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Energia verde, arriva il certificato di garanzia dell’origine

In attuazione delle decisioni del Consiglio, lo scorso gennaio la Commissione Europea ha emanato un pacchetto di proposte all’interno del quale si colloca una proposta di direttiva sulle fonti rinnovabili che assegna all’Italia un obiettivo di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili pari al 17% dei consumi finali lordi di energia al 2020. L’obiettivo è molto ambizioso, se confrontato con l’attuale produzione di energia rinnovabile, circa il 5% del consumo finale.

Secondo le stesse stime della Commissione Europea il target del 17% assegnato all’Italia è superiore al suo potenziale teorico, stimato pari al 14%. La ripartizione tra Stati Membri dell’obiettivo europeo del 20%, infatti, non è stata fatta sulla base dei potenziali fisici degli Stati Membri, ma secondo criteri di equità, corretti per tener conto della quota di rinnovabili di ciascun Paese al 2005.

Le imprese agricole, afferma il Presidente dell’Associazione “le Fattorie del Sole”, Giorgio Piazza, potranno garantire un significativo contributo al raggiungimento dell’obiettivo grazie alla realizzazione di piccoli impianti a generazione distribuita alimentati da filiere corte.

La compatibilità tra potenziali fisici ed obiettivi vincolanti nella proposta della Commissione dovrebbe essere garantita da meccanismi di mercato e, più precisamente, dalla negoziazione (trading) di una nuova tipologia di certificati verdi, chiamati Garanzie d’Origine (GO). Il trading delle garanzie d’origine dovrebbe diventare operativo dopo il 2013, per consentire una preliminare verifica dell’avvicinamento all’obiettivo da parte degli Stati membri. Potranno infatti vendere GO solo i Paesi che dimostreranno di essere su un percorso virtuoso.

E’ importante a tal proposito sottolineare come le nuove GO presentino differenze rilevanti rispetto a quelle oggi scambiate sul mercato in Italia. Prima tra tutte, la modalità di utilizzo ai fini di adempimento dell’obbligo. Oggi la GO consente agli operatori di ridurre la domanda soggetta ad obbligo nel mercato dei certificati verdi ( CV ) attraverso l’importazione di energia verde da altri Paesi, creando un momento distorsivo dell’offerta di CV. Infatti,  l’importazione di GO oggi consente, ad esempio, di spiazzare nuovi investimenti in rinnovabili in Italia con produzione da centrali idroelettriche francesi degli anni ’60.

Inoltre la proposta della Commissione prevede che l’utilizzo delle GO non richiede lo scambio fisico di energia. Infatti, attraverso un registro elettronico dei certificati che consenta di tracciare gli scambi internazionali, prevede che la GO acquistata in un altro paese sia poi annullata in Italia al fine della contabilizzazione dell’energia rinnovabile per il raggiungimento dell’obiettivo.

L’esperienza con i certificati verdi in Italia, che ha registrato un significativo deprezzamento del titolo nell’ultimo anno ( -16,5% del prezzo medio rispetto al 2006), dimostra però come il disegno di questo tipo di mercati sia molto complesso. Per tale ragione l’Associzione “le Fattorie del Sole” sostiene con forza la necessità di promuovere i piccoli impianti a fonte rinnovabile attraverso il meccanismo del conto energia.

Di fatti la proposta della Commissione prevede inoltre che ciascun paese membro possa proibire il trading di GO, per garantire una compatibilità con i meccanismi di incentivazione nazionali. Se infatti i due sistemi dovessero coesistere senza una regola di governance comune, la domanda di fonti rinnovabili (e quindi di GO) non sarebbe guidata dai costi relativi delle fonti, ma piuttosto dai sistemi incentivanti dei diversi Paesi. E in assenza di un’armonizzazione dei mercati all’ingrosso di energia elettrica e degli schemi di incentivo si corre il rischio che il trading di GO porti ad esiti anche molto lontani da quelli efficienti.

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