il Punto Coldiretti

Psr: piccoli agricoltori discriminati, serve una misura ad hoc

E’ lo zoccolo duro dell’agricoltura italiana. I piccoli agricoltori sono un valore aggiunto in termini di multifunzionalità (parte sostanziale della rete agrituristica), di prodotti Dop, Igp e biologici e di erogazione di servizi sociali, sanitari ed educativi. E soprattutto esprimono al meglio l’integrazione dell’agricoltura con il territorio. Svolgono dunque un ruolo chiave anche nelle sfide come il Green Deal, ma di fatto vengono esclusi dalle politiche e dunque dai contributi dello Sviluppo rurale.

E per due motivi: da un lato l’impossibilità per i piccoli di raggiungere le soglie di potenziale economico che consentono di accedere alle misure dello sviluppo rurale, dall’altro, nel caso in cui siano in regola con i requisiti economici, il blocco creato dalla burocrazia.

E’ la radiografia delineata da uno studio realizzato dal Centro Studi Divulga che non si limita a denunciare l’esclusione di una fetta rilevante di imprenditori agricoli, ma propone precise strategie di intervento. Per superare quello che Divulga definisce un paradosso e cioè escludere dalle politiche di sviluppo rurale e cioè da quel set di interventi messi a disposizione dall’Europa per promuovere lo sviluppo equilibrato delle aree rurali e dei sistemi agricoli proprio quella fascia di piccole realtà produttive che vivono in connessione con i territori.

L’attuale politica dello sviluppo rurale infatti non distingue tra tipologie e dimensioni e non contestualizza i parametri dell’efficienza aziendale non prendendo in considerazione quei valori generati dalla connessione tra agricoltura e territorio. Porre come requisiti per accedere ai contributi del Psr la produttività media degli ettari e dei capi di bestiame di fatto chiude le porte a questa fascia di imprese.

E non viene considerato invece che il contributo che i “piccoli” potrebbero offrire alla transizione ecologica potrebbe essere determinante. Non sono solo i “numeri” a discriminare, ma anche la complessità degli adempimenti burocratici. Da qui la considerazione dello studio di Divulga di ritenere “doveroso” aprire uno spazio di attenzione per i piccoli agricoltori. Un tema che andrebbe affrontato in vista dei programmi di sviluppo rurale per il post 2023. E che tra l’altro potrebbe aiutare a frenare quel fenomeno denunciato dal Parlamento europeo dell’abbandono delle terre agricole, in particolare nelle aree marginali, che metterebbe a rischio circa il 30% della sau europea pari a circa 56 milioni di ettari.

La proposta è di agire su due fronti: revisione delle soglie di accesso e semplificazione. Ma per abbattere gli steccati e coinvolgere nelle strategie dello sviluppo rurale questa ampia fetta di agricoltura italiana, secondo Divulga, occorre definire una legislazione ad hoc, disegnando uno schema di intervento semplificato e identificando le tipologie di azioni ammissibili. Serve dunque uno strumento agile che superi il business plan e lo sostituisca con una scheda di intervento e il supporto di un servizio di consulenza leggero e continuativo. Un regime, dunque, in grado di favorire gli interventi di piccola taglia, da eseguire in tempi rapidi. Divulga ha anche ipotizzato una misura specifica “Investimenti nelle piccole aziende agricole” che potrebbe essere introdotta in via sperimentale.

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