il Punto Coldiretti

La battaglia contro il formaggio senza latte finisce sul Financial Times

La battaglia contro il formaggio senza latte finisce sul Financial Times. L’autorevole quotidiano britannico ha dedicato un articolo alla protesta sollevata dalla Coldiretti dopo l’invio all’Italia di una lettera di diffida da parte della Commissione Ue, che vorrebbe rimuovere il divieto di uso delle polveri.

Per anni, l’Italia e Bruxelles hanno battagliato su come  regolamentare la produzione alimentare e vinicola della terzo economia dell’eurozona. Ma questo mese, e’ scoppiata una nuova controversia dopo che l’UE ha chiesto all’Italia di modificare una legge del 1974 che proibisce l’uso di latte in polvere o condensato nel formaggio, sulla base che essere rappresenta una "restrizione al libro movimento di beni".  "E’ un questione legata esclusivamente al funzionamento del mercato unico europeo, non ha niente a che fare con la politica europea di qualita’ e certamente non e’ un ‘diktat’, come e’ stato suggerito in alcuni articoli apparsi sui media", ha detto un portavoce della Commissione europea.  Ma a Roma e in tutta Italia, cosi’ e’ stata percepita. Maurizio Martina, ministro dell’agricoltura italiano, l’ha definita un "diktat" in un tweet. Nel frattempo, Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, la piu’ grande organizzazione agricola italiana, ha legato la battaglia sul formaggio alla ribollente frustrazione italiana per la crisi del rifugiati nel Mediterraneo. "L’UE e’ disinteressata ed esita sull’emergenza migranti, ma usa trucchi e sotterfugi per abbassare la barra della qualita’ alimentare", ha detto. Cio’ danneggia "paesi come l’Italia che sono superiori alla media quando si tratta di sicurezza e qualita’", ha aggiunto. Le esportazioni di formaggio italiano valgono due miliardi di euro l’anno.   La regolamentazione alimentare in un blocco con 20 stati membri con un’ampia e ricca gamma di tradizioni culinarie e’ da tempo uno dei compiti piu’ difficili per la burocrazia comunitaria. Si e’ ritrovata ad essere accusata di protezionismo, di non essere capace di apprezzare i prodotti locali o di pura e semplice ingerenza, come e’ successo due anni fa quando un piano europeo per regolamentare le bottiglie di olio d’oliva nei ristoranti ha suscitato un’indignata levata di scudi.  A Siena, il consorzio del Pecorino Toscano fa presente che la decisione dell’UE non lo riguarda, perche’ gia’ protetto dai programmi di qualita’ dell’UE che richiedono rigorosi disciplinari produttivi, come succede per altri marchi [sic] quali il Gorgonzola e il Parmigiano Reggiano. Ma e’ lo stesso preoccupato dalla decisione e chiede requisiti di etichettatura piu’ stringenti. (…)  Una paura dei produttori di formaggio italiani e’ che il via libera comunitario a latte in polvere e condensato possa farli battere sul prezzo dai concorrenti, in patria e all’estero.   Anche alcuni produttori italiani potrebbero essere tentati di usare il latte in polvere nei momenti in cui la domanda e’ elevata, ma la disponibilita’ di latte crudo cala. (…) [James Politi e Christian Oliver, quotidiano – a cura di agra press]  

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