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Finanziaria, incentivi per biomasse e biogas ma resta l’incertezza

La nuova Finanziaria incentiva le imprese agricole che utilizzano biomasse e biogas derivanti da prodotti e da sottoprodotti agricoli, di allevamento e forestali per produrre energia verde, ma molte sono le incertezze da superare nel breve periodo per garantire gli investimenti nel comparto delle agroenergie.

Le opportunità per le imprese agricole

È incentivata infatti l’elettrica ottenuta da impianti alimentati a biomasse e biogas derivanti da prodotti e da sottoprodotti agricoli, di allevamento e forestali, ottenuti nell’ambito delle intese di filiera o dei contratti quadro di cui agli articoli 9 e 10 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n.102, oppure nell’ambito di filiere corte. In particolare, ai fini dell’applicazione del sistema incentivante, è considerata proveniente da filiera corta la biomassa ottenuta nel raggio di 70 chilometri dall’impianto che la impiega fini energetici.
In relazione alle novità normative presenti nell’ultima Finanziaria e nel Decreto Collegato riguardanti il riordino della disciplina dei certificati verdi  e l’adozione del conto energia per le biomasse l’Associazione Le Fattorie del Sole ha evidenziato con soddisfazione la volontà da parte del legislatore di promuovere le agroenerie connesse all’attività agricola da filiera corta. Dobbiamo tuttavia sottolineare come le novità introdotte in materia di CV non coincidono con l’andamento dei prezzi di mercato dei titoli, creando uno stato di incertezza tra tutti i produttori di energia rinnovabile; inoltre la normativa recentemente approvata dal Parlamento risulta confusa e soggetta a diverse interpretazioni.
Di fatti la Finanziaria, per la sua piena applicazione, prevede l’emanazione di tre decreti attuativi, che risultano per le imprese agricole produttrici di energia rinnovabile di vitale importanza: Le modalità con le quali gli operatori della filiera di produzione e distribuzione di biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti, sono tenuti a garantire la tracciabilità e la rintracciabilità della filiera, al fine di accedere ai premi incentivanti; I criteri per la destinazione delle biomasse combustibili, di cui all’allegato X alla parte quinta, parte II, sezione 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, a scopi alimentari, industriali ed energetici; Le modalità per assicurare la transizione dal precedente meccanismo di incentivazione ai nuovi meccanismi, con particolare riferimento al nuovo conto energia per gli impianti a fonte rinnovabile inferiori al MW alimentati da biomassa agricola. 
Nonostante l’attuale crisi di Governo, rispetto alle difficoltà di crescita del comparto delle bioenergie, è di prioritaria importanza l’emanazione dei decreti prima dell’insediamento del nuovo Governo. Il rischio è di allungare i tempi in attesa di un quadro completo della normativa probabilmente alla fine del 2008, con un danno ingente per gli operatori del settore.

Le incertezze da risolvere

Molte sono  le incertezze da risolvere per non escludere gli impianti entrati in funzione prima del 31.12.2007, riconoscere un giusto valore al CV agricolo nel Mercato dei certificati verdi, garantire alle imprese agricole una tariffa omnicomprensiva certa, chiarire il principio di cumulabilità degli incentivi.
Agli impianti a fonte rinnovabile (i c.d. IAFR) alimentati a biomassa agricola o a biogas provenienti da intese o contratti di filiera o da filiera corta, di potenza superiore ad 1 MW e quelli inferiore al MW che non utilizzeranno l’incentivazione della tariffa unica, la nuova normativa prevede che vengano rilasciati i certificati verdi per ogni MWh di energia prodotta, per un periodo di quindici anni.  E il numero dei CV è moltiplicato per un fattore premiante pari a 1,8. Per quanto riguarda invece gli impianti entrati in funzione prima del 31.12.2007, e che utilizzano sempre biomasse agricole o biogas da filiera corta, non è assolutamente chiaro se potranno beneficiare del premio. La mancata estensione del meccanismo di incentivazione a tutti gli impianti che opereranno nelle medesime condizioni di mercato determinerebbe delle differenziazioni ingiustificate. Risulta pertanto importante omogeneizzare i criteri di incentivazione a tutti gli operatori del settore sui cui bilanci incidono gli alti costi di gestione delle filiere corte per l’approvvigionamento della biomassa.
Oggi il Mercato dei CV è inefficace e le imprese agricole produttrici di energia elettrica da biomassa rischiano una svalutazione dei propri CV. Per garantire i piccoli produttori è necessario istituire un sistema di certificazione che garantisca l’origine dell’energia importata e riconoscere una priorità di utilizzo al mercato dei certificati verdi nazionali. Questo perché la possibilità data alle società elettriche di poter rispettare l’obbligo di immissione di energia elettrica da fonte rinnovabile imposto dal D.Lgs. 79/99, non ostante la Finanziaria abbia incrementato l’obbligo dello 0,75 % anno per il prossimo triennio , con energia importata potrebbe portare rapidamente al collasso del mercato dei CV e mettere quindi a rischio i piccoli operatori del settore.
La novità più importante introdotta dalla finanziaria è il  conto energia per le biomasse per gli impianti che non superano il MW di potenza ed che sono alimentato a biomassa agricola o a biogas proveniente da intese o contratti di filiera o da filiera corta. Il sistema incentivante dovrebbe essere operativo al più presto  per garantire alle imprese agricole, in alternativa al certificato verde, il riconoscimento di una tariffa fissa omnicomprensiva di 0,30 euro per KWh di energia elettrica immessa in rete, per un periodo di quindici anni. La tariffa unica può essere variata ogni tre anni con decreto interministeriale.
Al riguardo il primo nodo da sciogliere riguarda la possibilità di estendere questa disciplina a tutti gli impianti di potenza nominale inferiore al MW e il riconoscimento della tariffa per tutta l’energia prodotta al netto dell’autoconsumo dell’impianto. Questo garantirebbe i piccoli produttori di energia verde rispetto alla difficile gestione dei CV. Inoltre la possibilità di revisione del prezzo della tariffa unica ogni 3 anni, come scritto in Finanziaria, dovrebbe adottare gli stessi criteri tariffari del conto energia fotovoltaico. Quindi una tariffa fissa, riconosciuta per quindici anni, mentre la revisione della tariffa potrebbe essere calcolata per gli impianti che entreranno in esercizio a partire dal 2011. Questo piano d’investimento strutturale del Governo garantirebbe adeguate certezze agli operatori e alle aziende agricole, che intendono investire nel comparto delle agrenergie, e al settore creditizio. Se invece il Ministro dello sviluppo economico proporrà una variazione della tariffa ogni tre anni, in questo caso sembra opportuno specificare nei decreti attuativi che questa dovrà essere legata come minimo all’andamento del costo delle materie prime e alla crescita dell’inflazione.
Infine occorre ribadire nei decreti attuativi che per gli impianti da biomasse sussiste la possibilità di cumulare gli incentivi riconosciuti sulla produzione di energia verde, con una tariffa unica o certificati verdi, con altri incentivi pubblici di natura nazionale, regionale, locale o comunitaria in conto capitale o conto interessi con capitalizzazione anticipata, non eccedenti il 40% del costo dell’investimento.
Alla luce di questa situazione consigliamo a tutte le imprese agricole di valutare con prudenza i progetti in fase di avvio fino a quando il quadro di riferimento del settore non verrà chiarito.

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