il Punto Coldiretti

Gli interventi al Forum Coldiretti 2012: i politici

PIERLUIGI BERSANI
Segretario Pd

Per il segretario dei Pd, Luigi Bersani, parole come agricoltura e Campagna stanno diventando parole “buone” e tocca a Coldiretti fare in modo che diventi patrimonio di tutti con tutto quanto le accompagna. “Stiamo parlando – ha detto – di impresa, di crescita sostenibile, di occupazione. Tutto sommato pur nel panorama tristissimo, agricoltura e agroalimentare sono gli unici settori con un po’ di sole in mezzo a tanta nebbia”. Secondo Bersani mentre ci si chiede se l’Italia sta uscendo o no dalla crisi, il Paese non percepisce affatto che stiamo uscendo e quel che più preoccupa è che si sta diffondendo l’idea “che non c’è niente da fare”. “Si sta diffondendo una sfiducia radicale – ha detto Bersani – perché la recessione i suoi effetti li manifesta dopo la lettura dei numeri e noi non l’abbiamo vista tutta. C’è una recessione al 2,5-3% con un calo dei consumi micidiale, mentre si sta riducendo la base produttiva e c’è un cedimento tutto italiano della produzione industriale e dei servizi e c’è l’inflazione che sta crescendo, un fenomeno iniquo e antisociale, che ammazza silenziosamente molta gente”. Bersani ha ricordato lo scenario mondiale con tanti punti interrogativi sugli Stati Uniti, il rallentamento della crescita nei Paesi “che hanno tirato” e situazione problematica in Europa, “dove le cose non funzionano”. Il segretario dei Pd ha ricordato di aver incontrato i Paesi sotto osservazione Ue (Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia), che nonostante il lungo periodo in cui sono stati “sotto ricetta, non ce n’è uno che abbia diminuito il debito o ridotto il deficit ed hanno una recessione da periodo bellico. Dalla Grecia alla Germani – ha detto – il treno va solo nella direzione negativa”. Secondo Bersani ci vuole un controllo reciproco dei bilanci in cambio di un riconoscimento della necessità di un allentamento e del rigore per una politica di investimenti. In Italia secondo il segretario dei Pd “bisogna occuparsi di inflazione e provare a lasciare un po’ più soldi nelle tasche dei cittadini. Sicuramente Monti ha portato credibilità all’Italia nel Mondo, ma dobbiamo applicare più equità dare più lavoro e fare più riforma. Ma per questo bisognerebbe avere una e non tre maggioranze”. In particolare secondo Bersani bisognerebbe abbattere il muro che si è creato tra istituzioni e cittadini. “E’ per questo – ha detto – che ho voluto le primarie”. Tra le riforma urgenti, Il segretario dei Pd  ha indicato la riforma istituzionale, la legge sui partiti, che definiscano i modi di partecipazione, i codici etici, le norme sul finanziamento dei partiti. Bersani ha ricordato che nella carta d’intenti dei Pd ha scritto che “l’Italia deve fare l’Italia”. “In tutti i settori – ha affermato – dobbiamo dare maggiore internazionalizzazione al made in Italy e noi, che siamo carenti di materie prime, siamo sempre stati i migliori trasformatori. A maggior ragione dovremmo essere forti nell’agroalmentare dove invece abbiamo anche le materie prime. Il problema è che sta cambiando il mondo e dobbiamo rimettere al centro l’impresa e il lavoro”. Bersani ha concluso sul rapporto tra politica e forza sociali: “la politica deve riprendere il suo ruolo, ma contemporaneamente ammettere i suoi limiti e trovare il modo di prendere decisioni in partnership con le forza sociali”.

GIANNI ALEMANNO
Sindaco di Roma

L’Italia che vogliamo non è solo un documento di Coldiretti è un modello di sviluppo ha detto Gianni Alemanno sindaco di Roma aprendo il suo intervento al Forum Internazionale Agroalimentare di Coldiretti a Cernobbio. Alemanno ha precisato la sua convinzione che l’agricoltura abbia un valore di traino per una ripresa alternativa. “L’Italia – ha detto – è la Repubblica della cultura, della qualità della bellezza radicata sull’identità e la capacità del fare”. Da primo cittadino, Alemanno ha illustrato anche con i numeri le recenti decisioni intraprese dall’amministrazione comunale della capitale che entrano a pieno titolo nella progettualità di Coldiretti a partire dal primo farmers market più grande d’Europa nel cuore della città, a San Teodoro, che sostituisce il già il mercato del pesce ed ha vinto sull’idea di un museo della moda, ora sempre più proiettato a diventare una vetrina dell’intero made in Italy. “Una vera Domus Agricole Romane – ha sottolineato – con cento produttori, 16 mila consumatori al mese che fanno 10 mila acquisti di un valore medio di 25 euro pari a 250 mila euro e che punta ad un milione di euro d incasso mensili”. Oltre al mega mercato agricolo è stato aperto un bando per le mense scolastiche con criteri precisi che vanno ad aumentare il punteggio per chi presenta offerte caratterizzate dall’ecolabel, ai prodotti freschi, a kmzero (fino a 300 km) e consegnati con mezzi di trasporto sostenibili, con l’obbligo della presenza di tipicità romane. Il valore dell’operazione – ha ricordato il sindaco – e’ intorno a 408 milioni di euro, 5,5 euro il costo di un pasto pari a 144 milioni per la convenzione quinquennale. “Un esempio – ha concluso – che viene dalla capitale che può essere tradotto in tutto il territorio per un’economia che non deve più essere staccata dal valore umano”.

