I dazi agevolati concessi a Paesi come Vietnam, Cambogia e Birmania hanno fatto quintuplicare le importazioni di riso da quei Paesi, mettendo in ginocchio i produttori italiani e dimostrando i rischi legati alle agevolazioni concesse senza far valere il principio di reciprocità delle regole nei prossimi accordi commerciali, a partire dal Mercosur. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata inaugurale di Risò, il Festival internazionale del riso, a Vercelli con la partecipazione del presidente nazionale Ettore Prandini e del presidente di Coldiretti Piemonte Cristina Brizzolari, assieme al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Coldiretti e Campagna Amica sono presenti alla manifestazione con stand ed iniziative, a partire dal convegno in programma domani, sabato 13 ottobre al Teatro civico di Vercelli. Assieme a Prandini e Brizzolari, si confronteranno il ministro Lollobrigida, Alberto Cirio, governatore del Piemonte, Matteo Zoppas, presidente Agenzia Ice, Luigi Scordamaglia, ad di Filiera Italia, Roberto Magnaghi, direttore generale Ente Risi, Roberto Scheda, sindaco di Vercelli, Davide Gilardino, presidente Provincia di Vercelli, Roberto Guerrini presidente Coldiretti Vercelli, Mario Francese, presidente Associazione industrie riserie italiane, Evelina Flachi, presidente Fondazione educazione alimentare.
Per l’occasione Coldiretti Piemonte ha allestito una mostra con le varietà provenienti da ogni angolo d’Italia per valorizzare le molteplici tipicità del nostro Paese, dalla Calabria alla Sardegna, dalla Lombardia al Veneto fino al Piemonte che rischiano di scomparire a causa delle importazioni selvagge dall’estero.
“Un patrimonio da valorizzare lavorando sull’etichettatura dell’origine anche a livello europeo per promuovere i valori che contraddistinguono le produzioni nazionali, dalla trasparenza fino alla sicurezza alimentare verso i consumatori e alla biodiversità. Ma per dare certezze alle aziende risicole italiane e garantire il ricambio generazionale è fondamentale anche puntare sullo strumento dei contratti di filiera” sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
Grazie alle tariffe agevolate concesse nel 2009 nell’ambito dell’iniziativa Eba (Everything But Arms), gli arrivi di prodotto da quei Paesi sono passati dai 9 milioni di chili di sedici anni fa ai quasi 50 milioni attuali, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat un vero e proprio dumping ai danni dei produttori nazionali, considerato che nelle risaie asiatiche si utilizzano pesticidi banditi da decenni nella Ue, oltre ai dubbi sullo sfruttamento del lavoro, a partire da quello minorile. Ciò ha causato squilibri nei prezzi e ridotto la competitività della filiera italiana. Una situazione che rischia ora di ripetersi con il Mercosur, che prevede l’ingresso progressivo di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili.
Se è vero che l’accordo prevede un tetto massimo, l’Europa apre di fatto il mercato italiano a un Paese come il Brasile che il primo paese non asiatico tra i produttori mondiali di riso, con un potenziale di oltre 10 miliardi di chili di riso. Anche qui il vero nodo della questione è la mancanza di reciprocità. I risicoltori sudamericani possono contare su fitofarmaci e tecniche produttive vietate in Europa, su costi di manodopera nettamente inferiori e su controlli meno stringenti in termini di sostenibilità ambientale. Niente può peraltro escludere che in futuro la quota stessa possa essere rivista al rialzo.
In una situazione dove circa il 60% del riso che entra in Italia beneficia di tariffe agevolate, è evidente che l’accordo con il Mercosur rischia di infliggere un nuovo durissimo colpo ai risicoltori italiani, già stretti tra basse remunerazioni all’origine e aumento dei costi di produzione. Senza dimenticare l’intenzione annunciata dalla Commissione Ue di chiudere entro la fine dell’anno un accordo commerciale con l’India, secondo produttore mondiale di riso, dai contorni ancora da chiarire.
L’introduzione di una clausola di salvaguardia automatica, che scatti in maniera immediata al superamento di determinate soglie di importazioni dai Paesi meno sviluppati, resta uno strumento essenziale per riequilibrare la concorrenza, garantire reddito ai produttori e difendere la tradizione risicola italiana.
Ma lo strumento imprescindibile per tutelare i risicoltori italiani resta l’applicazione del principio di reciprocità, ovvero stesse regole per tutti. Solo così sarà possibile difendere una filiera cardine della storia e dell’economia italiana, tutelando i produttori nazionale che da anni investono in tracciabilità, qualità e sicurezza alimentare.