il Punto Coldiretti

Le Regioni chiedono una moratoria sulle coltivazioni Ogm

A meno di un mese di distanza dal 2 aprile, data in cui la Commissione europea ha adottato il Rapporto sulla coesistenza di colture geneticamente modificate con l’agricoltura convenzionale e biologica, i partecipanti alla quinta Conferenza europea delle Regioni senza Ogm, “Alimentazione e democrazia”, tenutasi a Lucerna, hanno lanciato il loro appello per una moratoria europea sulla coltivazione degli Ogm.

Nella specie, hanno rivolto il loro appello agli Stati membri dell’Unione europea affinché ripensino la propria legislazione e le proprie politiche sull’uso degli Ogm in agricoltura; ed anche alle multinazionali agrochimiche affinché non sfruttino e non incrementino il problema della fame nel mondo per giustificare l’introduzione di Ogm.

I partecipanti alla Conferenza hanno posto l’accento – come si legge nella Risoluzione adottata – sul fatto che la maggioranza dei cittadini europei si oppone all’uso degli Ogm in agricoltura e alla loro presenza nei cibi.

Nella maggior parte delle regioni e dei governi locali europei, infatti, i territori sono liberi da Ogm. L’unico prodotto geneticamente modificato che si trova in Europa è il mais Mon 810, che comunque è coltivato in meno dello 0,1% delle aree destinate alla coltivazione di mais e il  75% della produzione è concentrata solo in Spagna. Inoltre, recentemente, sei Stati membri dell’Ue hanno, addirittura, vietato la coltivazione del Mon 810.

Nonostante tutto, milioni di fondi pubblici vengono investiti per la promozione degli Ogm e per la ricerca e lo sviluppo dell’ingegneria genetica. Mentre centinaia di coltivatori rischiano una non voluta contaminazione con elementi geneticamente modificati, e i controlli per l’etichettatura e la conservazione delle identità assorbono risorse in totale sproporzione con i tanti declamati benefici degli Ogm.

Occorre, pertanto, che l’Unione europea sospenda ogni ulteriore approvazione di organismi geneticamente modificati finché non sia stabilita una regolamentazione non contraddittoria e che rispetti il volere dei cittadini. Lo stesso Consiglio dei Ministri del dicembre 2008 si è trovato d’accordo all’unanimità sul fatto che la legislazione in materia di Ogm richieda una revisione.

È necessario, poi, tenere in debito conto i rischi potenziali che gli Ogm possono comportare per l’ambiente e per la salute umana, la valutazione dell’impatto socioeconomico della loro coltivazione oltre che dell’impatto sulle pratiche e sulle politiche agricole.

In particolare, le decisioni dell’Ue non possono costituire un obbligo ad accettare la coltivazione di Ogm. Le regioni devono avere il diritto, infatti, di autodeterminarsi sulle pratiche agricole migliori da seguire, oltre che il diritto a decidere se introdurre gli Ogm nel loro sistema agricolo.

I partecipanti alla Conferenza hanno chiesto ai candidati alle elezioni al Parlamento europeo, previste per il prossimo mese di giugno, di esprimere la loro posizione sui temi dell’introduzione degli Ogm, sulla moratoria per la coltivazione di Ogm in Europa, sull’autodeterminazione regionale e la sovranità alimentare, sui brevetti di piante, animali ed anche di geni umani, sui rischi di contaminazione Ogm per le sementi convenzionali.

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