NICHI VENDOLA
Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà

“La perdita dello sguardo sulla campagna è sicuramente uno dei sintomi della crisi politica; perciò dobbiamo riportare l’agricoltura al centro e abbiamo la necessità di rivedere il rapporto con la campagna”. Questo ha dichiarato il Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola intervenendo al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti a Cernobbio. “Dobbiamo ripristinare l’dea che la campagna è innanzitutto la fabbrica del cibo” ha detto Il presidente di Sel, sottolineando che è stato compromesso il rapporto tra città e campagna con un livello di cementificazione altissimo. “C’è l’idea – ha detto – che il suolo sia un buco da riempire, ma se arretra l’agricoltura avanza la desertificazione”. Secondo Vendola “Dovremmo prendere in considerazione anche la modifica dell’art. 44 della Costituzione, perchè non coglie pienamente il ruolo dell’agricoltura sia come tutela del territorio che come produttore di cibo”. Per Vendola c’è la necessità di rivedere il rapporto con la campagna: “In Puglia – ha ribadito – il turismo rurale è diventato un elemento attrattivo fondamentale. Abbiamo finanziato le masserie didattiche per attività formativa nei confronti dei bambini”. Vendola ha inoltre posto l’attenzione sulla crescente obesità minorile definendolo uno dei problemi principali  per cui diventa indispensabile l’attività didattica nelle scuole per rilanciare il tema della filiera corta come argomento educativo. “Perché insegnare a scuola l’importanza di consumare prodotti locali – ha detto il presidente della Puglia – significa che questi ragazzi sceglieranno una mela o una pera come merenda a scuola. “Occorre inoltre rivedere il rapporto tra produzione e consumo” ha dichiarato Vendola sottolineando che il primo aspetto è quello dell’intermediazione parassitaria perché l’imprenditore agricolo  non riesce nemmeno a remunerare il lavoro che  ha dovuto svolgere per produrlo; ma il consumatore paga prezzi esorbitanti. “Di mezzo c’è qualcosa che non funziona; la ricchezza vola da qualche altra parte” ha concluso. Vendola ha detto che non si può ridurre tutto alla filiera corta: occorre considerare anche il tema della GDO. Serve meno demonizzazione e più negoziato come è avvenuto in Puglia dove sono stati messi attorno allo stesso tavolo tutti gli attori del cibo. A tal proposito Il presidente ha ricordato che Granoro ha firmato l’adesione al Marchio prodotti di Puglia, “che  significa l’approvvigionamento di grano dai nostri granai”. Per Vendola un altro aspetto fondamentale è il tema degli OGM. “Non possiamo combatterli solo con la retorica: se è una battaglia condivisa va portata avanti anche a Bruxelles e io con voi questa battaglia voglio continuare a farla. Spero che su questo il governo ci sia”.

