L’embargo fa crescere la produzione di formaggi in Russia. Secondo un articolo apparso sul quotidiano Moscow Times, nei primi quattro mesi dell’anno si è registrato un aumento del 30 per cento.
Nei primi quattro mesi dell’anno, la produzione russa di formaggio ha registrato un sorprendente +30%, poiche’ i produttori interni hanno aumentato la produzione per colmare il vuoto lasciato dal divieto russo sulle importazioni di formaggio provenienti da alcuni stati occidentali, come mostrano gli ultimi dati diffusi mercoledi’ scorso.
Nel periodo compreso tra gennaio e aprile, la produzione di formaggio e’ balzata a 180.000 tonnellate, registrando un incremento del 29,5% rispetto allo stesso periodo del 2014, secondo i dati diffusi dal Rosstat, il servizio statistico federale.
L’impennata della produzione interna fa seguito al divieto adottato da Mosca, lo scorso agosto, sulle importazioni di prodotti lattiero caseari, frutta, verdura, e carni, provenienti dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e da altri paesi che hanno sanzionato la Russia per il suo ruolo nella crisi ucraina.
La produzione di altri generi alimentari vietati e’ rimasta indietro, rispetto alla produzione di formaggio, ma ha registrato comunque netti aumenti. Nei primi quattro mesi dell’anno, la produzione di carne e’ aumentata del 13,5%, arrivando a 680.000 tonnellate, la produzione di pollo ha registrato un incremento del 12,7%, attestandosi a 1,4 milioni di tonnellate, mentre la produzione di pesce ha segnato un +6%, toccando quota 1,4 milioni di tonnellate.
Il boom del formaggio si e’ avuto nonostante la Russia si trovi a dover far fronte a una carenza interna di latte, ascrivibile alle pessime condizioni in cui versa il settore lattiero caseario, che il neoministro dell’Agricoltura, Alexander Tkachyov, ha definito "trascurate", come riportato dall’agenzia di stampa Gazeta.ru.
Nei primi quattro mesi dell’anno, la produzione di latte ha registrato una contrazione dello 0,5%, rispetto allo stesso periodo del 2014, scendendo a 1,8 milioni di tonnellate, ha reso noto il Rosstat.
Insieme a una forte svalutazione del rublo, alla fine dello scorso anno, il divieto di Mosca sulle importazioni di alimenti provenienti dall’occidente, ha portato l’inflazione dei prezzi alimentari al 23,7% su base annua, nel primo trimestre dell’anno, secondo il Rosstat. [quotidiano – a cura di agra press]