il Punto Coldiretti

Libro verde sulla qualità, tutti chiedono l’etichetta d’origine

Alla Conferenza di Alto Livello sul Futuro della Politica della Qualità dei Prodotti Agricoli, organizzata di recente a Praga dalla Presidenza Ceca dell’Ue, sono state presentate le prime conclusioni sul Libro Verde, ossia sulla consultazione sulla Qualità dei prodotti agricoli effettuata dalla Commissione Europea a fine 2008.

Si tratta di un documento di sintesi della Commissione, che prevede di adottarlo poi ufficialmente il prossimo 27 maggio 2009 e che servirà come base per le opportune proposte legislative specifiche od altre iniziative a partire dal  2010.

Dalle prime conclusioni sul Libro Verde emerge il grosso interesse che ha suscitato la consultazione sulla qualità, come testimonia il gran numero di contributi ricevuti (560), che hanno sorpreso la stessa Commissione. Le  risposte sono arrivate anche da 5 Paesi terzi (Argentina, Australia, Norvegia, Svizzera e Usa), oltre che da 26 Stati membri; il 50% provengono da 3 Paesi europei, Francia (29%), Polonia (10%) e Italia (9%), e naturalmente la maggior parte giungono dal settore agricolo (27% da organizzazioni di rappresentanza e 14% di contributi individuali).  Delle altre categorie, il maggior numero di opinioni sono state trasmesse dall’industria (11%) e meno dai consumatori (2%), commercio (2%) e distribuzione (1%). 

Circa i contenuti, il documento è particolarmente interessante perché fornisce un quadro delle posizioni, per categoria, sui tre principali filoni trattati dal Libro Verde, che sono i requisiti di produzione e di commercializzazione, gli schemi di qualità specifici europei (IG, bio, ecc.) e gli schemi di certificazione. 

In particolare:
– sugli standard di produzione, una vasta maggioranza di tutti i settori si sono opposti alla creazione di un logo europeo di conformità ai requisiti di produzione comunitari, perché potrebbe aumentare i costi dei controlli, la burocrazia e la confusione del consumatore.
In tale ambito, la maggior parte delle autorità nazionali e regionali, dei produttori e dei consumatori hanno chiesto l’indicazione del luogo di origine: molti preferiscono che si indichi lo Stato membro anziché l’Ue e una parte insiste per specificare il Paese o la regione di provenienza, mentre l’industria si è detta contraria a tali ipotesi (adducendo problemi per la tracciabilità, per i costi e un interesse dei consumatori ritenuto “scarso”). La Commissaria Fischer Boel, intervenuta alla Conferenza di Praga, ha riconosciuto che una buon parte delle risposte vuole mantenere l’attuale sistema delle norme di commercializzazione, ma ha sottolineato che è necessario semplificare il sistema e contribuire a chiarire alcuni messaggi ai consumatori, ad esempio definendo alcuni termini riservati (es. prodotti “di montagna”, “di fattoria”, eccetera); 

– sugli schemi di qualità, la maggior parte delle risposte hanno chiesto di non introdurre nuovi criteri per modificare il sistema delle Dop-Igp e di non cancellare le Specialità tradizionali garantite (Stg) , come vorrebbe invece fare la Commissione in quanto hanno avuto scarso successo (20 registrazioni in 15 anni). Su questo punto la Commissaria, evidenziando che l’Italia da sola ha 4.000 prodotti già riconosciuti come “tradizionali”, ha espresso comunque la convinzione che è necessario apportare modifiche al sistema delle Stg;

– sulla certificazione, la maggior parte delle risposte si sono espresse per non introdurre nuovi schemi, favorire una riduzione dei costi per le imprese e prevedere linee guida europee per un sviluppo più coerente di tali sistemi, proposta che è stata considerata molto utile anche dalla Commissaria.

Alla Conferenza di Praga hanno partecipato anche i rappresentanti del Mipaaf, con i quali Coldiretti ha approfondito varie tematiche inerenti la qualità. Sui possibili miglioramenti da apportare al sistema delle Dop-Igp, il Ministero ha espresso l’idea di prevedere un sistema di protezione nazionale, alternativo a quello europeo e su richiesta degli interessati, per quei prodotti tradizionali che hanno un interesse più che altro locale e nazionale e per i quali non si intende seguire l’attuale lungo iter europeo.

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