ROCCO BUTTIGLIONE
Presidente Unione di Centro

“Il paradosso è che per parlare di politica bisogna andare via da Roma  e venire a Cernobbio” così ha esordito Rocco Buttiglione al Forum di Cernobbio nel ringraziare il Presidente di Coldiretti Sergio Marini per il documento presentato dalla Coldiretti. Quindi ha proseguito dicendo che “l’agricoltura è un bene comune e che come tutti i beni comuni, che riguardano il cibo, l’acqua e il suolo, è una cosa che tutti gli uomini devono avere. Solo il mercato non basta. Io sono per il mercato, ma mercato non vuole dire assenza di regole. Dove non esiste una possibilità per tutti di vivere dignitosamente, allora il mercato salta. Garantire a tutti i beni comuni è condizione per la pace, per questo la politica deve pensare all’agricoltura. In passato in Europa l’agricoltura era vista solo come una strada per l’autosufficienza alimentare, ma da diversi decenni questa idea è cambiata. Come sta cambiando la politica agricola comune (Pac), anche se sulla riforma della Pac vedo tempi difficili e  sono pessimista sul fatto di ottenere un impianto diverso. Penso comunque che il tema dell’autosufficienza alimentare non sia superato: i cinesi mangiano carne e per gli allevamenti servono i cereali e tutto questo provoca stress alle produzioni agricole. Come succede anche per le biomasse per l’energia. Le certezze del mercato non sono più così certe e altre prospettive si delineano per la politica agricola europea”. Buttiglione ha quindi difeso i fondi europei per l’agricoltura e si è detto favorevole a una sistema europeo di gestione dei bilanci che penalizzi quegli stati che non rispettano gli obiettivi del patto di Lisbona. L’esponente dell’Udc ha poi posto il problema della qualificazione delle spese degli Stati e di come devono essere considerate sul deficit: “Serve più contesto europeo per la politica, perché oggi gli stati nazionali sono inadeguati. Perché come diceva Benjamin Franklin al primo parlamento degli Stati Uniti: O siamo tutti assieme o ci impiccano uno per uno. E succederà a tutti noi, anche ai tedeschi, se non siamo uniti. Anche in Europa ci conviene stare insieme. Nel sedicesimo secolo l’Italia era ricca e felice, ma non aveva risolto il suo problema nazionale e gli altri Stati inviarono nella penisola i mercenari rimasti senza lavoro. Così oggi nel mondo c’è un eccesso di liquidità che adesso viene mandata in Europa per speculare contro i Paesi più deboli. Serve quindi un’unione politica e un presidente della commissione che passi il vaglio degli elettori. Noi vogliamo un’Italia più forte in un’Europa più forte. Il problema è essere Italia”. Secondo Buttiglione il cibo è un modo di essere e mangiare bene è mangiare italiano per questo “la qualitàrappresenta la forza dell’agroalimentare italiano nel mondo”. E ancora: “Gli OGM sono il contrario dell’agricoltura di qualità. Il futuro italiano è nella qualità e nel territorio. Oggi i capitali si spostano da una parte all’altra del mondo, mentre l’agricoltura non è così. L’agricoltura fa sistema con i territori”. Per l’esponente dell’Udc è necessario “tutelare agricoltura e paesaggio perché fanno parte della definizione identitaria dell’Italia. Esiste un modello italiano che può essere modello per l’Europa. L’Italia è un paese ricco di beni, il problema è sbloccare questi beni. Ci sono risorse per lo sviluppo che non siamo ancora riusciti a trovare il modo di mobilitarle. Manca fiducia, anche nella politica che fino a oggi a fatto favori per avere voti: ma quel tipo di politica è finita”.
“Serve – ha concluso Buttiglione – un progetto di cambiamento come quello di De Gasperi e serve una selezione di classe politica perché questa classe politica non è in grado di farlo. Serve gente come voi. Servono nuovi tipi di partiti politici che siano espressione di società organizzate per nuove proposte e nuovo personale politico. Questa è la sfida di oggi”.

PAOLO DE CASTRO
Presidente commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento europeo

“Stiamo costruendo la politica europea per i prossimi 20 anni e pertanto la nuova Pac non può non tenere conto dei cambiamenti che stanno generando nuovi scenari mondiali”. Così ha esordito Paolo De Castro, Presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo intervenendo a Cernobbio al Forum internazionale dell’Agricoltura e Alimentazione di Coldiretti. Tra i grandi cambiamenti, De Castro a indicato la concentrazione dei consumi alimentari in alcune parti del mondo, con un forte aumento di consumi di carne e di latte in Cina, e l’acquisto di 70 milioni di ettari, soprattutto in Africa, da fondi cinesi o comunque asiatici. “Se trasportiamo in Cina i consumi dell’Europa o degli Stati Uniti – ha detto – non basteranno le risorse naturali per produrre alimenti a sufficienza e ci sarà sempre più bisogno di produrre di più, inquinando meno”. Secondo De Castro, le speculazioni sui mercati, la volatilità dei prezzi stanno provocando una serie di problemi che non si erano mai verificati prima. “Solo pochi anni fa – ha affermato – non avremmo nemmeno potuto immaginare tasse all’export, come invece hanno fatto Paesi come la Russia, l’Argentina, la Cina”. Il problema della sicurezza alimentare per De Castro sarà fondamentale in futuro e per questo l’Italia non può per mettersi di perdere neanche un agricoltore. Facendo il punto sulle trattative per il bilancio europeo, De Castro a ricordato che il Consiglio Ue affronterà le prospettive finanziarie il 22 e 23 novembre, sostenendo “che non ci sarà accordo se non ci saranno tagli significativi alla Pac”. In merito alla proposta del commissario Ciolos, De Castr ha detto che la Commissione sta lavorando per semplificare l’applicazione del “greening”, per ridurre gli aspetti burocratici, arrivare ad una definizione chiara di “agricoltore attivo” per fare in modo che i contributi vadano a chi vive realmente di agricoltura e per rafforzare gli interventi per le crisi di mercato.

