il Punto Coldiretti

La Russia proroga l’embargo, export agroalimentare dimezzato

La decisione di Vladimir Putin di prorogare di un anno l’embargo sui prodotti alimentari in risposta all’estensione delle sanzioni nei confronti della Russia dimezza le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani. E’ quanto emerge da uno studio della Coldiretti sugli effetti per il made in Italy della decisione della Russia di prorogare l’embargo totale scattato il 6 agosto 2014 su carne di manzo, carne suina e avicola, frutta e verdura, latte e formaggi dai Paesi dell’Ue, dagli Usa, ma anche da Australia, Canada e Norvegia, che avrebbe dovuto durare un anno.

Le esportazioni agroalimentari dell’Italia sono praticamente dimezzate (-51,1%) nei primo trimestre del 2015 ma sono del tutto azzerate per l’ortofrutta, i formaggi e la carne e derivati. L’impossibilità di esportare sul mercato russo provoca per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori.

Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dai salumi ai formaggi con la produzione casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o parmesan.

La conferma viene dal Padiglione Russo all’Expo dove verso il termine del percorso nella sala dedicata al Tatarstan ci sono formaggi molti dei quali richiamano all’Italia ad esempio con il marchio Prego “Italian Style” con una scritta “Original Italian Recipe” e gagliardetto tricolore le vaschette con la scritta “Solo Formaggio” con bandierina italiana. . Ma i falsi arrivano in Russia anche da molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile.

Ai danni dovuti al blocco di alcuni prodotti si aggiungono però anche quelli relativi ad altri prodotti non colpiti dall’embargo, anche fuori dal settore alimentare che hanno risentito comunque delle tensioni politiche con un calo degli scambi commerciali.

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