il Punto Coldiretti

Sì a centrali nucleari a fusione per realizzare la transizione green

Una vera transizione green si potrà realizzare solo puntando sull’energia nucleare pulita, quella a fusione, combinata allo sviluppo delle rinnovabili, dal biogas all’agrivoltaico, per garantire il fabbisogno energetico legato alle esigenze del tessuto produttivo ma anche allo sviluppo delle innovazioni. E’ il messaggio lanciato dalla Coldiretti in occasione del Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Il tentativo di imporre un Green Deal totalmente ideologico e svincolato dalla realtà ha ormai evidenziato tutti i suoi limiti – rileva Coldiretti – con il rischio che la necessaria transizione ecologica rimanga lettera morta.

 Dall’altra parte, il costante aumento del costo dell’energia sta mettendo all’angolo non solo le imprese agricole italiane ma l’intero settore manifatturiero europeo. Dinanzi a questo scenario, il nucleare “pulito” rappresenta un’opzione importante – continua Coldiretti – peraltro suffragata da un cambio di considerazione da parte degli italiani. Secondo un’indagine Ixe’ realizzata a settembre 2024 la percentuale di italiani che considera l’atomo come fonte energetica prioritaria su cui puntare è quadruplicata nello spazio di 5 anni, passando dal 4,8% al 21,6%. E a un nuovo eventuale referendum sulla reintroduzione di centrali nucleari voterebbe sì il 46,8%, contro un 47,9% contrario e un 5,3% che non esprime un’opinione. Un’eventuale reintroduzione del nucleare rappresenterebbe peraltro una risposta anche al problema del fabbisogno energetico necessario ad alimentare l’intelligenza artificiale, sulla quale il Forum Coldiretti di Villa Miani ha dedicato uno specifico un panel, evitando il rischio di un futuro in cui l’IA debba contendere l’energia al tessuto produttivo. Il nucleare non potrebbe comunque prescindere dall’apporto delle energie rinnovabili – ricorda Coldiretti – per un modello di transizione che veda le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio. Il 16% della energia rinnovabile consumata in Italia nasce dai campi e dalle stalle offrendo un contributo strategico al fabbisogno nazionale grazie all’impiego di biomasse, biogas, bioliquidi e fotovoltaico in grado di raddoppiare, grazie anche a nuovi accordi, il proprio potenziale produttivo al servizio del Paese per contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati dalla Cop28 per il 2030.

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