MAURIZIO SACCONI
In rappresentanza della segreteria del Popolo della Libertà

Sono cinque le linee guida presentate dall’ on. Maurizio Sacconi al Forum di Coldiretti in rappresentanza della segreteria del Popolo della Libertà. "Questa crisi non è una parentesi. Come fu per il secondo dopoguerra, essa pone alla politica un problema di sovranità; e come il secondo dopoguerra richiede una fase costituente – ha detto – Sacconi – Allora tale processo accompagnò l’evoluzione del quadro internazionale e  precedette scelte draconiane. Anche per questo, la nostra non è stata una democrazia normale”. Secondo Sacconi “oggi la crisi di sovranità della politica origina dal terreno dell’economia e della finanza. Dagli Stati Uniti ha attraversato l’Oceano e ha raggiunto l’Europa. E qui ha trovato ad accoglierla una costruzione comunitaria inadatta a sopportarne i rigori. Finita la Guerra Fredda, che bene o male ha concesso all’Europa unita una dimensione e una sostanza, il Vecchio Continente si è ritrovato privo di un costrutto statuale, di una identità, di una cittadinanza avvertita come comune, di istituzioni economiche adeguate al processo d’integrazione posto in atto a partire da Maastricht. La moneta unica si è così trasformata nella calamita della sovranità dispersa: quella sovranità alla quale gli Stati nazionali hanno rinunziato ma che non ha trovato nessuna istituzione sovranazionale pronta a recepirla”. La conseguenza – secondo Sacconi – è stata che “le economie più deboli  quelle più infettate dal debito, come quella italiana, di fronte allo spettro fino a pochi anni fa inimmaginabile del fallimento di uno Stato, sono state messe sotto tutela. E poiché il consenso politico si esprime comunque a livello di Stato nazionale, non sono valsi né solidarietà né spirito europeista per convincere Angela Merkel e la Germania a consentire l’effettiva creazione di leve europee in grado di governare la moneta unica attraverso processi politici e far sì che i debiti sovrani non si trasformino nella clava utilizzata dalla finanza per annichilire la politica”. Con queste premesse l on Sacconi è entrato nel dettaglio dell’agenda del PDL che ha individuato un percorso teso ai valori alla visione e all’iniziativa. Sotto questa matrice rientrano cinque punti chiave per il prossimo confronto elettorale e che trovano tra le sfide del manifesto di Coldiretti presentato a Cernobbio principi condivisi.
1) Identità nazionale e genius loci: contro le trappole dell’economia occidentale la volontà di difendere la tradizione mettendo al centro la persona, l’attitudine alla socialità, l’affermazione della famiglia naturale nella dimensione pubblica. Il richiamo alla gerarchia dei valori, del creato, dell’ecologia umana, del rispetto per l’ambiente e della natura, la difesa dello spirito dei luoghi contro la patologia della desertificazione e l’erosione dei terreni. Alla spregiudicatezza tecnica e scientifica anteporre il principio della precauzione. “Questo vale per la questione degli ogm in agricoltura – ha precisato Sacconi – tenendo conto che sono tutti temi divisivi perchè è saltata l antropologia condivisa”.
2) Recupero della sovranità nazionale per l individuazione del debito e il suo controllo al fine di un ritorno alla ricchezza del Paese. In questo senso va la revisione della Pac che riconosca il valore aggiunto della presenza dell’imprenditore agricolo sul territorio.
3) Meno Stato più società a favore di un federalismo fiscale. Uno stato scatenatore della vitalità sociale no a modalità invasive.
4) Liberare il lavoro per liberare i lavori, l’obiettivo e’ esprimere le potenzialità occupazionali senza contratti imbrigliati ma con sistemi semplici e sburocratizzati.
5) Sostenere la liquidità richiamando il ruolo della banca centrale Ue promuovendo il sistema di credito italiano di prossimità e sussidiario. A questo punto nessuna proroga all’articolo 62 e compiuta attuazione.

