il Punto Coldiretti

Made in Italy: arriva il primo latte firmato da agricoltori italiani

Per smascherare sul mercato gli inganni del finto Made in Italy arriva il primo latte Uht a lunga conservazione proveniente al cento per cento da allevamenti nazionali e Firmato dagli Agricoltori Italiani (Fai). E’ stato presentato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio e sarà distribuito presso supermercati, negozi e Botteghe di Campagna Amica.

L’iniziativa degli allevatori italiani vuole riportare trasparenza in un settore dove viene “spacciato” come nazionale il latte importato da Paesi comunitari ed extracomunitari perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza, nonostante la legge approvata all’unanimità dal Parlamento all’inizio della legislatura. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg quasi due italiani su tre (65 per cento) si sentono garantiti da un marchio degli agricoltori italiani che batte nettamente quello della distribuzione commerciale (15 per cento) e quello industriale (11 per cento).

Al contrario della stragrande maggioranza dell’Uht in circolazione in Italia, infatti, quello della filiera Fai arriverà solo da allevamenti nazionali selezionati e controllati e per la sua lavorazione verrà usata energia verde da fonti rinnovabili in accordo ai principi dal protocollo di Kyoto. Il contenitore, in materiale riciclabile e con un tappo a doppia sicurezza per garantire l’integrità del prodotto, porterà la scritta “Io sono italiano” e il logo tricolore Fai.

Il latte Uht firmato dagli agricoltori italiani si inserisce così nel circuito di qualità e garanzia tipico dei grandi formaggi Dop, che per la loro produzione assorbono circa il 60 per cento delle oltre 10 milioni e mezzo di tonnellate munte ogni anno in Italia. Il vero latte italiano Uht della filiera Fai servirà a garantire alta qualità ai consumatori e giusto guadagno agli allevatori, il cui settore in 20 anni ha perso quasi 60 mila stalle (da centomila a circa 40 mila), mentre i costi di produzione hanno continuato a salire: solo fra il 2011 e il 2012 sono aumentati del quaranta per cento.

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