Federpensionati: “Con Manovra trattamenti ancora sbilanciati fra autonomi e dipendenti”
Nonostante le buone intenzioni inizialmente espresse dal Governo Monti su “equità e convergenza” restano ancora alcune diversità di trattamento fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi in materia di trattamento pensionistico e assegni familiari. E’ l’analisi della Federpensionati Coldiretti sul decreto “Salva-Italia”. La parità dell’età pensionistica, inizialmente prevista fra i diversi tipi di lavoratori, nell’originaria bozza del decreto legge del 6 dicembre scorso, è stata modificata durante l’iter parlamentare. Dal 1° gennaio 2012 le lavoratrici dipendenti potranno andare in pensione a 62 anni mentre quelle autonome a 63 anni e sei mesi. Per i lavoratori dipendenti e autonomi, con anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996, è prevista con un’anzianità contributiva di almeno 20 anni, a condizione che l’importo della pensione liquidabile risulti essere non inferiore a 1,5 volte quello dell’assegno sociale. Questa condizione, stante gli attuali importi medio bassi dei nostri associati, risulta fortemente penalizzante anche per i giovani coltivatori che difficilmente potranno far valere tali requisiti e pertanto rischiano di andare in pensione a 70 anni. “Su queste tematiche come quelle degli assegni familiari che rimangono ancora fortemente penalizzanti per i coltivatori diretti, la Giunta Esecutiva di Federpensionati – ha detto il presidente Antonio Mansueto -, ritiene necessario che il Governo ponga rimedio, perché non è più tollerabile una diversità di trattamento previdenziale così sbilanciata, nonostante l’ulteriore aggravio contributivo a carico delle unità attive già dal prossimo anno”. |
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