GIOVANNI FAVA
In rappresentanza della Segreteria della Lega Nord

“La Lega sta ascoltando le categorie produttive Stati Generali dedicati ai vari settori e avremo anche quelli per i territori e l’agricoltura con due giorni di confronto. Oggi nelle vostre proposte presentate qui al Forum della Coldiretti di Cernobbio ci sono suggestioni interessanti. Se si dice che ci vuole più Europa, noi siamo d’accordo, ma vogliamo un’Europa diversa perché non è più pensabile continuare con il modello attuale. Vogliamo che si torni all’Europa dei padri costituenti: un’entità delle regioni e non una enorme struttura burocratica. Dopo oltre 40 anni “ibridi” adesso si va verso una disarticolazione dei singoli Stati, come dimostrano la Scozia e la Catalogna. E’ finita l’idea dello Stato nazionale, ma c’è la nuova idea delle macroregioni. E’ in questo contesto che bisogna tutelare le specificità dei singoli territori. Ci deve essere una battaglia vera contro la contraffazione agroalimentare e noi abbiamo voluto una commissione contro la contraffazione che è aumentata ancora del 10 per cento rispetto al passato. E’ vero che è aumentato l’export, ma il mercato potenziale è almeno il doppio ed è su questo che serve un’azione condivisa. Il tema della filiera corta, per esempio, non è sempre condiviso da tutte le associazioni agricole, anche se riconosco che voi di Coldiretti siete la più rappresentativa per numero di iscritti. Ma c’è chi si distingue su questo e anche sugli OGM. Un’altra associazione mi aveva invitato a una cena con prodotti OGM ma non ci sono andato perché non ho condiviso la modalità con la quale si voleva proporre una tesi sugli OGM. E’ stata una forzatura difficile da tollerare. Ma su certe scelte serve un’azione condivisa. Per quanto riguarda il rapporto con la trasformazione e con la grande distribuzione credo che sia una battaglia di civiltà far sapere se un alimento è trasformato e non prodotto in Italia, ma questa deve diventare una battaglia di tutti.  Anche di chi si candida e si propone in politica. Ai politici ormai non crede più nessuno: lo sforzo è passare dalle parole ai fatti e agire di conseguenza. Chiedo alla Coldiretti di continuare nella sua funzione da pungolo per la politica per cercare di portare il dibattito su tali questioni  anche a dopo le elezioni per sedersi a un tavolo e perché ognuno faccia la sua parte”.

DARIO STEFÀNO
Coordinatore della commissione politiche agricole conferenza stato-regioni

In apertura del suo intervento Dario Stefàno, coordinatore della commissione politiche agricole conferenza stato-regioni, ha affermato che la fotografia delineata dai precedenti relatori ha messo a fuoco una Pac inadatta a rispondere alle aspettative dell’agricoltura italiana. Gli 8.000 emendamenti presentati  sono l’evidenza di una scontentezza diffusa. Mi auguro che ci sia il tempo per affinare ulteriormente un lavoro di analisi che risolva alcuni temi anche se c’è il rischio di andare in proroga e di non avere il tempo necessario per approvare la nuova Pac. “L’ Europa – ha proseguito  – è timida nel riconoscere il modello italiano; siamo arrivati alla discussione del riforma con una posizione molto debole e questa debolezza la scontiamo anche oggi”. Stefàno ha quindi fatto l’esempio dell’etichettatura, nonostante ci sia una legge italiana temiamo di essere bacchettati e non ci facciamo valere. Per Stefàno il dibattito sulla Pac preoccupa soprattutto per tre motivi: 1) non esistono elementi chiari per quanto riguarda la sburocratizzazione; 2) va affrontato il tema dei cambiamenti climatici che ormai ogni anno costantemente si abbattono sul nostro territorio,a  questo riguardo vanno introdotti nuovi strumenti per quanto riguarda le assicurazioni; 3) la crisi di mercato e la volatilità dei prezzi sono due aspetti fondamentali sui quali non ci si può mostrare superficiali. “Mi auguro che ci sia il tempo per affrontare tutti questi argomenti – ha rilevato – , purtroppo in questi mesi non ho letto un segnale di particolare attenzione (es. gli inasprimenti fiscali degli ultimi provvedimenti). In questa fase dobbiamo produrre uno sforzo straordinario e confido in una nuova sensibilità. Si sta cercando di concepire un’azione di sistema e il mondo della rappresentanza deve intervenire unito perché i risultati si raggiungono con il gioco di squadra”.

PAOLO SCARPA BONAZZA
Presidente della Commissione Agricoltura, Senato della Repubblica

ll made in Italy agricolo dev’essere fatto con materie prime prodotte in Italia”. Paolo Scarpa Bonazza Buora ha iniziato così il suo intervento al Forum internazionale Coldiretti dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Dico questo perché sempre di più, anche secondo i dati Ismea il nostro Paese importa materie prima ed esporta prodotti lavorati. Stiamo diventando un paese trasformatore e questo non va bene perché difendere gli interessi dell’industria agroalimentare non significa tutelare gli interessi degli agricoltori. “La Coldiretti ha avuto un ruolo fondamentale per la tutela del made in Italy – ha aggiunto il parlamentare. Noi dobbiamo avere un’informazione chiara sull’etichetta di tutti i prodotti perché solo così si difendere i l consumatore. Dobbiamo tutelare chi vuole mangiare italiano. Dobbiamo dirlo – ha concluso – il Parlamento ha rispettato tutti gli impegni perché abbiamo votato la legge sull’obbligo dell’etichettatura con la piena unanimità. La prossima settimana voteremo quella sull’etichetta dell’olio d’oliva. Noi siamo in prima linea nella tutela delle nostre risorse”.

