il Punto Coldiretti

Europa e Stati Uniti ai ferri corti

Europa e Stati Uniti ai ferri corti sui negoziati di libero scambio. A fare il punto della situazione sulla discussione è un articolo apparso sul quotidiano francese Les Echos.

"I negoziati sono difficili". Alla Commissione europea, le parti interessate nelle discussioni sul partenariato transatlantico (TTIP) non nascondono le difficolta’ che devono affrontare. Un quarto ciclo di negoziati, tuttavia, inizia oggi [10 marzo]  a Bruxelles, con un centinaio di partecipanti della DG Commercio della Commissione europea e dell’USTR (Stati Uniti Trade Representative). E si registrano gia’ delle delusioni, anche se va detto che i negoziati sono iniziati davvero da poco.
Le prime proposte sono state fatte il 10 febbraio per quanto riguarda le ultime barriere tariffarie esistenti tra i due blocchi. Bruxelles ha messo sul tavolo una riduzione immediata delle tariffe sul 96% dei prodotti statunitense importati. Ma purtroppo, l’offerta degli Stati Uniti non era all’altezza. "Siamo rimasti sorpresi dall’offerta tariffaria degli Stati Uniti. Ci hanno offerto molto meno rispetto agli europei in termini di riduzione delle tariffe doganali e dei relativi tempi", ha confermato Nicole Bricq, ministro del Commercio estero [francese]. "La palla e’ nel loro campo e aspettiamo nuove proposte", dicono a Bruxelles.
 Questo e’ uno dei temi che saranno discussi questa settimana insieme con quello dell’accesso ai mercati, in particolare quelli pubblici. "Non si puo’ immaginare la firma di un accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione senza grandi ambizioni a questo riguardo", affermano a Bruxelles. Per gli europei, la questione e’ garantire che le loro aziende possono partecipare a gare per appalti pubblici negli Stati Uniti e di non essere discriminati a causa del "Buy American Act" [Legge "Compra Americano"]. Ma il mese scorso,  e’ stata approvata negli Stati Uniti una nuova legislazione che impone, per i militari, l’acquisto di bandiere fatte solo negli Stati Uniti. "Sia a livello federale che statale, ci sono regole a volte sotto forma di obbligo assoluto, a volte sotto forma di una semplice preferenza perche’ si comprino prodotti locali. Questo vale per l’acquisto di acciaio, di tessuti etc.", osservano a Bruxelles.
Sul tavolo ci saranno anche temi agricoli, in particolare la volonta’ degli europei di far rispettare negli Stati Uniti le indicazioni geografiche. "Questo problema riguarda non solo i vini, ma anche formaggio o prosciutto," sottolinea un membro della Commissione.
Diversi argomenti sono stati tuttavia messi da parte perche’ le differenze sono ancora troppo forti. Il tema degli investimenti sara’ discusso questa settimana, ma non si parlera’ del meccanismo di risoluzione delle controversie o ISDS. "La Francia non e’ d’accordo con l’inserimento di un tale meccanismo", dice Nicole Bricq, perche’  permetterebbe, per esempio, ad una societa’ americana di attaccare uno Stato membro se ritiene che la legislazione danneggi i suoi interessi. La Commissione ha avviato una consultazione pubblica in materia, cosa che le permette di superare il traguardo delle elezioni europee, dove il TTIP potrebbe anche provocare polemiche. "Perche’ un tale meccanismo possa essere incluso nell’accordo, la Commissione deve ottenere un voto unanime", fa presente il ministro.
Le differenze di approccio sono palpabili tra i due blocchi principali: gli americani vogliono stabilire i principi generali, mentre gli europei vogliono discussioni settoriali. Una delle sfide di TTIP e’ la coerenza delle regolamentazioni, "ma e’ il problema degli organismi istituzionali: non abbiamo le stesse preferenze collettive", rileva il ministro. Gli americani sono ostacolati nel loro approccio ai negoziati, perche’ il Congresso non havoluto concedere all’amministrazione un mandato negoziale fast track, in base al quale l’accordo puo’ essere solo approvato o respinto in blocco dal Parlamento, ma non emendato. Avevano anche sperato di concludere i negoziati per il Partenariato TransPacifico (TPP) prima di impegnarsi ulteriormente in quelli con l’UE. Ma il recente arrivo dei giapponesi nelle discussioni ha complicato il processo.

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