il Punto Coldiretti

Vola la birra Made in Italy, un piano per raddoppiare la produzione di orzo e luppolo

Ancora un’altra sfida su cui la Coldiretti sta investendo molto. La birra artigianale 100% Made in Italy sta conquistando sempre nuovi spazi, ma l’attenzione deve restare alta perché anche questo settore deve affrontare molte criticità. In occasione dalla giornata mondiale del luppolo Coldiretti e il Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana hanno analizzato in tutti i suoi aspetti il pianeta birra. All’incontro con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, il presidente del Consorzio, Teo Musso, ha preso parte il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

Il primo obiettivo è produrre di più arrivando a 70mila ettari dagli attuali 30mila. Ma è fondamentale, secondo quanto ha spiegato nella sua introduzione Gesmundo, caratterizzare i birrifici sulla distintività. Per difendere la “bionda” Made in Italy dall’attacco delle multinazionali che hanno già scippato brand che richiamano la territorialità.

Il segretario generale ha ribadito ancora una volta che la vera minaccia per il Made in Italy arriva dalla Commissione europea che sta criminalizzando le bevande alcoliche, birra e vino, senza alcuna valutazione del giusto consumo. E la scelta di Bruxelles di promuovere vino e birra dealcolati rischia di favorire la strada a cibi non naturali mettendo in crisi le etichette blasonate italiane. Da vino e birra senza alcol ai cibi sintetici la strada è breve. E’ questa la battaglia su cui Coldiretti non intende dare tregua. La maggiore organizzazione agricola europea vuole raccogliere firme contro il cibo sintetico anche nei birrifici artigianali. Per arrivare a convincere il Governo a presentare una proposta di legge che vieti produzione e consumo di cibo sintetico perché con i prodotti alimentari realizzati in laboratorio salta l’agricoltura.

Teo Musso ha ricordato che l’avventura della birra artigianale italiana è partita 25 anni fa e ha rappresentato una rivoluzione culturale. Con 1085 birrifici l’Italia è diventata un simbolo nel mondo. Il valore aggiunto è il terroir come per il vino. Il settore ha però bisogno di supporti e a questo proposito Musso ha detto che le agevolazioni sulle accise scadono a fine anno. Un appello dunque a intervenire tenendo anche conto che il comparto garantisce 90mila posti di lavoro tra diretti e indiretti.

Un grazie sentito è stato espresso dal ministro Lollobrigida alla Coldiretti per il suo attivismo anche nella promozione dei prodotti italiani. Il titolare del dicastero dell’Agricoltura e Sovranità alimentare si è detto disponibile a ragionare sulle azioni per sostenere i produttori e ha assicurato che il Governo non intende frapporsi con normative “che ti fanno passare la voglia di fare”. Ha ricordato che la pandemia con la chiusura del canale Horeca ha provocato una flessione dei consumi e ha affermato che gli interventi adottati per aiutare gli imprenditori devono diventare strutturali. Ha poi annunciato che sul fronte della fiscalità vuole guardare al modello della Francia per tutelare dalle aggressioni il made in Italy. I francesi infatti hanno dimostrato in tutti questi anni di essere bravi a difendere le loro aziende. I cittadini – ha spiegato il ministro – devono mangiare e bere bene. Da qui l’impegno contro la comunicazione che vuole sostenere che i cibi chimici fanno meno male di quelli naturali.

La nostra ricchezza – ha sottolineato Lollobrigida – non sono né il petrolio, né la grande industria. Per questo vanno protette le nostre produzioni alimentari. Come la birra che potrà fregiarsi di un marchio Italia “imbattibile”, ma usando anche il richiamo al territorio. E ha poi precisato il senso della Sovranità che è la difesa del modello di produzione che consenta e di dare da mangiare a tutti cibi di qualità, valorizzando i prodotti locali e di filiera corta. “E la Coldiretti – ha ribadito – è maestra e guida di questo modello”.

Ha poi affrontato il tema caldo del momento, quello delle super bollette. Il Governo interviene per abbattere i costi, ma non basta. Bisogna utilizzare le risorse proprie, il “nostro gas, perché non è che quello estero non inquina, lo paghi solo di più”. Per questo bisogna ragionare su quello che può essere realizzato in casa.

Il presidente Prandini ha concluso l’incontro ringraziando innanzitutto i produttori che hanno attraversato momenti terribili con il Covid prima e la guerra ora, una prova di forza che tante imprese non sono riuscite a superare. Perché – ha spiegato il presidente della Coldiretti – per quante risorse si possano stanziare non copriranno mai i danni subiti dalle aziende. La sfida – ha detto – è di stabilizzare le misure che devono andare oltre l’emergenza. Prandini ha valutato positivamente l’orientamento a mutuare per quanto riguarda le accise il sistema della Francia, che considera le filiere agroalimentare una forza del Paese.

Ha poi invitato a ragionare sul valore economico delle produzioni. Va riconosciuto agli agricoltori il giusto prezzo. Parola d’ordine dunque redditualità. E’ poi tornato sulla sovranità alimentare: “la critica è figlia dell’ignoranza – ha sottolineato – perché la sovranità non è il sovranismo, non significa chiusura dei mercati. La sovranità va intesa come attribuzione della giusta dignità a chi lavora nelle filiere. Per anni il cibo è stato visto come qualcosa di scontato, senza problemi se l’Italia non produceva e questo ha portato alla perdita di un milione di ettari. Nel nome di una globalizzazione spinta si è diffuso negli anni il principio del “compro dove costa meno”. E questo non può essere. Bene l’apertura dei mercati ma rispettando la reciprocità, per i prodotti importati devono valere le stesse regole di quelli italiani altrimenti è concorrenza sleale.

Prandini ha contestato anche gli aiuti concessi da Agenzie governative alle aziende che hanno delocalizzato, “bisogna sostenere – ha affermato – chi produce in Italia, no chi va all’estero, questa è giustizia non autarchia”. Il numero uno di Coldiretti ha posto poi un’altra questione sensibile, quella della pianificazione. Per contrastare la siccità, per esempio, – ha dichiarato – è necessario investire sui bacini di accumulo. Con maggiore disponibilità di acqua infatti è possibile triplicare le rese. La sfida non si può vincere in un anno, “ma se pianifichiamo ci arriviamo”. Prandini ha confermato che la strategia Coldiretti è di puntare su tutte le coltivazioni dal grano all’olio, dal vino al mais, perché il nostro modello è la biodiversità.

“Se puntiamo solo sulle commodity ci dobbiamo confrontare con livelli dimensionali delle imprese mondiali al confronto delle quali le nostre sono minuscole. In Australia ci sono aziende grandi quanto una nostra regione e così anche in Canada e negli Stati Uniti”. Il modello resta quello della qualità e distintività che ha reso grande il Made in Italy nel mondo. E che vale anche per la birra che offre grandi opportunità per valorizzare l’intera filiera dal luppolo, malto e orzo al birrificio.

 

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