il Punto Coldiretti

Pomodoro da industria: servono contratti e prezzi adeguati, invasione di concentrato cinese

Nonostante i trapianti in corso non esistono certezze per i produttori di pomodoro da industria per la campagna pomodoro 2024.

E’ quanto denuncia Coldiretti a tutela di un settore economico che ha trasformato, nel 2023, 5,4 milioni di tonnellate di pomodoro italiano, il 50% della produzione europea e il 15% della produzione mondiale, in passate, polpe, pelati, sughi, etc., con un fatturato di 4,4 miliardi di euro, di cui 2,5 derivanti dall’export. A fronte degli elevati costi di coltivazione, delle incognite climatiche (non ultima la disponibilità idrica) e fitosanitarie, delle incertezze internazionali (tra cui i problemi legati al canale di Suez), va valutata attentamente la superficie che ogni singola azienda investirà a pomodoro, non essendoci riferimenti rispetto ai prezzi che potranno essere corrisposti dall’industria.

Al momento non ci sono contratti quadro o prezzi di riferimento, ma devono ugualmente essere stipulati i contratti, con un prezzo di riferimento giustamente remunerativo per le imprese agricole, ricorda la Coldiretti, secondo quanto previsto dalla normativa sulle pratiche sleali.

E in questa situazione riemerge con forza un problema che Coldiretti denuncia da decenni. Per anni l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina ha rappresentato soprattutto un problema italiano, con distorsione della concorrenza determinata da un prodotto che è arrivato a “pesare”, in termini di prodotto fresco, a seconda delle campagne, dal 10 al 25% della produzione nazionale di pomodoro da industria.

Un mare di pomodoro proveniente da un paese dove le regole produttive, fitosanitarie, ambientali, etiche non sono quelle italiane ed europee, da territori saliti spesso alla ribalta per lo sfruttamento delle minoranze e dei prigionieri politici.

Ma nell’ultimo anno la situazione è cambiata, con una forte crescita delle importazioni anche nel resto dell’UE. Le proiezioni per il 2023, basate sui dati resi disponibili da Eurostat, dicono che le importazioni, negli altri 26 paesi dell’ UE, sarebbero sostanzialmente raddoppiate.

A livello UE è pertanto necessario a estendere a tutti i 27 Paesi membri l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro (luogo di coltivazione) utilizzato nei derivati, obbligo in vigore in Italia grazie all’azione di Coldiretti, e adottare il principio di reciprocità delle regole UE (economiche, ambientali, etiche) anche per i prodotti importati, bloccando l’ingresso del prodotto che non le rispetta.

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