il Punto Coldiretti

Maltempo, l’incuria del verde genera disastri

In questo inverno, per molti versi ancora una volta anomalo, ne abbiamo viste di tutti i colori, con temperature sopra la media, precipitazioni sopra la media, disastri sopra la media, con smottamenti, alluvioni, cicloni, etc., che hanno riportato ancora una volta all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della cattiva gestione del territorio, la sua cementificazione eccessiva e l’incuria generalizzata che ha preso ancora più piede con la scusa della crisi economica. Scarsa manutenzione, scarsa professionalità, materiali di qualità scarsa, e via discorrendo.

Si sono poi verificate anche calamità che ben difficilmente possono essere contrastate, per l’eccezionalità degli eventi, la loro violenza, la loro intensità e la cronaca di questi giorni della distruzione nei vivai della Toscana e non solo, ne è purtroppo la dolorosa conseguenza. Quello di cui vogliamo però parlare è la normalità, o poco più, come una nevicata, un temporale.

Il tema del verde pubblico è uno dei parametri che vengono utilizzati per valutare la vivibilità di un territorio e l’attenzione di una amministrazione per il benessere dei propri abitanti, ma l’analisi dei metri quadrati di estensione delle aree a verde, più o meno spontanee, più o meno ornamentali, non può essere disgiunta dalla verifica delle risorse economiche e delle professionalità che vengono investite per la manutenzione e la corretta gestione di queste aree. 

Troppo spesso vengono realizzate aree a verde senza una adeguata scelta delle essenze più adatte a quel clima o a quel terreno o a quella posizione, di dimensioni inadeguate o sesti di impianto e distanze dal pronto effetto, ma problematiche in prospettiva. Le risorse investite vengono frequentemente vanificate da una inadeguata attenzione in fase di attecchimento e molto spesso quello che rimane sono tanti fantasmi vegetali.

Altra tematica è quella della difesa fitosanitaria, problematica per l’aggressività di tanti patogeni introdotti negli anni da diverse parti del mondo, ma troppo spesso non affrontati adeguatamente, con conseguenze catastrofiche sulla bellezza dei luoghi, ma anche sulla loro sicurezza, con problemi di stabilità di alberi, giovani e vecchi, di nuovo impianto e monumentali, spesso minati da potature inadeguate e da apparati radicali inesistenti. Non basta vantarsi per i mq, a volte si tratta di m3, di verde per cittadino.

Bisogna che questi siano ben tenuti, piacevoli a guardarsi e non pericolosi a frequentarsi. I tagli che molte amministrazioni, in epoca di crisi, hanno e stanno operando sulla gestione del verde pubblico ornamentale, spontaneo e monumentale, verranno pagati nei prossimi anni e ad ogni calamità naturale con gli interessi. Basta una nevicata, una pioggia abbondante, un vento più forte del solito, e giganti verdi, alberi monumentali, patriarchi vegetali, filari suggestivi, stramazzano al suolo, con pericolo per le persone e le cose.

Spesso vengono strappate le linee elettriche con disagio delle popolazioni private dell’energia elettrica o dei collegamenti ferroviari. Tutto come conseguenza dell’incuria dell’uomo che non capisce che una pianta ferita, che una pianta sbagliata, che una pianta trascurata, che una pianta con un apparato radicale che non si è potuto sviluppare adeguatamente, è una pianta pericolosa. E con l’aggravante che luoghi “mitici”, famosi per le loro produzioni eno-gastronomiche in tutto il mondo, rischiano di apparire al turista, ma anche al residente, ben misera cosa.

Allora la questione non si sviluppa solo attorno al tema dell’educare la cittadinanza al verde, ma soprattutto su come educare amministratori e politici al verde, in modo tale che la spesa in questo ambito non venga considerata inutile o uno spreco da tagliare, ma piuttosto una imprescindibile leva per la crescita turistica ed economica e per una migliore qualità della vita.

Prevedere incentivi o sgravi per la manutenzione ed il rinnovo del verde, pubblico e/o privato, come fatto per i fabbricati o gli elettrodomestici, non deve essere un tabù. E i manutentori del verde non possono essere improvvisati, volontari o riciclati, tanto per risparmiare, ma devono essere professionisti e professionali. Il tutto per evitare che il maltempo diventi, per l’ennesima volta, una tragedia.

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