Vino: è allarme costi dal trasporto al vetro
L’impennata del costo del vetro cavo per le bottiglie, con un aumento che ha raggiunto il +54% negli ultimi due anni, si aggiunge al pesante gap logistico nazionale e frena l’export del vino Made in Italy nel mondo, con la vendemmia al via. Se nel 2022 il balzo dei costi è stato giustificato dai picchi di prezzo per l’elettricità (543 euro per megawattora) e per il gas (233 euro per megawattora), la successiva discesa delle quotazioni energetiche non ha avuto però effetti positive sui prezzi del vetro. Infatti negli ultimi 12 mesi, infatti, i prezzi di gas ed elettricità sono crollati rispettivamente dell’85% e 79% mentre nello stesso periodo l’indice dei costi del vetro ha continuato a crescere con un +24% nell’ultimo anno. Su questo scenario pesa anche l’aumento dei prezzi dei carburanti e un pesante deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga. Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per il vino che è il prodotto agroalimentare italiano più esportato all’estero con un valore che nel 2022 è strato pari a 7,9 miliardi sui mercati mondiali. A fronte dell’aumento dei costi quest’anno frenano le vendite all’estero con un aumento di appena il 2% nei primi quattro mesi del 2023 per colpa anche del rallentamento dell’economia e dell’inflazione che ha tagliato la capacità di spesa dei consumatori a livello globale. A sostenere le esportazioni è il Prosecco che segna un progresso più che doppio (+5%) rispetto al trend nazionale e che rappresenta il vino Made in Italy più apprezzato con oltre 1/5 (20,3%) delle vendite all’estero. Sul continente europeo il vino Made in Italy trova nella Germania il suo maggior consumatore con +2,7% delle vendite anche nei primi quattro mesi del 2023, ma cresce anche in casa dei nostri primi concorrenti visto che la Francia registra un forte incremento degli acquisti di bottiglie italiane (+24%) mentre nel Regno Unito, fra rallentamento dell’economia e inflazione, i consumi di bottiglie Made in Italy registrano un dato negativo del -2,2%. Invece, nonostante le tensioni legate alla guerra fra Russia e Ucraina, nel Paese di Putin le vendite di bottiglie italiane sono cresciute del +67% nel primo quadrimestre dell’anno. A livello extra europeo il principale mercato è rappresentato dagli Stati Uniti dove, nonostante tutto, gli acquisti registrano un progresso del +4% fra gennaio e aprile del 2023. Un apprezzamento internazionale che ha provocato anche la diffusione di prodotti che sfruttano l’italian sounding che provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali senza contare i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy come nel caso del Prosek croato. Quello dei falsi resta comunque un mercato molto florido dove i rischi riguardano l’utilizzo delle stesse o simili denominazioni o simili per indicare prodotti molto diversi. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi. “Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”. “In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” conclude il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. |
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