il Punto Coldiretti

Siccità, l’sos si allarga a frutta e pascoli

L’allarme siccità di allarga a frutta, verdura e pascoli dopo aver devastato le colture cerealicole, dal mais al grano fino al riso. Il caldo torrido sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi con ustioni che provocano perdite che in alcune zone arrivano al 70% del raccolto, dai peperoni ai meloni, dalle angurie alle albicocche, dai pomodori alle melanzane che non riescono neppure a crescere, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

La morsa del caldo sta facendo danni a macchia di leopardo lungo la penisola con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali. Le scottature da caldo danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione.

Una situazione che aggrava l’impatto devastante della siccità e del caldo sulle produzioni nazionali con danni che secondo la Coldiretti superano ormai 3 miliardi di euro.

Non è migliore la situazione negli alpeggi sempre più secchi, con le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia e delle alte temperature.

Una situazione drammatica sui pascoli in altura che coinvolge dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia con prati “bruciati” che costringono le greggi a spostarsi sempre più dentro nei boschi, caldo anomalo, fonti d’acqua in affanno con gli animali che rischiano di non avere da bere e in alcuni casi vengono dissetati da rifornimenti di emergenza trasportati con gli elicotteri, con le autobotti e con le cisterne trainate dai trattori, come in provincia di Bergamo. Sempre in Lombardia nel Bresciano sorgenti al minimo storico e pascoli rinsecchiti e autobotti in azione. In sofferenza anche gli alpeggi tra Alto Lago di Como, Valtellina e Valchiavenna, con erba dei pascoli ingiallita e difficoltà di far abbeverare gli animali con le mucche che stanno producendo tra il 10 e il 20 per cento di latte in meno.

Si rischia un ritorno a valle forzato e anticipato di diverse settimane per la difficoltà di approvvigionamento del fieno necessario per sfamare gli animali. Mentre in Veneto, sulle Dolomiti, sull’Altopiano di Asiago e sui Monti Lessini negli alpeggi in difficoltà per scarsità d’acqua e prati pascoli secchi è scattata la solidarietà fra gli agricoltori per ospitare le mandrie in altura. Sulle montagne in Piemonte le temperature sono elevate e mancano i tradizionali temporali estivi in alta quota con la conseguenza che scarseggia il foraggio per nutrire gli animali mentre nei pascoli dove c’è ancora disponibilità di erba, gli allevatori portano vasche di abbeveraggio e tubazioni per l’acqua con il rischio di dover anticipare la chiusura della stagione di alpeggio con il ritorno nelle stalle di pianura.

La situazione dei pascoli in montagna è molto critica e in diverse zone si sta procedendo anticipatamente con il secondo taglio di fieno, per salvare il salvabile visto che dal punto di vista della quantità si sta raccogliendo il 40% del foraggio che invece si sarebbe in una stagione normale e molte aziende sono costrette ad acquistarlo a prezzi altissimi, quando riescono a trovarlo. In Emilia Romagna, ella zona alto appennino parmense fra Valtaro e Valceno oltre i mille metri, da maggio a fine ottobre si effettua il pascolo dei bovini ma a causa della siccità si è ridotto il foraggio con il rischio di dover portare sui pascoli i balloni di fieno comprati altrove.
“E’ oggi a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di affrontare l’emergenza per salvare i raccolti e l’indipendenza alimentare del Paese e di investire sul futuro con interventi strutturali.

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