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La Russia estenderà l’embargo sui prodotti dall’Ue fino alla fine del 2017

L’embargo russo sui prodotti alimentari dell’Unione Europea sarà esteso fino alla fine del 2017. Ad affermarlo è un articolo apparso sul portale francese Food navigator, secondo il quale la lista degli alimentari vietati non verrà comunque estesa.

L’embargo russo sui prodotti alimentari dell’Unione Europea sarà esteso fino alla fine del 2017 ma la lista degli alimenti vietati, o dei paesi colpiti, non cambierà, secondo un progetto di decreto governativo. Il governo non intende ampliare l’elenco delle importazioni alimentari vietate, che attualmente riguarda frutta, verdura, carne, pollame, pesce, latte e prodotti lattiero caseari, né aumentare il numero di paesi colpiti dal divieto, ha dichiarato, venerdì scorso, il ministro dell’Agricoltura, Alexander Tkachev.

“Il Ministero dell’Agricoltura russo ha già iniziato a preparare il progetto di decreto che prevede l’estensione delle contromisure fino alla fine del 2017. L’elenco dei prodotti agricoli non subirà alcuna modifica, stiamo parlando solo di estenderne la durata", ha detto. L’embargo sarebbe dovuto finire quest’estate. Il progetto di decreto sarà sottoposto al presidente Vladimir Putin per l’approvazione, secondo quando riportato dall’agenzia di stampa russa Tass, che cita le parole del vice primo ministro Arkady Dvorkovich: "Attualmente, l’embargo è in vigore fino alla fine di agosto. Penso che questi documenti saranno approvati, a meno che non si verifichino dei cambiamenti miracolosi nel contesto geopolitico".

Tvachev ha sottolineato come l’estensione dell’embargo rappresenti "una buona notizia per i produttori agricoli russi". Tuttavia, nell’autunno del 2015, un rapporto della Commissione ha rilevato come i produttori russi non riescano a soddisfare la domanda di certi prodotti, in particolare per quanto riguarda formaggio e prodotti lattiero caseari. "Sul versante della domanda, il consumo e le importazioni russe restano sotto i livelli dello scorso anno, perché la Russia non è riuscita a compensare la riduzione delle importazioni di formaggio provenienti dai paesi "colpiti dall’embargo", né importando maggiori quantità da altri paesi, né aumentando la produzione interna", si legge nel rapporto.

"Di recente, alcuni impianti produttivi della Nuova Zelanda sono stati nuovamente autorizzati a esportare in Russia, ma non si prevede un flusso di formaggio rilevante. Sembra, invece, che si stia sviluppando la produzione di un "formaggio" analogo più economico (composto da proteine lattiero casearie e grasso vegetale). Secondo i dati diffusi dall’Unione Europea, tra agosto del 2014 e giugno del 2015, le esportazioni dirette in Russia hanno registrato una contrazione del 43% – per una perdita complessiva di circa 4,4 miliardi di euro – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sebbene queste perdite siano state in qualche modo compensate dalla crescita delle esportazioni dirette verso altri paesi, come Stati Uniti, Cina, Hong Kong, Corea del Sud e altri mercati asiatici.

A novembre dello scorso anno, nel corso di un’intervista rilasciata a FoodNavigator, Kinda Cheib, analista di Euromonitor, ha spiegato che Italia, Spagna, Francia e Gran Bretagna perderanno probabilmente meno dell’1% delle entrate ascrivibili alle esportazioni, mentre i paesi più piccoli saranno colpiti in modo più grave. "I paesi più piccoli, come l’Estonia, dovrebbero essere quelli più colpiti. Il paese dovrebbe registrare un calo delle entrate derivanti dalle esportazioni pari a circa il 16%". Ad agosto dello scorso anno, la Russia ha esteso il divieto a Islanda, Liechtenstein, Albania, e Montenegro. Nel 2013, la Russia era, per importanza, la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari dei paesi europei, rappresentando circa 11,6 miliardi di euro. [Niamh Michail, portale – a cura di agra press]

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