il Punto Coldiretti

Stop Ue alle gabbie, ma con sostegni della Pac e meno vincoli normativi

Rafforzare gli impegni per il benessere animale e arrivare all’eliminazione delle gabbie entro il 2027. Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione che chiede alla Commissione europea di avviare un processo di transizione negli allevamenti europei, con l’obiettivo di eliminare gradualmente l’uso delle gabbie, valutando la possibilità di completare tale transizione entro il 2027.

Per l’Europarlamento, il processo dovrà essere sostenuto economicamente nell’ambito della nuova Pac, con particolare riferimento allo Sviluppo rurale, ma anche del “Green Deal Europeo” e della Strategia “Farm to Fork”, al fine di supportare efficacemente gli sforzi degli allevatori europei in quest’azione che punta a perseguire una maggiore intensità di benessere animale.

Non c’è comunque una demonizzazione delle gabbie, poiché nella stessa risoluzione il Parlamento europeo invita a riconoscere che “in taluni casi, una qualche forma di gabbia per la stabulazione comporta maggiori benefici piuttosto che effetti negativi in termini di benessere dell’animale interessato; che in ogni caso le gabbie devono essere proporzionate alle dimensioni dell’animale allevato e all’obiettivo da perseguire”.

I deputati evidenziano anche che gli Stati membri hanno fatto soltanto un uso limitato dei fondi della Politica agricola comune per perseguire gli obiettivi in materia di benessere degli animali e che comunque la riqualificazione delle gabbie è prevista anche in alcuni programmi nell’ambito dello Sviluppo rurale. La risoluzione parte anche dalla considerazione che oggi sono disponibili sistemi alternativi, dalle voliere ai sistemi di stabulazione libera e di gruppo al chiuso e all’aperto.

Alla Commissione Ue è stato inoltre lanciato l’invito a fornire informazioni, entro il prossimo anno, relativamente all’adeguatezza della legislazione in materia di benessere animale e a mettere a punto una possibile revisione di tale quadro normativo, incluso un eventuale divieto all’allevamento in gabbia. Gli eurodeputati chiedono anche alla Commissione di portare avanti la definizione di una politica alimentare più a vasto raggio “al fine di sostenere la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, tenendo in considerazione la sua dimensione economica, sociale e ambientale e fornendo un sostegno adeguato agli agricoltori, in particolare per evitare che le aziende agricole di piccole e medie dimensioni continuino ad abbandonare la produzione zootecnica” e per impedire così l’ulteriore concentrazione di tale produzione.

Secondo Strasburgo, dunque, devono essere recepite le indicazioni sullo stop alle gabbie in linea con il Green Deal europeo e con la strategia Farm to Fork, ma è anche necessario allentare i vincoli normativi per consentire agli allevatori di apportare le modifiche strutturali in linea con i nuovi orientamenti. D’altra parte l’Ue, secondo i deputati, ha iniziato nel 2007 il processo di riqualificazione partendo con il divieto di recinto individuale per i vitelli, quindi nel 2012 con lo stop alle gabbie convenzionali in batteria per le galline ovaiole, e ancora l’anno successivo il divieto parziale delle gabbie per le scrofe e assoluto per l’utilizzo delle gabbie in tutti gli allevamenti biologici dell’Ue. Da qui l’invito a procedere lungo questa road map per arrivare alla cancellazione delle gabbie nel 2027.

La Coldiretti condivide l’obbiettivo di migliorare il benessere animale per garantire un buon stato di salute degli animali. E’ necessario però valutare che gli allevamenti all’aperto, a certe condizioni e per alcune specie animali, rischiano di essere più pericolosi rispetto ad alcune gabbie cosiddette “benessere” utilizzate nel nostro Paese che garantiscono buone condizioni di allevamento.

Cosa diversa sono le gabbie adottate in altri Paesi anche della stessa Unione europea, per non parlare dei Paesi terzi, dove spesso si trovano vecchie strutture nelle quali gli animali vivono in pericolosa costrizione.

Il punto è che gli allevatori italiani devono fronteggiare la concorrenza di prodotti che arrivano da allevamenti che utilizzano gabbie di vecchia generazione. Un tema messo in luce anche dallo stesso Parlamento europeo che ha invitato “ la Commissione a rivalutare gli accordi commerciali con i paesi terzi per garantire che rispettino le stesse norme in materia di benessere degli animali e di qualità dei prodotti”.

L’Europarlamento ha chiesto per questo alla Commissione di “sostenere gli agricoltori nei loro sforzi per migliorare il benessere degli animali, in particolare nel contesto del Green Deal europeo, dei piani strategici della Pac e della strategia “Dal produttore al consumatore”, al fine di evitare una perdita di competitività e una conseguente delocalizzazione della produzione dell’Ue verso Paesi terzi con obiettivi meno ambiziosi in termini di benessere degli animali”.

Insomma il rischio è che “ingabbiando” troppo gli allevatori si arrivi al paradosso di favorire l’acquisto e quindi il consumo di produzioni alimentari realizzate in Paesi dove non vengono adottati i rigidi criteri non solo in termini di benessere, ma anche di nutrizione sana e garantita che caratterizzano invece le stalle italiane.

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