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La Commissione definisce le linee guida dei prossimi Psr 2014-2020

In attesa di conoscere la dotazione finanziaria dei futuri piani di sviluppo rurale, oltre alla definizione dei regolamenti del secondo pilastro della Pac, la Commissione Europea indica all’Italia le priorità da seguire nella prossima programmazione comunitaria 2014-2020. 

Le indicazioni che arrivano da Bruxelles, a seguito di una lunga procedura tra i servizi della Commissione, non riguardano solamente lo sviluppo rurale ma incorporano  tutti i fondi comunitari, dalla  pesca ai fondi strutturali. Lo scopo di questo "Position Paper" è di delineare il quadro del dialogo tra i Servizi della Commissione e l’Italia sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi che avrà inizio nei prossimi mesi.

La Commissione illustra le principali sfide che attendono il Paese, dalla necessità di creare un contesto favorevole all’innovazione delle imprese, alle lacune infrastrutturali, alla gestione inefficiente delle risorse naturali, sino alla debole capacità amministrativa e inefficienza della pubblica amministrazione.  In particolare per quest’ultima viene messo in rilievo che vi sono oneri amministrativi elevati per le imprese: notevoli costi di conformità, procedure lunghe e macchinose per licenze e permessi, legislazione fiscale complessa e instabile, debole esecuzione dei contratti.

La Commissione europea per quanto riguarda la struttura di programmazione per il Feasr (Sviluppo rurale),  invita ad implementare un’azione di coordinamento forte e preciso a livello centrale / nazionale (Ministero, Rete Rurale e Rete Eip). Occorre inoltre sviluppare meccanismi di controllo più adeguati e adottare strumenti (procedure, sistemi informativi) più efficienti; soprattutto, bisogna prestare maggiore attenzione alla fase di pianificazione e di preparazione delle successive attività gestionali dei Programmi.

Per ciò che concerne la competitività delle piccole e medie imprese rurali e del settore agricolo e agro-alimentare si invita poi ad accordare la priorità all’accrescimento del valore aggiunto e della produttività attraverso l’innovazione. Occorre altresì promuovere relazioni innovative tra produttori agricoli primari e altri operatori economici, inclusi i settori non tradizionalmente legati all’agricoltura.

Il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione dovrebbe costituire una priorità per le Regioni meno avanzate. Proseguendo, il documento invita il settore agricolo e agro-alimentare a  migliorare la presenza sul mercato (aumento dell’internazionalizzazione per i produttori provenienti dalle Regioni del Sud) e la posizione dei produttori nella filiera. Un richiamo perciò della Commissione a continuare su politiche che prevedano un accorciamento della filiera ed una migliore e più equa redistribuzione del valore all’interno della stessa.

Per ciò che concerne l’agricoltura, la maniera in cui è costruita e promossa la politica dell’innovazione dovrebbe tener conto, secondo il documento, delle specificità dei sistemi agricoli locali e regionali italiani; delle questioni connesse ai cambiamenti climatici; del carattere distintivo dell’agricoltura italiana in merito all’importanza di schemi qualitativi dei prodotti. Occorre che le strategie di specializzazione intelligenti tengano conto delle Pmi agricole e agro-alimentari nelle Regioni in cui tali settori possono apportare un contribuire considerevole in termini di innovazione (altamente competitivo a livello Ue e internazionale).

Il documento riconosce così il modello agricolo italiano vincente nel mondo dove ha conquistato primati nella qualità, tipicità e nella salubrità delle produzioni, ma anche nel valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana è praticamente il doppio di quella di Germania, Francia e Spagna e il triplo di quella Inglese. Leadership per i prodotti tipici, record di longevità grazie alla dieta mediterranea, top di presenze per il turismo enogastronomico, i sistemi di controllo più efficaci del mondo per garantire la salubrità dei prodotti, sono alcuni dei primati del Made in Italy agroalimentare. Un settore che rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro.

Altro tema importante dei futuri Psr riguarda la necessità  di utilizzare, al massimo del proprio potenziale, le misure di gestione dei rischi in agricoltura, considerati gli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sempre più spesso sull’attività d’impresa.

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