il Punto Coldiretti

Giù il commercio con l’estero ma tiene l’agroalimentare

I fatturati esteri delle imprese italiane sono in generale in diminuzione e le condizioni sui mercati internazionali per i prossimi anni appaiono particolarmente difficili.

E’ il quadro che emerge dall’ultimo Rapporto Ice-Prometeia "Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori", secondo il quale il triennio 2008-2010 potrebbe chiudersi con una crescita degli scambi internazionali di manufatti attorno al 3,5% medio annuo, dato inferiore a quello del triennio precedente che era del 7,5%.

Ma secondo lo studio le difficoltà saranno più accentuate per alcuni settori come quello automobilistico e dell’edilizia, mentre previsioni più incoraggianti possono essere fatte per i settori dell’agroalimentare, farmaceutico e dell’elettronica. Basti sottolineare che nel 2008 i prodotti della dieta mediterranea hanno fatto registrare un aumento del 13 per cento nelle esportazioni, in controtendenza rispetto a tutti gli altri settori.

I tempi di uscita dalla crisi per il nostro Paese saranno lenti, si prevede un miglioramento non prima del 2010. Dopo anni di sostenuta crescita produttiva e di aumento dell’integrazione internazionale, infatti, l’economia mondiale è in un profondo stallo che sta risparmiando le sole aree emergenti o i Paesi in via di sviluppo, beneficiati dai rincari delle materie prime di cui sono esportatori.

Pienamente coinvolta, invece, l’Italia, dove gli effetti del rallentamento della crescita economica sono accentuati da problemi strutturali come la restrizione della concorrenza dei mercati. Già nel 2007, alcuni settori dell’economia nazionale avevano contribuito ad una crescita, seppur lieve, delle quote sul mercato mondiale che sono rimaste sostanzialmente stabili anche nel 2008; si è trattato soprattutto della meccanica, dei mezzi di trasporto e dell’elettronica, ma con miglioramenti anche per il settore agroalimentari e le produzioni tradizionali Made in Italy.

A determinare la tenuta della produzione italiana è stata soprattutto la capacità delle imprese di riqualificare e di accrescere la specializzazione della loro offerta, ma la stessa ricetta potrebbe non bastare per affrontare il difficile periodo alle porte.

Il Rapporto dell’Ice evidenzia infatti la necessità di un intervento più incisivo e soprattutto tempestivo delle politiche, sia comunitarie, che nazionali e locali, a sostegno della competitività delle imprese italiane all’estero, per rendere il Made in Italy un elemento trainante dell’economia nazionale.

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