il Punto Coldiretti

L’esame costi-benefici promuove le energie rinnovabili

Le rinnovabili sono un costo per il Paese? Lo studio dell’ Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili (Oir) di Agici, d’intesa con il Gestore dei servizi elettrici, analizza la situazione ed evidenzia che il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 sulle energie alternative genererà benefici per 76 miliardi di euro fino al 2030. Oltre all’ambiente possono giovare all’economia e alla politica industriale del paese.

“Molto si dovrà fare per produrre localmente la biomassa – afferma il Presidente dell’Associazione le Fattorie del Sole Coldiretti,  Giorgio Piazza –, grazie allo sviluppo di filiere corte sostenute da una rete di piccole e medie imprese in grado di migliore la gestione forestale e la salvaguardia degli habitat. Questo permetterà di sviluppare un radicata e strutturata politica industriale del territorio e di ridurre i costi di importazione della biomassa, stimati nello studio per un costo di oltre 3 miliardi di euro per il periodo 2008/2011”.

L’ Oir è stato avviato nel 2008 d’intesa con il Gse, ed analizza sistematicamente le filiere produttive delle rinnovabili italiane ed internazionali, superando la visione parziale e concentrando l’attenzione sulle tematiche industriali, sull’innovazione e sulla finanza.

“Non dobbiamo nascondere gli errori commessi in passato – afferma il prof. Gilardoni, Presidente dell’Osservatorio Oir – ma smettere di investire ora nelle rinnovabili sarebbe un grave danno per il paese. Affermare che le rinnovabili siano l’unica causa del rincaro delle bollette è sbagliato: l’elettricità italiana è da sempre più cara della media europea, anche quando non c’erano i sussidi alle rinnovabili. Ci troviamo ora – continua Gilardoni – in un momento di transizione in cui si inizia a toccare con mano il nuovo modello energetico basato su rinnovabili e generazione distribuita. Oggi basta solo un non grande ammontare addizionale di incentivi per rendere le rinnovabili competitive e far dispiegar molti degli effetti positivi per il sistema produttivo italiano e per i consumatori, in termini di indipendenza energetica, creazione di nuova e qualificata occupazione e spinta all’innovazione tecnologica. Ci vuole una politica industriale esplicita in tal senso.”

Il documento di sintesi (leggi) presenta otto punti chiave. La policy incentivante negli scorsi anni è stata per molti aspetti sbagliata: l’analisi costi-benefici mostra risultati negativi per 3 miliardi di euro. Alcuni fattori contingenti hanno poi aggravato la situazione: il decreto Salva Alcoa, la crisi finanziaria,  uno stato di overcapacity del sistema elettrico, ecc.). Nonostante tali premesse,  gli impatti positivi sono importanti e spesso sottovalutati. I benefici netti complessivi stimati con prudenza al 2030 ammontano a 76 miliardi di euro. Inoltre si registra un incremento dell’occupazione (+130.000 addetti dal 2011 al 2020); dell’ export di manufatti (+ 3 miliardi euro l’anno); una significativa riduzione della dipendenza energetica del Paese dalle fonti fossili (- 13 miliardi di metri cubi di gas annui; un importante appiattimento della curva di domanda elettrica nazionale, che determina un risparmio di 2 miliardi di euro l’anno).  Le realizzazioni 2008-2011 stanno inoltre cambiando la struttura del settore con importanti implicazioni, spesso inattese. Gli investimenti fatti hanno anche prodotto riflessi positivi che non vanno dispersi. 

Dato il crollo del costo degli impianti e le altre dinamiche intervenute, con il 25% della spesa si aumenta la capacità dell’80%. Perseguire gli obiettivi del Pan e del conto energia potrebbe generare un beneficio netto di 79 miliardi di euro. Ancora, il rilancio delle rinnovabili va assolutamente visto in chiave di politica industriale e di internazionalizzazione delle imprese italiane. Si suggerisce, infine, una agenda per un efficace sviluppo del settore: nuove logiche di sostegno, supporto all’esportazione, ricerca e innovazione, concentrazione delle imprese, ottimizzazione della gestione delle reti.

Va comunque ricordato che da diversi anni è in corso un vivace dibattito circa i reali costi e benefici delle rinnovabili troppo spesso caratterizzato da posizioni ideologiche. La recente crisi economica ha accresciuto gli attacchi alle Fer, ritenute la principale causa dell’aumento delle bollette e di aver creato una industria sussidiata e incapace di reggersi con le proprie gambe.

Lo studio “Costi/Benefici delle Rinnovabili al 2030 calcolati alla luce delle esperienze dell’ultimo quadriennio 2008-2011”, pur non nascondendo gli errori commessi nel passato, dimostra come questa tesi sia infondata. Il perseguimento degli obiettivi europei al 2020 ha e avrà ricadute importanti sul Paese.

La sicurezza e l’indipendenza energetica, innanzitutto. Le rinnovabili consentono di evitare l’import di ben 13 miliardi di metri cubi di gas/anno, cioè il 18% delle importazioni correnti, circa quanto l’Italia ha acquistato nel 2010 dalla Russia. Il beneficio complessivo ammonta a 55 miliardi di euro, considerando i prezzi del gas del mercato spot.
 
Ci sono poi ricadute sulle filiera industriale e sull’occupazione. Saranno 266.000 gli occupati a regime nelle Fer, per un impatto complessivo sul paese di 80 miliardi di euro al 2030. Gli incentivi e il forte tessuto produttivo italiano hanno permesso di costruire rapidamente una filiera industriale con nicchie di eccellenza anche a livello mondiale: gli inverter per il fotovoltaico, i riduttori per l’eolico, i sistemi di cogenerazione da biomasse; vi sono inoltre le filiere in cui da anni l’Italia è leader globale: geotermico e idroelettrico. A regime l’export netto dell’industria italiana potrà superare 4 miliardi di euro/anno.

Ancora, si ridurrà il prezzo di picco dell’elettricità. Le rinnovabili non costituiscono solo un costo in bolletta per i consumatori finali. Il fotovoltaico, infatti, funzionando al massimo della potenza nelle ore diurne di picco contribuisce ad “appiattire” la curva di domanda, riducendo l’uso di impianti vetusti, poco efficienti e quindi costosi e inquinanti. L’impatto sui prezzi dell’elettricità è stimato in 35 miliardi di euro nel periodo 2008-2030. Benefici, infine, anche per l’ambiente, con lo stop alle emissioni inquinanti.

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