“La Politica agricola comunitaria è un modello, non un problema”
La Politica agricola comunitaria (Pac) europea dovrebbe ispirare il resto del mondo per garantire l’autosufficienza alimentare su base regionale con una redistribuzione degli aiuti allo sviluppo. E’ la posizione del Ministro dell’Agricoltura francese Michel Barnier, che sarà da luglio il prossimo presidente del Consiglio dei Ministri agricoli europei. Il politico transalpino ha rilasciato un’intervista al quotidiano Financial Times nella quale ha difeso la Pac, proponendo di costruire delle esperienza analoghe anche negli altri paesi, compresi quelli in via di sviluppo, che si trovano oggi alle prese con gravi problemi di approvvigionamento di cibo. “Le nazioni più povere non dovrebbero produrre coltivazioni per le esportazioni prima di aver sfamato le proprie popolazioni – ha spiegato l’esponente del governo Sarkozy -. Del resto l’obiettivo della Pac era l’autosufficienza dell’agricoltura, non la creazione di un’industria per l’esportazione”. Secondo Barnier, ciò che la situazione attuale sta testimoniando al mondo è la conseguenza di troppo liberismo: “non possiamo lasciare il compito di sfamare la gente solo al mercato. Abbiamo bisogno di una politica pubblica, il che vuol dire intervento e stabilizzazione”. “Credo che la Pac sia un buon modello poiché è una politica che ci permette di produrre per alimentare noi stessi – ha continuato il prossimo presidente del Consiglio dei Ministri agricoli -. Noi uniamo le nostre risorse per supportare la produzione. L’Africa dell’ovest e dell’est, l’America Latina e la costa meridionale del Mediterraneo hanno bisogno tutte di politiche comuni agricole regionali. Da parte sua, l’Europa dovrebbe fornire risorse finanziarie e know how per aiutare questi territori ad adottare una propria Pac”. Barnier ha anche aggiunto di non essere sicuro che il Wto (l’Organizzazione mondiale per il commercio) sia il posto giusto per discutere delle relazioni tra agricoltura e cibo. “Quali che siano le conseguenze dei negoziati del ‘Doha Round’, la sospensione, il fallimento o il successo – ha concluso – dobbiamo chiederci quale sia il forum più corretto per parlare di queste cose”. |
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