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Maltempo: centinaia di aziende allagate, danni per decine di milioni

Sono centinaia le aziende agricole finite sott’acqua tra Toscana, Veneto, Umbria e Lazio dove l’ondata di maltempo ha provocato danni per decine di milioni di euro nel solo settore agricolo a causa dello straripamento dei fiumi e della pioggia intensa. Oltre ai campi e alle strutture allagati si contano anche numerose frane e smottamenti, che hanno colpito tra l’altro vigneti, serre, stalle e ortaggi.

Secondo un primo monitoraggio della Coldiretti, un Toscana nel Grossetano la zona più colpita è quella sulla costa tra Albinia e Capalbio. Qui si è verificata l’esondazione dell’Albegna e del Fiora che hanno allagato estese superfici a cereali, ma anche serre (fragole) e alberi da frutta. Sott’acqua anche molti oliveti dove, fortunatamente la raccolta delle olive era già stata completata.

Si registrano problemi anche nel Parco della Maremma dove è a rischio la fauna. I danni all’agricoltura si estendono anche nell’entroterra dove sono sott’acqua molti campi coltivati a cereali. Sono invece pari a circa 10 milioni di euro i danni e riguardano almeno un centinaio di imprese agricole a causa degli allagamenti e delle forti piogge nella sola provincia di Massa Carrara secondo la Coldiretti. I problemi più gravi tra i filari delle colline del Candia dove si produce il Doc dei Colli Apuani, ferite da centinaia tra frane e smottamenti, di piccoli e di grandi dimensioni, che hanno portato via ettari ed ettari di vigneti.

Sono numerose le aziende agricole che hanno registrato danni gravissimi alle strutture e alle cantine che sono allagate dove da poche settimane si era conclusa una vendemmia ottimale dal punto di vista della qualità. Il versante più colpito è quello di Massa che dal 2010 sta vivendo un vero e proprio incubo a causa della ciclica frequenza dei cedimenti di terreno con cui le aziende agricole e le famiglie residenti devono fare i conti. L’intensità della pioggia unita alla fragilità dei terreni hanno azionato una serie di “torrenti” violentissimi che hanno trascinato a valle tonnellate e tonnellate di detriti e fango.

Danni anche per l’orticoltura, il florovivaismo (decine di migliaia di piante, in particolare Stelle di Natale, Pansè, Primule sono state ricoperte da decine di centimetri di pioggia) e la zootecnia che rappresentano l’ossatura del comparto primario a livello provinciale. La zona di Montepulciano è quella della provincia di Siena dove si sono registrati i problemi più gravi. Sono andate sommerse le coltivazioni orticole e quelle di tabacco. Le semine di cereali, in parte già effettuate e andate perse, sono adesso sospese in gran parte della provincia, mentre per quanto riguarda la vite sono andati sott’acqua numerosi vigneti. E’ presto tuttavia per valutare se le piante hanno subito danni irreversibili. Sospesa anche la raccolta delle olive per le quali è prevedibile una consistente perdita di prodotto.

Nel Veneto è tornato l’incubo dell’alluvione del 2010 e sono ancora le stesse aree ad essere colpite, i medesimi corsi d’acqua a tracimare. Nell’alto Padovano case, orti e stalle allegati per l’esondazione del Vandura, Muson, Tergola. Nelle località del comprensorio di Camposanpiero i danni più evidenti a campi e allevamenti dove gli agricoltori hanno salvato gli animali in tempo. Ad una prima stima sono almeno 250 gli ettari di terreno allagato.

Sono decine comunque gli agricoltori che si trovano nelle zone alluvionate e vedono minacciate le proprie aziende e i propri prodotti. E’ il caso degli orticoltori di Loreggia, in particolare in località Loreggiola, colpita dall’esondazione del Muson Vecchio. A finire sott’acqua ettari di coltivazioni tra cui i preziosi orti, una delle attività maggiormente diffuse e più redditizie nel panorama del settore primario dell’Alta Padovana. Allagamenti anche a Santa Giustina in Colle, Campodarsego, Trebaseleghe, Piombino, Camposampiero e Massanzago.

Una delle zone maggiormente colpite è quella di San Giorgio delle Pertiche, con 60 famiglie interessate, in particolare nella frazione di Torre di Burri, dove confluiscono il Tergola e il Muson dei Sassi e dove l’acqua è entrata nelle abitazioni. Nel veronese a Soave e Monteforte d’Alpone, già toccate dall’esperienza due anni fa, gli abitanti sono stati col fiato sospeso fissando gli argini sommersi dalla piena.

Preoccupazione anche in provincia di Treviso nella Pedemontana e a Belluno dove frane e pioggia hanno provocato dissesti stradali con crepe profonde e onde di fango. Rimane aperta la delicata questione dei bacini di laminazione efficaci strumenti di prevenzione, ma ancora in fase di progettazione, nonostante il succedersi degli eventi che invocano interventi decisi e urgenti. La campagna assorbe e paga le conseguenze di un territorio minato dove gli imprenditori agricoli sono disposti a fare la loro parte mettendo a disposizione per la sicurezza della collettività i fondi. Ma non c’è chiarezza negli indennizzi per la servitù o nei casi limite sugli espropri. E’ proprio di questi giorni la polemica di Coldiretti con la Regione Veneto che dovrebbe agire e rispettare i patti che hanno portato alla sottoscrizione di uno specifico protocollo d’intesa non ancora applicato.

In Umbria  allagamenti si sono verificati nelle campagne della zona di Orvieto per lo straripamento del Paglia e nella zona di Marsciano in provincia di Perugia per lo straripamento del Nestore. Allagate anche le campagne esterne alla carreggiata autostradale A1 nel tratto all’altezza del km 427, dove il livello delle acque sui campi ha tracimato sull’autostrada che è stata chiusa nel tratto compreso tra gli svincoli di Valdichiana e Fabro in direzione Roma e nel tratto tra Orte e Chiusi in direzione Nord della stessa Autostrada del Sole.

Nel Lazio le zone colpite sono quelle della maremma laziale. I danni maggiori si registrano nel Viterbese nei comuni di Tarquinia e Montalto di Castro. Sono esondati il Mignone, il Fiora e, al confine con l’Umbria il Paglia. Per quanto riguarda le coltivazioni i problemi principali si registrano per i cereali. Dopo una stagione siccitosa nel corso della quale la produzione di grano è stata soltanto di 10 quintali per ettaro, adesso la forza delle acque ha dilavato una decina di centimetri di terreno rendendo assai difficoltose le semine future e cancellando totalmente quelle già effettuate. La Coldiretti Viterbese sta valutando con i sindaci la possibilità di richiedere lo stato di calamità naturale per i comuni colpiti.

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