il Punto Coldiretti

Prandini: “Piano nazionale per la zootecnia con i 650 mln non spesi dei Psr”

“Con i 650 milioni non spesi per i Psr, i Piani di sviluppo rurale, che rischiano di dover essere restituiti all’Europa, diamo vita a piani di sviluppo nazionali su settori strategici come la zootecnica per incentivare nuovi investimenti all’interno delle imprese volti a favorire produzioni, distintività e sostenibilità”.

E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione del Dairy Summit 2020 gli Stati generali della filiera lattiero casearia. Un vertice con la partecipazione dei maggiori rappresentanti del settore nell’ambito del quale il presidente Prandini ha ribadito l’importanza del dialogo fra produttori, trasformatori e Gdo anche per ribaltare alcuni luoghi comuni sull’impatto ambientale degli allevamenti nazionali.

“La zootecnia italiana – ha sottolineato Prandini – è la più sostenibile a livello europeo con emissioni che sono circa più basse rispetto alla media Ue e se guardiamo i dati degli ultimi anni l’Italia diminuisce ulteriormente le emissioni di Co2 derivanti da allevamenti zootecnici mentre la media degli altri Stati membri aumenta”. Secondo il presidente della Coldiretti bisogna fare una grande operazione di verità rispetto alla definizione di allevamento intensivo che in Italia rappresenta un sistema medio piccolo che non può essere certo paragonati a quelli negli Stati Uniti e in Cina dove ci sono in media decine di migliaia di capi con un impatto ben diverso su territori e produzioni.

La zootecnia italiana – ha sostenuto Prandini – è un punto di riferimento europeo anche sul fronte del biogas e del biometano con la possibilità di utilizzare il digestato naturale sui terreni al posto dell’integrazione chimica in modo da andare sempre di più incontro alle richieste e alle sensibilità del consumatore.

Anche per quanto riguarda la riduzione dell’utilizzo dei farmaci in allevamento – ha evidenziato Prandini – se anche gli altri allevatori Ue avessero l’obbligo di tenuta dei registri allora si vedrebbe che gli allevamenti italiani sono fra quelli con il più basso uso di antibiotici. “Un tema strategico – ha concluso Prandini – è poi quello di una corretta informazione al consumatore con il Governo e le Regioni che dovrebbero essere promotori di una grande campagna di comunicazione istituzionale sul valore, la bontà e la sostenibilità delle vere produzioni lattiero casearie Made in Italy”.

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