PAOLO RUSSO
Presidente della Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati

Non mi piace alimentare l’assioma che le regioni siano la rappresentazione degli sprechi e siano contrapposte ad un’Italia operosa capace di risparmiare  investire. Questa mia posizione non può far velo ad alcune critiche nei confronti degli assetti istituzionali del nostro Paese oggi più che mai insediato da una domanda per rendere migliori i servizi al cittadino a costi più bassi. In fondo la sussidiarietà è questo che ci indica. La sussidiarietà è un aspetto importante del decentramento amministrativo perchè questo decentramento non deve essere privo di elementi di solidarietà, la possibilità cioè che l’ente più vicino al cittadino possa fare prevalentemente all’impresa privata lasciando grande spazio alla fantasia e alla creatività tipica del nostro paese. Nasce da questa considerazione un elemento di inoppugnabilità, perché bisogna misurare realmente qual è la distanza tra l’erogatore del servizio, la propensione di chi eroga il servizio, la competenza di chi eroga quel servizio rispetto al cittadino. La scuolabus deve essere gestito dallo stato che paga gli insegnanti? Deve essere gestito dalla regione che gestisce l’attività scolastica? Dalla provincia o dal Comune che ospitano le scolaresche? Dalla circoscrizione o dal quartiere che gestiscono  la viabilità locale? O forse non è meglio da un provato o da un’associazione di genitori porre in essere un servizio efficace? La teoria dello scuolabus fa strame di dissertazioni accademiche e detta condizionamenti ideologici. Forse è giunto il momento di una spending review strategica e non di una spending review contingente e che si ripensi ai nostri assetti istituzionali degli enti locali, rifuggendo gli slogan di campagne elettorali che dividerebbero il nostro pese in federalisti e statalisti e non in spreconi e in efficienti. Un esempio è ciò che sta accadendo alle Province.  Si vogliono cancellare provincie che di fatto già non esistono. Come si fa a trasferire le competenze delle province ad  aree metropolitane acefale, prive d una struttura dirigenziale , aree metropolitane che si sovrappongono  senza cancellare i comuni capoluoghi. Insomma, un pasticcio, un ginepraio che sicuramente non renderà ragione di quella prospettiva che vorremmo di equilibrio e ragionevolezza per meglio disegnare quell’assetto istituzionale  che renda efficienza nei confronti del cittadini. Da noi è tutto un po’ capovolto . il ministero delle politiche agricole che gestisce un laboratorio di analisi cliniche che ha come unico cliente il sistema ippico nazionale . E’ il classico esempio di sussidiarietà  al contrario, lontano dall’utente , pubblico invece che privato e probabilmente la crisi economica di questi anni che si abbatte sul nostro paese con maggiore violenza  talvolta travolgendo anche quelle forme di solidarietà proprio per la vulnerabilità di un sistema  alimentato da una spesa inefficiente , inefficace quasi sempre governate da politiche prive di verifica. La commissione che mi onoro di presiedere si è occupata in queste settimane della drammatica crisi che investe il mondo ippico. Solo poco tempo fa sono stati investiti 500 milioni di euro pubblici ed oggi con gli ippodromi vuoti e in crisi , con le giocate in picchiata  e migliaia di lavoratori allo stremo, proviamo a ristrutturare l’intero settore cancellando l’anomalia statalista  e poco sussidiaria di un paese  che intanto continua ad essere proprietario di 338 mila ettari di terreno inutilizzato e pretenderebbe di gestire l’ippica dai  premi alle corse. Ci vuole buonsenso e ragionevolezza. Allo Stato, in chiave di modernità può toccare di disegnare un quadro di insieme , scrivere le regole controlli e basta. In questi giorni alla camera si è celebrata un’altra battaglia, la norma varata con sofferenza relativa mai più aranciata senza arance.  La Coldiretti ha spiegato che la sola industria nazionale  è così costretta ad acquistare  oltre duecento milioni di chilogrammi di  agrumi, basterebbe questo elemento per dire l’Italia  e non solo quella agricola ha fatto un balzo in avanti verso la modernità intrisa di tradizione. Che da sola ci fa vincere le sfide commerciali e quelle attrattive.  Dobbiamo sfidare i nostri competitor non sui costi ma sulla istintività dei nostri prod0tti sulla vocazione agricola del nostro pese, sulla capacità evocativa che c’è dietro ogni prodotto .  Io vorrei che in Europa si iniziasse a guardare a un’Italia diversa e nuova  sul fronte delle prospettive di sviluppo, di etica dell’ambiente e delle produzioni, più attenta all’agricoltura, quell’etica a cui voi di Coldiretti fate riferimento, alla tracciabilità ai controlli, alle etichette, al consumatore.

