Raccolti a rischio senza 50mila lavoratori, servono decreto flussi e permessi di soggiorno
E’ sos raccolti nei campi italiani dove senza decreto flussi e proroga dei permessi di soggiorno rischiano di scomparire quasi 50mila lavoratori in una fase delicata della stagione a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana. A lanciare l’allarme è la Coldiretti in occasione dell’atterraggio all’aeroporto di Pescara della prima task force di cittadini marocchini per lavorare nei campi delle Province di L’Aquila, Aosta, Mantova, Piacenza, Rovigo e Verona. Il volo privato è stato organizzato dalla Coldiretti dopo che il Marocco ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia con grandi difficoltà per molte imprese che non possono più contare su storici collaboratori. La comunità marocchina è la più numerosa tra i lavoratori agricoli fuori dei confini comunitari con quasi 36mila persone, il 10% circa del totale dei braccianti stranieri che ogni anno vengono occupati da nord a sud della Penisola. A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi ma la situazione rischia di diventare ancora più drammatica se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Un problema che interessa oltre 30mila operai agricoli che potrebbero essere costretti a tornare nei propri Paesi proprio all’avvio delle attività di raccolta di frutta e verdura. Il pericolo è la perdita delle produzioni in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Da qui la richiesta di Coldiretti di prorogare i permessi ma anche di accelerare nell’emanazione del Decreto Flussi 2021 che dovrebbero portare nelle campagne dello Stivale altri 18mila lavoratori extracomunitari. Un problema grave in una situazione in cui a livello nazionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con 368mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti. Alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni – spiega Coldiretti -, rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2000 euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire ai cittadini in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali. “Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro” chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.
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