il Punto Coldiretti

Le scelte del consumatore possono creare occupazione?

E’ questa la stagione dei “Saloni dello Studente”, ovvero di quelle giornate  di indirizzo alla scelta del percorso formativo e lavorativo per gli studenti.
In una di queste occasioni è capitato di presentare alcune riflessioni sull’agroalimentare italiano, sull’agro-pirateria e sulla filiera tutta italiana.

Quello dell’occupazione è un tema molto sentito nella nostra società attuale, la crisi economica ha portato alla perdita di posti di lavoro ed alla crescita del tasso di disoccupazione che è tornato a superare l’8%.

Ovviamente i giovani si dimostrano molto preoccupati per questa situazione, per la difficoltà nell’operare la scelta del tipo di percorso scolastico o professionale da intraprendere, per la paura di sbagliare, di scegliere una strada senza sbocchi o poco remunerativa.

In questo incontro si è voluta portare la loro riflessione sul tema dell’agroalimentare, un settore che produce il 16% del prodotto interno lordo nazionale, rappresentando, potenzialmente, una interessante opportunità di lavoro.

In particolare si sono messi in rilievo i numeri e la qualità dell’agroalimentare italiano, la sua qualità nota in tutto il mondo, la sua importanza nell’economia nazionale.
La parte che però si voleva evidenziare nell’occasione era relativa a due problematiche che investono questo settore.

Innanzi tutto le difficoltà derivanti dall’agropirateria, con oltre 50 miliardi di euro di prodotti, stima per difetto, spacciati per italiani in giro per il mondo, anche se realizzati fuori dall’Italia. Questo fenomeno provoca enormi danni di immagine e sottrae spazio economico alle nostre imprese agricole ed alimentari e, ovviamente, lavoro. Ma non è il solo.

Si è parlato dell’importanza dell’etichettatura di origine, quale elemento fondamentale per scelte consapevoli. Dare informazioni e consapevolezza al consumatore, questa è la strada che deve trovare uniti tutti i produttori, cittadini, istituzioni, in modo tale che chi vuole il prodotto da difesa integrata, biologico, di stagione, francese o tedesco, italiano o spagnolo o anche contro-stagione, proveniente da un altro emisfero, lo possa avere perché frutto di una scelta e non perché risultato di un inganno.

Coldiretti crede e lavora per un mondo di persone in carne ed ossa che possano scegliere consapevolmente, in base alla loro etica ed al loro portafogli, cosa acquistare, non in un mondo di burattini di legno condizionati da false immagini o da pubblicità ingannevoli.
L’etichettatura di origine consente di sapere per cosa si sta pagando e consente anche di affrontare un altro aspetto.

Perché se l’agropirateria è un problema, un altro problema è l’utilizzo di prodotti agricoli non italiani. Per carità, lo sappiamo, siamo un grande paese esportatore, non siamo autosufficienti, ma nessuno vuole vietare l’utilizzo di materie prime provenienti dall’estero, si vuole solo la trasparenza.

Quella trasparenza, frutto di precise strategie commerciali che McDonald utilizza quando comunica in Svizzera che utilizza solo carne o patate di quel paese o che qualche trasformatore di cioccolato o di caffè comunica nel legare il suo prodotto al territorio di provenienza del prodotto agricolo.

Si è evidenziato il problema del vero made in Italy o del “completamente made in Italy” e di quel made in Italy prodotto utilizzando materie prime o semilavorati di importazione.
Tutte le volte che si acquista un prodotto non italiano,  in sostanza, si cancella una parte di un posto di lavoro nel nostro paese.

E’ sicuramente meglio un prodotto parzialmente italiano, trasformato in Italia utilizzando materie prime totalmente o parzialmente di importazione, ma meglio ancora è un prodotto totalmente italiano, perché la ricaduta, economica e sociale, è completamente nel nostro paese.

Cari ragazzi, cari genitori, cari consumatori, come sarà la società di domani, il grado di occupazione, se ci sarà o meno lavoro, anche per voi, per i vostri figli, dipende anche dai vostri consumi, dai vostri acquisti.

Quando allungate la mano verso lo scaffale e operate una scelta, ricordate che conseguenza di quel gesto, di centinaia di quei gesti, è la vita o la morte di una impresa in Italia e dell’occupazione diretta o indotta che quell’impresa genera.
E questo sia che si tratti di una maglietta fatta in Cina, quanto di un pacco di pasta prodotto con un grano di importazione.

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