi di  mutualizzazione l’informazione è  scarsa, ma per gli agricoltori che li conoscono sono ritenuti  un valido strumento di gestione del rischio. Per quelli che invece si allontanano dal sistema  e che provano a contrastare le emergenze climatiche con il ricorso a tecniche agronomiche, le criticità sono rappresentate dall’eccesso di burocrazia  con tempi troppo lunghi delle istruttorie delle pratiche che si riflettono in pesanti ritardi dei pagamenti.

L’Ismea ha stilato anche una lista dei prodotti più assicurati al Sud  dove spicca il primato della Puglia a livello regionale e di Foggia come provincia. Al primo posto balza l’uva da vino (38%), seguita da olive da olio, pesche, nettarine e arance, mentre indietro nella classifica si trovano tabacco, pomodoro da industria e il grano duro.

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