il Punto Coldiretti

Lavoro, nel 2011 aumentano gli assunti (+6%) nei campi italiani

E’ boom di assunzioni in agricoltura. Pur se permangono ancora alcune criticità da superare, il primo trimestre del 2011 ha fatto registrare un aumento del 6 per cento del numero di lavoratori dipendenti impegnati in campagna, a fronte di una sostanziale stagnazione dell’intero sistema economico, dove gli occupati crescono solo dello 0,4 per cento, secondo i dati Istat.

“L’agricoltura – ha sottolineato Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, nel corso dell’Assemblea annuale – fa segnare di gran lunga la migliore performance occupazionale tra i diversi settori economici che sono stagnanti (+0,5 per i servizi), in calo (-0,3 per cento per l’industria) o addirittura evidenziano un crollo (-8,1 per cento per le costruzioni). Il risultato positivo è particolarmente importante perché – ha precisato Marini – è piuttosto omogeneo su tutto il territorio nazionale con un aumento del 7,6 per cento al nord, del 6,6 per cento al centro e del 5,2 per cento al sud”.

L’agricoltura è in grado di offrire opportunità occupazionali a 250mila lavoratori nei prossimi dieci anni, sulla base dell’analisi della Coldiretti che evidenzia come il risultato del primo trimestre dia continuità all’andamento positivo registrato dal settore anche nel 2010 quando l’agricoltura è stato l’unico settore ad aumentare l’occupazione.

A crescere sarà la domanda di livelli più elevati di professionalità con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire lo sviluppo di specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola all’interno dell’azienda: dalla vendita diretta dei prodotti tipici alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici. Le difficoltà di reperimento di manodopera si registrano infatti per figure professionali tradizionali che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all’interno dell’impresa agricola come l’addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi.

Il trend positivo del settore occupazionale segue quello dell’export. Nel primo trimestre del 2011 il made in Italy a tavola ha fatto segnare un aumento dell’11 per cento, ben oltre il valore di altri settori, a cominciare da quello delle automobili. Nle periodo gennaio-marzo le esportazioni di cibo e bevande sono state pari a 7,1 miliardi di euro.

Si tratta di un successo che ha peraltro aspetti sorprendenti come l’invasione dei formaggi italiani sulle tavole dei francesi, con un aumento del 21 per cento delle esportazioni (da 57 a 69 milioni di euro). E nei bicchieri transalpini cresce anche il vino (+ 26 per cento, per un totale di 24 milioni di euro), con lo spumante che, addirittura, va quasi a raddoppiare gli ordini (+78 per cento, pur se all’interno di un mercato ancora di nicchia). Il made in Italy a tavola contagia anche la Gran Bretagna, terra dei pub, con la birra italiana che va a sfiorare i 10 milioni di euro, grazie a un balzo in avanti del 27 per cento. Aumentano anche le esportazioni di grappa in Russia (+76 per cento) e di pasta in Cina (+43 per cento), rispettivamente il paese della vodka e dell’invenzione degli spaghetti, almeno secondo alcune fonti.

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