COLOMBA MONGIELLO
Segretario Consiglio di Presidenza del Senato

“Chi inquina il mercato con frodi e sofisticazioni deve essere trattato come un mafioso e come un mafioso deve essere colpito con maggiore durezza nel portafogli e maggiore evidenza pubblica”. Lo ha affermato Colomba Mongiello nel suo intervento al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Parlando dell’olio d’oliva, Mongiello ha detto che  al senato è stato avviato il percorso per arrivare all’approvazione della legge per la sua tutela e la sua valorizzazione. Il recente crollo del prezzo dell’olio di oliva extra di circa il 15% ha determinato la crisi di migliaia di aziende agricole .Tutte vittime del fatto che diminuisce la produzione, aumentano i consumi e paradossalmente crollano i prezzi. Tra le cause ci sono le importazioni di prodotto straniero spacciato come italiano, realizzate anche grazie ad inquietanti coperture garantite da infedeli funzionari dell’amministrazione pubblica. Mongiello ha spiegato che ormai importiamo 584 mila tonnellate, più di quanto produciamo (483 Mila  tonnellate) e sempre più spesso troviamo nei nostri supermercati olio extravergine di oliva venduto a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione. “I primi a pagare gli effetti di questa irrazionale e illegale concorrenza  – ha detto – sono i consumatori e produttori di qualità, va vale a dire i soggetti deboli della filiera olivicola, ai quali dobbiamo offrire migliori tutele e maggiori opportunità valorizzando la nostra cultura agricola e la nostra competenza industriale”. La senatrice ha quindi sottolineato che questi  sono gli obiettivi del complesso normativo , originato dalla proposta tecnica elaborata da Coldiretti, Unaprole Symbola su cui la commissione ha lavorato raccogliendo l’ampia convergenza delle organizzazioni agricole, degli organismi di controllo e delle rappresentanze dei consumatori, per difendere l’olio extravergine prodotto in Italia dal furto d’immagine realizzato con le miscele, migliorare la qualità media dei prodotti commercializzati, contrastare le agropiraterie, garantire la commercializzazione di alimenti sicuri e salubri. “Uno sforzo raccolto dal governo Monti – ha evidenziato – , che con il decreto sviluppo ha già tradotto in norma dello stato alcune sue parti significative come la drastica  riduzione del limite degli Alchil esteri e il rafforzamento del valore legale dei Panel test”. Mongiello ha rilevato che da qualche anno a questa parte, il lessico politico e non solo, si e’ arricchito dell’espressione “ce lo chiede l’Europa” o peggio “ce lo impone l’Europa”. “Nel recente passato le abbiamo sentite ripetere come un mantra dai governanti che avevano  smarrito il senso della responsabilità politica e istituzionale della loro funzione. Oggi, soprattutto in campo agricolo, visto che questo e anche l’anno della Pac e’ il momento di sovvertire quel concetto, recuperare responsabilità e ruolo, affermare cosa può fare l’Italia per l’Europa? Certamente può imporre maggiore salubrità e migliore qualità delle produzioni agricole ed agroalimentari”. “Il senato si sta occupando della legge su etichettatura  – ha proseguito – io sono un fissata per le carte di identità. Per me dovrebbero essere date a tutti i prodotti agroalimentari. Dove sia chiaramente scritto da dove provengono le materie prime, dove sono state trasformate e che cosa contengono. E una questione di civiltà che tutela da una parte tutta la filiera agricola che vedrebbe riconosciuto il proprio lavoro e dall’altra il cittadino che ha diritto di essere informato”. Ha quindi concluso il suo intervento evidenziando che agricoltura e agroalimentare rappresentano buona parte del saper fare italiano, tutelarne e valorizzarne la qualità e la tipicità consentirà a noi e all’intera Europa comunitaria di affrontare il mare aperto della globalizzazione senza il timore di naufragare.

