San Martino, clima sconvolge raccolti, da -32% olio a -8% grano
I cambiamenti climatici sconvolgono la produzione Made in Italy con provocando forti oscillazioni nei raccolti annuali che ostacolano la programmazione commerciale e pesano sulle quotazioni. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Coldiretti in vista dell’appuntamento di San Martino, l’11 novembre, la Giornata nazionale del Ringraziamento, la tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene festeggiata dalla Coldiretti in tutta Italia, con una manifestazione promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. Una ricorrenza che cade nel giorno della fine dell’annata agraria che chiude tradizionalmente il bilancio di un anno di lavoro nelle campagne e che viene ricordata dagli agricoltori della Coldiretti con centinaia di iniziative lungo tutta la Penisola e con un appuntamento nazionale che quest’anno è stato fissato dalla Cei il 10 novembre ad Assisi. La coltivazione più diffusa sul territorio nazionale fa segnare una pesante contrazione con il grano tenero calato dell’8% a 2,85 milioni di tonnellate, soprattutto a causa della riduzione delle rese mentre la produzione nazionale di grano duro dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni del Crea, intorno alle 3,5 milioni di tonnellate, con un decremento del 10-15% rispetto alla media di lungo periodo e un calo dell’8% su base annua. Anche l’andamento produttivo del riso, nonostante l’aumento delle superfici coltivate del 7,6% rispetto allo scorso anno per un totale di 226.129 ettari che consolida il ruolo di principale produttore Europeo, segna un calo significativo delle produzioni che di fatto azzererà come minimo l’incremento delle superfici seminate. L’andamento climatico anomalo con piogge eccessive e prolungate durante il periodo delle semine e nella fase della raccolta stanno minando in modo importante il raccolto nazionale. La siccità e il caldo record nelle principali regioni produttrici come la Puglia e la Sicilia fanno crollare invece la produzione nazionale di olio d’oliva italiano. Secondo le stime elaborate da Ismea in collaborazione con Unaprol si prevede un quantitativo di circa 224 mila tonnellate, il 32% in meno rispetto alla scorsa campagna che, se confermate, farebbero retrocedere l’Italia dal secondo al quinto posto nel ranking mondiale dei principali Paesi produttori che sono nell’ordine Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia. Previsioni più ottimistiche per l’altra coltura simbolo della dieta mediterranea. Sono infatti 41 milioni gli ettolitri stimati per la vendemmia 2024 con un +7% sui valori del 2023 anche se distante (-12,8%) dalla media produttiva dell’ultimo quinquennio secondo Ismea che evidenzia la possibilità di riconquista del primato mondiale davanti alla Francia. Sostanzialmente stabile il raccolto delle mele in Italia dove si stima una produzione totale di 2.162.495 tonnellate, leggermente inferiore (-1%) rispetto alla produzione dello scorso anno secondo Assomela mentre le pere sono stimate pari a circa 405.000 tonnellate, più del doppio rispetto ai valori contenuti del 2023 e il 20% in meno sul 2022 secondo OI pera. L’offerta produttiva delle nettarine è stata stimata dal Cso in 483mila tonnellate per le pesche in 425mila tonnellate e per le percoche in 60mila tonnellate per un totale di 967mila tonnellate nel 2024 con un aumento stimato, rispetto allo scorso anno, è del 3,7%. In leggero calo invece la produzione di pomodoro da conserva (pelati, polpe, passata e concentrato) simbolo del Made in Italy nel mondo che è prevista a 5,2 milioni di tonnellate in leggera contrazione rispetto allo scorso anno quando il raccolto fu pari a 5,4 milioni di tonnellate. In difficoltà la zootecnia con il settore suinicolo soggetto alle pesanti limitazioni provocate dalla diffusione dei casi di peste suina mentre è allarme lingua blu negli allevamenti italiani di pecore e di mucche con centinaia di focolai e migliaia di animali morti a causa della malattia, con pesanti effetti sui redditi degli allevatori colpiti anche dalla siccità che ha tagliato il foraggio necessario all’alimentazione. Una situazione di difficoltà che insieme alle quotazioni non remunerative in molti settori è stata evidenziata anche dall’ultimo report di Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese che ha segnalato nel terzo trimestre 2024, a fronte di un incremento di imprese in tutti i settori, una flessione solo in agricoltura. Con il risultato che per la prima volta il numero delle aziende di agricoltura, silvicoltura e pesca è calato sotto la soglia delle 700mila unità (per la precisione 694.644). |
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