il Punto Coldiretti

Al Vinitaly le nuove tecnologie per la difesa della vite

Difesa del cibo made in Italy e valorizzazione delle nuove tecnologie che senza “violentare” le piante, ma assecondandone la naturale evoluzione possono valorizzare qualità e distintività del made in Italy agroalimentare. Sono le questioni chiavi su cui si baserà lo sviluppo del settore nei prossimi anni  che la Coldiretti ha portato alla ribalta nel convegno “Nuove frontiere della viticoltura e tutela del Made in Italy” che si è svolto in occasione del Vinitaly Special edition a cui hanno partecipato, con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli (in collegamento), il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il professor Attilio Scienza, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e coordinatore del Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino di Coldiretti, il professor Mario Pezzotti, il direttore del Centro di ricerca in Viticoltura ed Enologia del Crea, Riccardo Velasco e la ricercatrice Gabriella De Lorenzis.

Un Vinitaly per dare l’idea della ripartenza a cui Coldiretti ,ha detto Prandini, ha subito aderito mettendo in campo una ricca e ammiratissima esposizioni di uve da vino di tutte le regioni. In primo piano anche il caso Prosek con l’esposizione, per la prima volta, della bottiglia del vino dolce croato che evoca il re delle bollicine. Ma anche una mostra di prodotti che nascono dal vino, che non finiscono nel bicchiere, ma diventano caramelle, creme e profumi di lusso. Un’occasione per celebrare l’anno dei record di un settore che quest’anno ha raggiunto 12 miliardi di fatturato e oltre 7 miliardi di export.

Gesmundo ha aperto i lavori lanciando un allarme sul cibo finto. “Il nemico mortale – ha detto – sono i soldi veri delle multinazionali che vogliono cambiare la dieta dei Paesi per arrivare a una dieta globale, dopo essersi impossessati delle medicine ora puntano all’alimentare”. In nome della sostenibilità e della salute si attaccano carne e vino, ma si esalta la bistecca finta che viene realizzata con prodotti vegetali, ma anche con l’aggiunta di acidi. Una battaglia che l’Italia, secondo Gesmundo, potrà vincere.

Sul vino, per esempio, il nostro Paese ha sorpassato la Francia per numero di bottiglie e per qualità, ma va superato il gap degli incassi decisamente inferiori per il vino italiano. Per questo bisogna rafforzare strumenti e servizi per il vino, a partire dalle Ambasciate che devono avere un ruolo forte nella valorizzazione.

Il ministro Patuanelli ha espresso una decisa opposizione al cibo sintetico e alla “one diet”. Bisogna produrre eccellenze, impattando il meno possibile sull’ambiente con il supporto delle nuove tecnologie genomiche, differenti dagli Ogm. Ma – ha sottolineato Patuanelli- servono norme. Il potenziamento di queste tecnologie – ha aggiunto – rappresenta un grande passo per i produttori. Il ministro ha anche ricordato che nel Pnrr sono stati stanziati 500 milioni per la meccanizzazione e l’agricoltura 4.0. Ha inoltre evidenziato il ruolo della Coldiretti per favorire l’accesso delle nuove tecnologie in tutte le aziende agricole con servizi condivisi per chi vuole innovare.

Per il governatore Zaia bisogna difendere gli agricoltori perché così si difende l’identità del popolo. Nel settore del vino l’Italia e il Veneto hanno un appeal che altri non hanno. “Mi piace una sola multinazionale – ha ribadito – quella dei contadini”. La salubrità delle tavole – ha aggiunto- la dobbiamo ai piccoli agricoltori per i quali è il primo obiettivo. La conferma della capacità di produrre in totale sostenibilità arriva dalla crescita a due cifre del biologico. E poi ha lanciato un appello: partire dai bambini perché “se non vengono educati ai cibi dei territori non lo faranno più. Sono importanti i messaggi che si lanciano”.

Dalla politica alla ricerca. Attilio Scienza ha parlato di “geni incompresi” evidenziando come si diffidi dell’innovazione genetica mentre si tratta di selezione delle piante che avviene in natura.

Per Cotarella va messo al centro il consumatore che diventa “consumattore”. E ha esaltato le caratteristiche, la biodiversità e le diversità territoriali che rappresentano la ricchezza dei nostri vini. E lo dimostra il numero dei vini, superiore a quello dei campanili.

L’innovazione – ha sostenuto il prof. Pezzotti- deve essere italiana e ha parlato dell’alleanza con la Coldiretti che parte dall’innovazione genetica per arrivare a mantenere biodiversità e distintività.

Velasco ha illustrato le linee su cui si indirizza la ricerca del Crea in campo vitivinicolo. Due le azioni: provocare il suicidio assistito della cellula che ingloba il fungo che attacca la pianta oppure spegnere i geni che non riconoscono l’oidio. Con le nuove tecnologie inoltre si aiutano le piante a combattere gli stress idrici favorendo il “trasporto” dell’acqua dalle radici rafforzando così la resistenza alla mancanza di acqua. Un altro fronte su cui è impegnato il Crea è la realizzazione dell’uva Italia senza semi per non dipendere più da brevetti esteri.

Prandini nelle sue conclusioni ha messo in evidenza come la ricerca sia determinante per valorizzare il racconto del cibo italiano. Ma ha anche lamentato la dipendenza negli ultimi 30 anni dalle ricerche sviluppate in altri Paesi senza valorizzare le nostre università e i centri di ricerca nazionali. Quanto alle nuove tecnologie ha rilevato che non si può parlare di sostenibilità senza Nbt e cisgenetica che consentono di ridurre i trattamenti fitosanitari. E aiutano a preservare la biodiversità . E’ necessario dunque chiarire le differenze: non si introduce qualcosa di estraneo alla pianta ma si rafforzano il Dna e le sue difese e così si riducono i rischi di perdere qualità e quantità delle produzioni.

Il presidente della Coldiretti dal Vinitaly della ripartenza per il vino “un settore straordinario anche in termini di emozione” ha rilanciato sul falso Prosecco. Ma il Prosek – ha detto – che oggi fa scalpore non è un caso unico, lo abbiamo vissuto in passato con altre denominazioni. E anche il dato di un miliardo di euro di falsi nel settore del vino che sembra una cifra minima rispetto ai 100 miliardi del valore dell’agroalimentare taroccato non è però da sottovalutare: con 7 miliardi di export un miliardo in più, infatti, fa la differenza. E ha rilanciato la strategia di Coldiretti che è di mettere al centro i cittadini-consumatori dando loro la possibilità di scegliere senza inganni. Bisogna fare cultura – ha spiegato- sulla storia della viticoltura, sulla biodiversità, sui vitigni autoctoni, sulle diversità da comune a comune. Gli altri Paesi non possono raccontare le stesse cose. L’Italia ha tutti i numeri per diventare il primo Paese per valore economico del vino prodotto. Un invito dunque a presidiare i mercati e investire nella formazione in tutti i ruoli delle filiere. L’Italia non può contare come la Francia sulla portaerei della Gdo, ma, ha ristoranti italiani in tutto il mondo che possono veicolare le eccellenze del made in Italy.

Massimiliano Paoloni

 

 

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