il Punto Coldiretti

Il Vinitaly si apre con l’ombra del sospetto. La Coldiretti scopre falso Chianti

Il Vinitaly si apre con l’ombra del sospetto su alcune grandi case vitivinicole sull’onda di una indagine della Repressione Frodi e della Guardia di Finanza che hanno prelevato dal Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino i fascicoli che identificano i terreni coltivati a uva sangiovese. Il sospetto è che alcuni viticoltori abbiano corretto il Brunello con uve diverse da quelle prescritte. Il giornalista Vanni Cornero sulla Stampa del 29 marzo fa i nomi di Antinori e Frescobaldi tra quelli coinvolti nell’inchiesta secondo le indiscrezioni.

L’annata 2003 del Brunello di Montalcino di Castello Banfi – circa 600 mila bottiglie – e dieci vitigni della stessa tenuta sono stati posti sotto sequestro dalla magistratura senese, nell’ambito dell’inchiesta su alcune aziende del brunello di Montalcino per l’ipotesi di frode in commercio. La notizia, anticipata dal ‘Corriere Fiorentino’, e’ stata confermata secondo l’Ansa, dall’amministratore delegato dell’azienda, Enrico Viglierchio, destinatario, insieme ad un altro manager della societa’, Remo Grassi, di un avviso di garanzia.

Tra i rumors non confermati gira la voce del sequestro di intere annate di prodotto dei marchi più prestigiosi, ma anche del “taglio” del Brunello con vini giunti dal meridione, nonostante la smentita della procura di Siena. Si parla di eventuali mele marce da togliere dal cesto e di accuse gravissime che rischiano di avere ripercussioni sul mercato internazionale in un momento in cui l’immagine del sistema Italia è già gravemente compromessa. Lo stesso Consorzio conferma che su oltre 1667 ettari di vigneto iscritto sono state rilevate non conformità che interessano solo 17 ettari, pari all’1 per cento dei vigneti controllati.

 Un inquietante dossier che lancia l’allarme sulle nuove etichette ingannevoli autorizzate con la riforma europea per i vini da tavola che creano confusione tra le zone di coltivazione delle uve e quelle della loro lavorazione, sfruttando la notorietà del vitigno è stato presentato dalla Coldiretti all’apertura del Vinitaly nel corso dell’incontro “Il lato oscuro delle etichette” durante il quale è stata mostrata la prima bottiglia in vendita in Italia con la scritta ”Se bevi non guidare” ma anche  falsificazioni ed inganni come il Chianti prodotto negli Usa e il Tuscuny moon imbottigliato sotto il sole della California,
 
Lo slogan "Se bevi non guidare" è stato apposto dall’Azienda agricola abruzzese di Domenico Pasetti in seguito all’accordo con il Servizio pubblico per le dipendenze (Sert) sulle bottiglie di Montepulciano, Cerasuolo e  Pecorino e, entro la fine dell’anno, interesserà 450mila bottiglie. Una iniziativa volontaria che secondo il produttore nasce “da una precisa scelta aziendale orientata alla qualità e alla tutela del consumatore”, destinata a far discutere anche per effetto della ipotesi avanzate a livello ministeriale sull’obbligo di introdurre informazioni sulla sicurezza in tutte le bottiglie di alcolici, compreso il vino. Una novità esclusiva nel panorama vitivinicolo nazionale rispetto all’obbligo già in vigore di indicare le avvertenze per le donne in gravidanza che devono riportare tutte le bottiglie destinate alla Francia e agli Stati Uniti.
 
Insieme alle falsificazioni dei vini Made in Italy piu’ prestigiosi a livello internazionale è allarme le nuove norme sull’etichettatura in arrivo con la riforma dell’organizzazione comunitaria del settore vitivinicolo recentemente approvata che sancisce il via libera all’arrivo sul mercato di vini da tavola prodotti in qualsiasi parte dell’Unione Europea che possono però riportare con grande evidenza in etichetta termini come Vernaccia, Prosecco, Aglianico, Sagrantino e Montepulciano, creando confusione con le prestigiose denominazioni di origine nazionali. 
 
L’obiettivo di dare trasparenza a scelte consapevoli di acquisto nella normativa comunitaria risulta quindi contraddetto da quanto viene previsto in materia di indicazioni consentite per i vini da tavola nei quali si riconosce al produttore la possibilità di indicare, congiuntamente alla vendemmia (e, cioè, all’annata di produzione) il nome del vitigno, senza alcun collegamento con la specifica zona geografica di origine. La Coldiretti denuncia che in questo modo attraverso un’abile costruzione di simboli grafici e letterali, previsti nell’etichetta, e l’uso di marchi celebri, è facile che aumenti il rischio di confusione tra le zone di coltivazione delle uve e quelle della loro lavorazione, sfruttando proprio la notorietà del vitigno. Una situazione che può riguardare i vitigni piu’ conosciuti, come la Vernaccia, rinomato vino che si associa ad alcuni comuni storici della Toscana, come San Gimignano; il Prosecco, vitigno diffuso nelle colline di Conegliano e Valdobbiadene; il Sagrantino, facilmente associato al cuore dell’Umbria, nelle colline di Montefalco. Ma sono ancora molti altri i vitigni che sarebbe possibile citare, come il Montepulciano d’Abruzzo e l’Aglianico.
 
La Coldiretti chiede che venga colta la possibilità di deroga concessa dal regolamento comunitario ai singoli Paesi stabilendo un apposito elenco, comprendente le varietà di vino escluse, in particolare le Indicazioni Geografiche Protette (IGP), e le varietà di uve che vengono tradizionalmente coltivate in piccole superfici. Si tratta di una opportunità che consente di minimizzare i danni ma che non impedisce purtroppo che questi vitigni vengano utilizzati nelle etichette di vini prodotti in altri paesi dell’Unione Europea. 

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