Pomodoro da industria, ancora una volta accordi in ritardo e deludenti?
L’Italia è il primo produttore Ue di pomodoro da industria (4,65 milioni di tonnellate nel 2018) e il 2° produttore mondiale, dopo gli Usa, con una forte propensione all’export che interessa il 60%, in volume, della produzione, mentre il rimanente 40% è destinato al mercato interno. Nel 2018 sono stati coltivati in Italia 60.500 ettari, con un calo della produzione del 11,5% rispetto al 2017, frutto di una riduzione del 12,7% al centro-sud e del 10,2% al nord. Il 48% della produzione è stato realizzato al centro-sud (2,2 milioni di tonnellate) e il 52% al nord (2,45 milioni di tonnellate). Gli incontri che ci sono stati finora tra parte industriale e Organizzazioni di produttori non fanno sperare in niente di migliorativo rispetto a quanto si è visto negli ultimi anni, prospettando prezzi bassi, superfici probabilmente calanti, griglie penalizzanti. Intanto crescono le importazione di semilavorati, pari a 180.000 tonnellate nel periodo gennaio-novembre 2018, +13% rispetto allo stesso periodo del 2017. E’ una quantità di semilavorati che corrisponde, in pomodoro fresco, a circa il 25% della produzione nazionale di pomodoro da industria e che proviene dalla Spagna (42%), dagli Usa (26%), dalla Cina (14%). L’economia delle conserve di pomodoro italiane è così minacciata da chi non permette una corretta programmazione degli investimenti, con la definizione delle condizioni contrattuali in tempi utili per le scelte imprenditoriali, da chi non rispetta i contratti sottoscritti, utilizzando le griglie per penalizzare il prezzo se c’è tanto prodotto o aumentare le consegne quando non c’è prodotto, da chi sottopaga il pomodoro, da chi sfrutta i lavoratori e danneggia la reputazione del pomodoro italiano. |
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