In 20 anni dimezzate le aziende in montagna, ora valorizzare i boschi
Nel giro di vent’anni le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne italiane si sono praticamente dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, con un crollo che ha costretto 320mila aziende agricole a chiudere i battenti, togliendo un’opportunità di reddito vitale a dipendenti e familiari che lavoravano all’interno delle imprese montane. È quanto emerge dal Dossier Coldiretti presentato alla mobilitazione di migliaia di agricoltori e boscaioli scesi in piazza per salvare la foresta italiana a Trento in Trentino-Alto Adige, scelto perché ha oltre la metà del territorio coperto dai boschi, con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il Vice Ministro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Andrea Olivero e il presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi. Eppure 35mila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere dall’aumento del prelievo del legname dai boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. Sotto accusa il mancato riconoscimento culturale, sociale ed economico di chi vive e lavora a difesa del paesaggio e dell’ambiente, nell’interesse dell’intera collettività che ha provocato una inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti con una densità che la rende del tutto impenetrabile, con rischi per l’ambiente, gli incendi e la stabilità idrogeologica. Ogni anno in Italia si utilizza solo il 30% della nuova superficie boschiva il che significa che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 30 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. |
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