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Suini, in aumento nel 2018 i costi di produzione

Costi degli allevamenti suini da ingrasso in  aumento ma con ricavi delle vendite e compensazione forfettaria dell’Iva che hanno garantito la totale copertura dei costi e un margine di profitto superiore a quello dell’anno precedente. Sono i principali elementi che emergono dal report di Ismea relativo al 2017 sui costi di produzione del suino pesante negli allevamenti da ingrasso e a ciclo chiuso realizzato dall’Osservatorio economico dell’Ismea  con la collaborazione di Anas, Asser e Opas su un panel di  20 allevamenti. Il rapporto sottolinea come nel 2017 si sia comunque verificata una congiuntura particolarmente favorevole delle materie prime  a uso zootecniche e dei suini da macello. Anche per quanto riguarda i costi dell’alimentazione c’è stata una situazione di stabilità  dei prezzi di mais, orzo, frumento e sottoprodotti come crusca e farinacci largamente impiegati nei menù degli allevamenti suinicoli. Costi contenuti e rialzi dei prezzi dei suini da macello registrato in tutta Europa e in particolare in Italia per il suino pesante hanno giocato a favore del settore. Un elemento penalizzante è stato invece il rincaro delle quotazioni dei magroni.

I dati del 2018 non confermano però il quadro delineato dal report Ismea per il 2017. Il prezzo medio del suino pesante Dop si è attestato infatti su 1,49 euro/kg  con un calo dell’11% rispetto  alla quotazione 2017. Mentre si è registrato un aumento dei costi  a causa del rialzo dei listini  delle materie prime per mangimi. In particolare il prezzo medio della farina di soia  è cresciuto del 10%, quello della crusca di frumento del 16,5% il linea con l’orzo (+ 16,6%) e ancora +1,5% il mais, la componente principale della razione alimentare. Il menù in stalla risulta dunque più caro di circa l’8% nel 2018 rispetto all’anno precedente e ha così eroso il margine positivo registrato da Ismea l’anno precedente.

L’analisi  evidenzia negli allevamenti da ingrasso (suini oltre 160 kg di peso vivo) un costo di produzione 2017  pari a 1,64 euro/kg con un aumento del 9% sul 2016 dovuto soprattutto al maggior prezzo di acquisto dei magroni. Ma come, già detto, i costi sono stati coperti e i margini di profitto sono stati positivi.  Nelle aziende campione  degli allevamenti da ingrasso localizzate nell’area della Pianura Padana tra le province lombarde di Mantova, Cremona e Brescia e in quelle emiliane di Parma e Reggio Emilia la produzione netta ha toccato 13.400 quintali (peso vivo) in calo dell’1,3% sul 2016 con una razione alimentare tra 2,25 e 2,59 kg.  La voce di maggior rilievo tra i costi variabili è rappresentata  dai servizi e dalle altre  prestazioni in particolare  trasporti e costi di gestione degli effluenti. La gestione dei liquami rappresenta infatti  una voce rilevante con un costo per gli allevamenti che nel 2017 è stato di 2 euro per 100 kg di peso vivo prodotto. Il costo medio per farmaci e  prestazioni veterinarie è  stato di 2,35 euro per 100 kg e su un livello di poco inferiore è la spesa per combustibili ed energia.  I costi del lavoro e degli ammortamenti rappresentano  il 15% di quelli totali anche se il rapporto spiega che le situazioni sono molto diverse anche il relazione all’ubicazione degli allevamenti che spesso sono organizzati in più siti distanti tra loro.

Nel 2017 – sottolinea l’indagine – il prezzo per la vendita  dei suini da macello è stato di 1,63 euro/kg in linea al costo medio. Se si tiene conto della compensazione Iva a forfait il ricavo unitario sale a 1,76 euro/kg  con un margine di profitto più elevato rispetto a quello del 2016.

Per quanto riguarda gli allevamenti a ciclo chiuso non c’è il costo di acquisto dei magroni come per quelli da ingrasso, ma le spese sono relative al mantenimento e la gestione del parco riproduttori come  consumi di materie prime e mangimi per scrofe, scrofette e verri. E comunque i costi medi per l’alimentazione risultano superiori a quelli degli allevamenti da ingrasso. Le spese per l’alimentazione sono passate  da 154 a 160 euro a capo. Anche  i costi veterinari e per i farmaci sono risultati superiori. Il costo per capo venduto è stato pari a 246 euro, in aumento del 3% e con un ricavo unitario di 1,65 euro/kg in linea con quello degli allevamenti da ingrasso. E dunque anche negli allevamenti a ciclo chiuso il margine di profitto è risultato più alto rispetto al 2016.

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