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Forum, Catania: “Regole trasparenti per restituire valore alle imprese agricole”

“Per prima cosa doverosamente devo dire grazie a Sergio Marini e  alla Coldiretti per il contributo che ha dato, con il documento di lavoro “L’Italia che vogliamo”, ricco di contenuti. Lo dico senza retorica: è veramente un contributo importante, su cui si può lavorare per l’elaborazione di una linea”.

Con queste parole ha preso avvio l’intervento proposto dal Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania, al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. “Nell’ultimo lustro è venuto con evidenza agli occhi di tutti il risultato della politica di apertura politica dei mercati, apertura che abbiamo giustamente fatto in tutto il mondo, con il Wto e la riduzione delle barriere tariffarie, che ci hanno portato ad un mercato molto più aperto, globalizzato. Questo ha avuto un impatto leggermente asimmetrico sulla filiera europea: ha dato grandi opportunità all’export, per l’Europa e in particolare per Italia, opportunità colte soprattutto dal mondo della trasformazione, che vende sempre meglio la qualità italiana nel mondo, mentre ha messo il comparto primario in una situazione problematica”.

“Tutto questo è aggravato dal fatto che la politica agricola comune è venuta a cadere come filtro e difesa di mercato per le imprese – ha aggiunto il Ministro Catania –. In Italia tutto questo è particolarmente acuto per due fattori strutturali: l’esistenza di una filiera non performante, con troppi passaggi, dove troppo poco valore va all’impresa agricola, e l’esistenza di una frammentazione, di una taglia media aziendale molto bassa. In questo quadro, per l’agricoltura, le ombre sembrerebbero prevalere sulle luci”.

“Il settore, il sistema delle imprese agricole ha saputo comunque reagire a tutto questo – ha evidenziato il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali –. Questo dà la misura di una vitalità di sistema che va a tutto merito degli imprenditori agricoli stessi e di coloro che ne hanno la rappresentanza”.

“Grande assente negli ultimi trent’anni è stata una visione di politica agricola nazionale. L’assenza di un dibattito di politica agricola nazionale ci ha fatto arrivare su queste cose con un ritardo grave – ha detto il Ministro Catania –. Va dato atto al Governo di un approccio molto più calibrato, che ha corretto una serie di sfasature ed eccessi precedentemente impostati, che hanno fatto sì che si creasse in questo Paese una dinamica di concorrenza tra l’utilizzo del terreno per le energie rinnovabili e l’utilizzo per la filiera fondamentale del food. Nel nostro Paese spingere l’utilizzo delle nostre superfici agricole per la produzione di energia è un errore di carattere strategico che non dovremmo fare”.

“Coldiretti giustamente sottolinea moltissimo il tema dell’origine e della tracciabilità – ha rilevato il Ministro delle Politiche Agricole –. Lo sottolinea giustamente perché questo è un tema che, se ben affrontato e ben risolto, crea valore per l’impresa agricola. L’assenza di regole trasparenti al riguardo sottrae una parte del valore che giustamente l’impresa agricola italiana potrebbe ricevere dal mercato. Bisogna  intervenire su una filiera che funziona male, che è troppo lunga, ha troppi passaggi. L’industria per prima deve fare passi concreti per risolvere questo problema. Molto spesso la nostra industria si adagia sullo status quo e trascura il fatto che potrebbe cercare, e raggiungere rapidamente, un rapporto diretto con il produttore agricolo, senza la necessità di ricorrere a una serie di intermediazioni. Anche la filiera commerciale andrebbe razionalizzata. Andrebbe fatto uno sforzo significativo”.

Il Ministro ha voluto “chiudere con un passaggio che non è di politica agricola”. “Anche io penso, come il documento della Coldiretti, che dobbiamo avere una visione più ampia – ha detto Catania –. Mi sembra che il documento della Coldiretti chiuda su questo punto: ci sono delle cose che forse vanno addirittura al di là come importanza di tutti gli elementi economici che ho detto finora. Abbiamo la necessità di vincere una scommessa sul piano dell’etica, sul piano della legalità.  Questo Paese, a mio parere, si è allontanato troppo da quella che dovrebbe essere la strada maestra di un paese civile, appartenente alla comunità occidentale. Il tasso di distanza da un modello ottimale sul piano etico e della legalità dei comportamenti è troppo forte. Non è un dato marginale. Al livello in cui esso si manifesta diventa un elemento centrale in quella che è una sfida per un Paese migliore, per un’Italia migliore per la quale io spero tutti lavoreremo insieme”.

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