il Punto Coldiretti

Embargo Russia, serve aumentare le indennità di ritiro e ampliare la lista dei prodotti

La Commissione Ue ha reso noti i dati parziali relativi alle richieste dei diversi stati per la crisi delle pesche e nettarine e per l’embargo russo, aggiornati al 12 settembre scorso. Per pesche e nettarine, l’Italia, nel periodo 11/8-12/9, ha ritirato prodotto per 9.452 tonnellate, pari al 39 per cento del totale Ue. Nel dettaglio sono 1.303 tonnellate di pesche (di cui 231 per la distribuzione gratuita) e 8.149 tonnellate di nettarine (di cui 1.513 per la distribuzione gratuita).

Se consideriamo una resa media di 20 tonnellate/ha, si tratta di poco più di 470ha di superficie, a dimostrazione di un intervento attivato dall’UE troppo tardivamente per risultare utile. Nel provvedimento per l’embargo russo,  sospeso dall’Ue il 10/09 per eccesso di richieste e per la necessità di alcune verifiche, risulta chiaro come la Polonia abbia fatto la parte del leone (87 per cento del totale delle richieste), evidentemente grazie alle indennità elevate per i loro costi di produzione. L’Italia ha richiesto solo lo 0,27 per cento del totale, ovvero 458.864€, per 1.326 tonnellate di prodotto.

Oltre a problemi di carattere burocratico che hanno frenato la presentazione delle richieste italiane, risulta palese come le indennità di ritiro siano molto appetibili per paesi con costi di produzione bassi, la Polonia ad esempio, mentre risultino meno interessanti per i paesi, come l’Italia, che hanno costi di produzione elevati. E’ per questo motivo che Coldiretti chiede che le indennità di ritiro, vista la straordinarietà della situazione, la cui genesi non è agricola o di mercato, ma politica, vengano innalzate tenendo conto dei costi di produzione.

Non vorremmo che i quantitativi ritirabili, che verranno suddivisi per paese nel prossimo provvedimento che verrà attivato dall’Ue (per evitare che tutte le risorse vadano ad un solo paese o a pochi paesi),  rimanessero una teoria e che l’Ue ci venisse poi a dire (danno e beffe!) che non era vero che l’Italia avesse tutti questi problemi. Se le indennità di ritiro rimarranno troppo basse, c’è il rischio concreto che l’Italia non riesca a ritirare dal mercato quanto programmato. Un altro problema è quello relativo alla lista dei prodotti ritirabili.

E’ evidente che al di là di quelli effettivamente esportati dall’Italia in Russia, che soffrono e soffriranno di un danno diretto, c’è il problema degli altri  che, pur non esportati dall’Italia in Russia, si troveranno a fare i conti con danni indiretti generati dall’aumento dell’offerta sul mercato di prodotti similari degli altri paesi che esportavano in Russia e con i danni indiretti generati dall’effetto sostituzione di ortaggi con ortaggi e di frutta con frutta generato dal basso livello dei prezzi di alcuni di questi prodotti.

Se il prezzo di mercato dell’ortaggio “x” crolla per eccesso di offerta, a causa dell’invio sul mercato italiano dei prodotti che i partner comunitari non possono esportare in Russia, i consumatori potrebbero scegliere di comprare “x”  al posto di “y” , facendo crollare la domanda e quindi anche il prezzo di “y” , anche se “y”  non era esportato in Russia, né dall’Italia né da un altro partner Ue. Ecco perché è necessario che siano aumentate le indennità di ritiro e sia ampliata la lista dei prodotti ortofrutticoli che ne possono beneficiare.

 

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