Il danno di immagine ha fatto perdere mezzo punto percentuale di Pil
I danni di immagine provocati dall’emergenza rifiuti e dai recenti scandali alimentari rischiano di provocare nel 2008 un effetto valanga sul Made in Italy con la perdita di mezzo punto percentuale di Prodotto Interno Lordo (PIL) e l’azzeramento del già debole potenziale di crescita, stimato pari allo 0,3 per cento dal Fondo Monetario Internazionale. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, in occasione del Meeting nazionale dei direttori della più grande organizzazione agricola europea. Secondo il presidente della Coldiretti il Made in Italy agroalimentare è un patrimonio nazionale costruito nel tempo da generazioni di imprese agricole che svolge nel mondo un ruolo da traino per l’intero sistema economico e va difeso senza esitazione da frodi e inganni che ne compromettono l’immagine in Italia e nel mondo. Il rischio è che per l’Italia si verifichi un danno superiore a quello causato dalla crisi dei mutui subprime. I fenomeni malavitosi sviluppano a danno delle campagne italiane un giro di affari di 7,5 miliardi di euro, secondo il rapporto della direzione nazionale antimafia (Dna), tra furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, del cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe, e sofisticazioni. Ma effetti economici ancora piu’ rilevanti sono quelli provocati dai danni all’immagine che si ripercuotono sull’intero Made in Italy nel mondo: le recenti truffe che hanno colpito settori chiave dell’agroalimentare nazionale dal vino all’olio, dal latte alla carne vanno affrontati con rigore e senza ambiguità che mette a rischio la credibilità del sistema produttivo e con essa il reddito delle imprese agricole. Sulle confezioni di tutti gli extravergini etichettati dopo il 17 gennaio 2008 devono infatti essere indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio, mentre se le olive sono state prodotte in più paesi, questi devono essere tutti indicati in ordine di quantità decrescente. Con la stesura delle norme applicative sono finiti gli alibi con la possibilità di multe fino a 9.500 euro per i trasgressori di ogni singola violazione. Secondo una indagine della Coldiretti sono inspiegabilmente ancora troppo poche le confezioni di oli vergini ed extravergini in vendita etichettate nel rispetto della nuova normativa con il rischio concreto che vengano spacciate come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive straniere, senza alcuna informazione per i consumatori. "Servono piu’ controlli e occorre stringere le maglie larghe della legislazione a livello nazionale e comunitario ma anche – ha affermato Marini – una struttura nazionale che possa raccogliere con competenza e autorità gli ottimi risultati dell’attività ispettiva e di controllo svolta a favore della sicurezza alimentare dalle molte forze coinvolte: dai Nas al Corpo forestale dello Stato, dall’Ispettorato Centrale fino alle Dogane". L’agroalimentare Made in Italy è il secondo settore nella formazione a livello nazionale del prodotto interna lordo mentre l’agricoltura italiana è prima in Europa per valore aggiunto e detiene la leadership comunitaria nella qualità con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine riconosciuti (169). |
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