il Punto Coldiretti

Pomodoro, la trasparenza non ha mai confuso nessuno

Di fronte a problemi gravi come le importazioni a prezzi stracciati del pomodoro cinese, che non solo non garantisce gli stessi standard di sicurezza alimentare delle coltivazioni europee e italiane, ma addirittura pone una questione etica, per lo sfruttamento nella produzione dei prigionieri politici e della minoranza musulmana degli Uiguri nello Xinjiang, la filiera dovrebbe fare quadrato. E in effetti è quello che hanno fatto Coldiretti e Filiera Italia che rappresentano gli agricoltori e alcuni dei più importanti player del settore conserviero. Ma non è stato così per tutti.

Addirittura l’Anicav, Associazione nazionale industriali Conserve alimentari e vegetali, ha contestato l’allarme lanciato da Coldiretti e Filiera Italia sui rischi per i consumatori e il sistema produttivo di un’invasione di “concentrato” dalla Cina. L’associazione ha infatti denunciato i continui attacchi di “una certa comunicazione il più delle volte strumentale” che addirittura confonderebbe i consumatori.

Se c’è una accusa che non si può certo rivolgere a Coldiretti è di “confondere” i consumatori, quando da ormai venti anni le battaglie sono a senso unico: puntare alla totale trasparenza con l’obbligo dell’etichetta che illustri con chiarezza a chi acquista cosa sta portando in tavola. E proprio per l’ostruzionismo di una parte dell’industria l’obbligo di indicare l’origine della materia prima in etichetta è scattata solo nel 2018 su conserve, salse, sughi e derivati del pomodoro dopo una durissima battaglia della Coldiretti. Parlare dunque di poca chiarezza riferendosi alla strategia di Coldiretti, che ha fatto della super etichetta il suo credo, vuol dire non conoscerne la storia.

Coldiretti non ha mai dichiarato che tutto quello che arriva sulle nostre tavole sia di dubbia origine, ha sempre e solo chiesto che possa essere verificata e controllata la qualità e la provenienza. Ma laddove una (certa) industria fa autogol è quando – come si legge nel comunicato dell’associazione – vengono illustrate le modalità di realizzazione dei prodotti. In Italia – si legge infatti nella nota – le importazioni di concentrato di pomodoro provenienti da paesi terzi avvengono in regime di TPA (Traffico di Perfezionamento Attivo) o temporanea importazione, per cui il concentrato entra temporaneamente nel territorio nazionale a scopo di perfezionamento (lavorazione, trasformazione o riparazione) per poi essere riesportato verso paesi extracomunitari, quindi verso un mercato di sbocco molto diverso da quello dei derivati prodotti in Italia da pomodoro 100% italiano”.

E qui si sfiora il paradosso. Il punto non è solo assicurare prodotto eccellente in patria, ma anche all’estero se si vuole continuare a fare del Made in Italy agroalimentare un driver dell’economia nazionale. E proprio in una fase in cui si sta lavorando perché la cucina italiana diventi patrimonio dell’Unesco e si mettono in campo tutte le attività promozionali per sostenere nel mondo i veri prodotti tricolore scopriamo che, con molta leggerezza, qualche industriale manda all’estero pomodoro mixato con quello cinese? Rischia così di cadere tutta la costruzione che si sta realizzando per tentare di riportare sotto l’ombrello del vero italiano quella vasta gamma di prodotti alimentari taroccati che oggi fatturano nel mondo oltre 120 miliardi. Ma se nelle bottiglie con “vera” targa italiana dentro c’è il pomodoro cinese quale territorio, quale qualità si va a tutelare? Inoltre la linea “morbida” verso le importazioni, sostenuta per la verità da pochi imprenditori, contrasta invece con il sentire comune dell’industria che si fa forte proprio della materia prima nazionale. Non c’è pubblicità che non inneggi al “tutto italiano” perché evidentemente è ormai chiaro che, grazie al pressing di questi anni della Coldiretti, il consumatore è sicuramente più attento e orientato a scelte che garantiscano sicurezza e qualità. E l’industria deve rispondere alla nuova domanda.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi