Viticoltura italiana alla sfida della sostenibilità
Viticoltura alla sfida delle sostenibilità. La domanda è forte e alcuni segnali nell’Unione europea vanno in questa direzione, a partire dalla riduzione dell’uso di rame nel vigneto. Ma per la vite made in Italy la partita è particolarmente complessa perché va a intersecarsi con gli obiettivi strategici del settore che sono il biologico e la valorizzazione dei vigneti autoctoni e il forte legame vitigno-territorio peculiarità tutta italiana nello scenario mondiale. La biodiversità produttiva- sostiene infatti Coldiretti – è un patrimonio del Made in Italy da valorizzare e difendere anche a livello globale. Una battaglia che la principale organizzazione agricola italiana ed europea sta portando avanti anche in sede Ue contro l’omologazione e la perdita di distintività per non perdere quei caratteri che rappresentano il valore aggiunto del vino tricolore. Cresce nel nostro paese e non solo la domanda di vino che assicuri elevati standard qualitativi e preservi l’ambiente. Il ruolo dell’innovazione a partire dalla viticoltura di precisione è fondamentale, ma è necessario valutare con molta cautela le nuove tecnologie che devono dare una mano alla causa della sostenibilità, ma senza intaccare principi strategici, quali appunto biodiversità e vitigni autoctoni. La viticoltura di precisione è una opzione che consente di effettuare interventi mirati e solo se necessari, senza eccessi. E anche la vendemmia può essere modulata in base agli eventi meteo (che stanno modificando profondamente l’andamento produttivo) e quindi al grado di maturazione delle viti. Ma è certo che nel campo degli interventi finalizzati a ridurre i trattamenti nel vigneto occorrono regole ed è per questo che per la Coldiretti è necessario un disciplinare unico nazionale che, partendo dalla tracciabilità insita negli innumerevoli adempimenti a carico dei produttori vitivinicoli (fascicolo del produttore, schedario viticolo, dichiarazioni di produzione, rivendicazioni uve a doc/Igt, registri di cantina e controlli di filiera per i vini a Do/Ig) certifichi la viticoltura sostenibile. Una nuova frontiera è sicuramente rappresentata dalla possibilità che si aprirebbe attraverso le nuove tecniche genetiche che promettono nuove soluzioni ma che vanno adeguatamente sperimentate al fine di non creare false aspettative o derive pericolose per il vino “made in Italy”. Secondo Prandini “Lo studio e l’impiego di ogni nuova tecnologia che aiuta ad esaltare la distintività del nostro modello agroalimentare, il Made in Italy e i suoi primati di biodiversità, meritano di essere approfonditi nel rispetto del principio di precauzione, della sostenibilità ambientale, del libero accesso al mercato”. |
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