ERMETE REALACCI
Presidente Symbola

“Oggi il Pil rimane uno strumento utile e non si può pensare di sostituirlo semplicemente,  però il problema è capire se si esce da questa crisi economica soltanto parlando di economia o no” E’ la riflessione  che ha fatto Ermete Realacci all’inizio del suo interevento al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Il presidente di Symbola ha spiegato che il Pil è uno strumento molto recente, che nasce e si sviluppa soprattutto dopo la crisi del ’29 , quando c’era l’esigenza di misurare l’economia in maniera semplice e si pensava  che misurando la quantità di acciaio prodotto da un paese si avesse un’idea abbastanza precisa di come stesse quel paese. “Condivido la proposta di stampo umanistico di Coldiretti riassunta nel documento presentato – ha affermato Realacci – ;oggi si parla di benessere, felicità , soddisfazione e  Symbola con Unioncamere  e un contributo fattivo di Coldiretti e’ impegnata nel tentativo più limitato ma a mio avvio più efficace  di misurare la qualità interna alla ricchezza prodotta in Italia (PIQ) per capire dove sta andando l’Italia”. A questo riguardo ha quindi citato una frase di luigi Einaudi: chi ricerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada, la quale non può che condurre al precipizio. Il problema economico è la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale. “Questo significa – ha evidenziato Realacci –  che nella crisi abbiamo bisogno di capire quali sono le molle che ci permetteranno di uscire dalla crisi. Questi ragionamenti che stiamo facendo senza le campagna contro le sofisticazioni, Striscia la notizia, senza la battaglia per l’olio, senza il chilometro zero,  senza la difesa dell’identità italiana  sono battagli che non posso passare. Ma questi ragionamenti non possono passare se non atterrano nei muscoli del Paese”. Per Realacci se noi guardiamo l’Italia in questa ottica, scopriamo che in Italia ci sono tantissime cose . Se noi guardiamo l’insieme dell’economia , vediamo che l’economia italiana è fatta da due blocchi: mercato interno ed export. Il mercato interno soffre perché troppa gente ha troppi pochi soldi e troppa gente non ha speranza  e queste due cose combinate producono effetti pesanti sul mercato interno. Sull’export l’Italia si difende abbastanza bene anche se a volte ci dimentichiamo che il mondo sta cambiando. Parlando di quanto accade nel settore della nautica, Realacci ha detto che il nostro Paese vende perché dietro abbiamo la tecnica, la bellezza e il Made in Italy. Questa idea dell’Italia che parte da ciò che ha nei cromosomi deve essere tradotta in una visione, in una politica, in una speranza  per il futuro. “Secondo Edison – ha ricordato Realacci – se fossimo ciò che siamo capaci di fare, rimarremmo  letteralmente sbalorditi . C’è in campo questa visione ? Obiettivamente, no”. Richiamando la battuta di Marchionne su Firenze, Realacci ha sottolineato che una persona che vuole dirigere la Fiat e che ha di Firenze l’immagine di una città piccola e povera è una persona che non sa leggere l’Italia; che difficilmente produrrà belle macchine in Italia , farà fatica a vendere le macchine italiane nel mondo  e che se continua così c’è il rischio anche che non venderà macchine Fiat neppure in Italia. Perché se uno vuole operare in Italia e non ha percezione  di questo che è il talento dell’Italia,  un intreccio straordinario in cui storia, cultura, natura , bellezza rappresentano effettivamente la chiave della nostra competitività nel mondo  e in questa foto di gruppo rientra anche l’elemento dell’agricoltura  che è anche identità, tradizione  e innovazione.  Quando parliamo di questi temi non parliamo di cose marginali, ma parliamo della chiave vera per il successo del nostro paese. “Trovo straordinario – ha concluso-  che la Coldiretti cerchi di presidiare l’obiettivo della speranza. Oggi nel nostro Paese la rabbia e il rancore sono abbastanza presidiate, ma non producono alcuna prospettiva”.

STEFANO PISANI
Sindaco di Pollica

“Ci piacerebbe che l’Italia che vuole Coldiretti e che è anche un po’ l’Italia che vuole  Pollica, fosse anche l’Italia che vogliono gli italiani”. Con queste parole il sindaco di Pollica Stefano Pisani ha aperto il suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti a Cernobbio. Pisani ha definito  l’esperienza del comune di Pollica, un’esperienza unica che negli ultimi 15 anni è riuscita ad emergere mettendo in campo quei grandi valori che caratterizzano gli italiani come la creatività e la solidarietà. “Il percorso ha sottolineato Pisani, è partito costruendo qualcosa di nuovo per dare una diversa via di sviluppo. Una via di sviluppo unica”. Nel descrivere il percorso il sindaco ha ribadito che hanno scelto di ripartire da risorse fondamentali quali il paesaggio e la bellezza; conservando quindi il territorio e facendolo diventare una risorsa principe; “perché dietro al paesaggio e alla bellezza del territorio ci sono le persone, l’agricoltura, la storia e la cultura; e quindi la conservazione di un patrimonio mondiale dell’umanità”. Pisani ha ribadito che nel percorso durato 15 anni la comunità ce l’ha fatta grazie alla testardaggine e alla volontà di alcuni di dimostrare che il sud ce la può fare e Pollica ce la poteva fare; a dimostrazione di questo ha sottolineato che il valore degli immobili è passato da 1000 € al mq a 10.000 € al mq. Inoltre ha sottolineato che a Pollica l’Italia ha scelto di fare l’Italia, ha scelto di fare qualità, dando valore aggiunto ai propri servizi e al proprio porto per esempio, rispettando tutto quello che sta intorno, il mare, il paesaggio, il territorio e la natura. Al termine del suo intervento Pisani ha ricordato la difficile esperienza di un paese quando perde il primo cittadino, contestualizzando il tragico episodio. ”Fino al 5 settembre 2010 – ha dichiarato Pisani – a Pollica si era vissuto in un sogno pensando che tutto era possibile; ma l’Italia che volevamo costruire c’era, era a portata di mano poi qualcuno ha cercato di farla svanire”. Il sindaco ha detto che la gente con testardaggine tipica italiana ha continuato ad applicare quella grande dote che è la creatività; dimostrando che può fare la differenza. Nel concludere il proprio intervento ha invitato tutti a “coltivare” la speranza che la qualità del Paese possa rappresentare il futuro e la soluzione per questo Paese, mettendo alla base la ricchezza rappresentata dai beni culturali, ossia dall’agricoltura, dal paesaggio e dalla natura.

 

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