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Manovra Finanziaria, marcia indietro sui Certificati Verdi

Il Gse, Gestore dei Servizi Elettrici, continuerà ad acquistare i Certificati Verdi (Cv) in eccesso sul mercato ma l’importo complessivo derivante dal ritiro a partire dalle competenze del 2011 dovrà essere ridotto “del 30% rispetto a quello relativo alle competenze del 2010, prevedendo che almeno l’80% di tale riduzione derivi dal contenimento della quantità di certificati verdi in eccesso”.

È stato infatti approvato in Commissione Bilancio del Senato l’emendamento 45.2000 che sostituisce la proposta presentata nei giorni scorsi contro cui si erano scagliati operatori perché manteneva la cancellazione dell’obbligo di ritiro dei Cv.

Ora il Ministero dello sviluppo economico dovrà escogitare il modo di contenerne gli oneri dal prossimo anno. Sarà infatti un decreto dello stesso dicastero, di concerto con l’Economia, sentita l’Autorità per l’Energia, ad assicurare che l’importo derivante dal ritiro diminuisca. Decreto da emanare entro fine anno.

Per l’Associazione le Fattorie del Sole-Coldiretti, il nuovo dispositivo servirà a garantire ossigeno agli investimenti nel settore delle biomasse a fronte del rischio di una svalutazione dei Certificati per eccesso di offerta dei titoli sulla borsa.

“In un mercato così alienato è necessario – secondo Giorgio Piazza, presidente dell’associazione – salvaguardare prioritariamente le poche imprese agricole che pioneristicamente  hanno realizzato gli impianti aziendali a fonte rinnovabile. La maggior parte di  queste infatti, non potendo beneficiare di un moltiplicatore pari ad 1,8 del Cv o non avendo diritto di accesso alla tariffa fissa omnicomprensiva di 0,28, pur essendo gli impianti di potenza elettrica inferiore al MW( perché entrati in esercizio commerciale prima del 31.12.2008), sono costrette a concorrere in maniera iniqua rispetto ad altri produttori da fonte rinnovabile. Rischiamo – prosegue Piazza -, il fallimento di quelle imprese che a fronte di un incentivo inferiore a 0,15 cent di euro per kWh prodotto non potranno garantirsi le forniture a prezzi di mercato”.

Per tale ragione è necessario nell’immediato  che passi l’emendamento contenuto nel Disegno di legge C. 2260 sulla competitività delle imprese, che prevede un riconoscimento della tariffa omnicomprensiva anche agli impianti di biogas di potenza inferiore ad 1 MW realizzati da aziende agricole prima del 1.1.2008 (data dell’entrata in vigore della tariffa omnicomprensiva), estendendo il diritto anche agli impianti di biogas realizzati da imprese agricole con potenza leggermente superiore ad 1MW (cioè agli impianti dimensionati prima che la norma istituisse la soglia del MW elettrico).

“Infine – conclude Piazza – riprendendo le sollecitazioni dello stesso Sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia, occorre avviare un processo di razionalizzazione di tutti i meccanismi di incentivazione”.

Per l’Associazione le Fattorie del Sole è necessario prevedere dei Decreti tecnici specifici per singola filiera con un meccanismo di incentivazione dell’energia feed-in tariff, sia elettrico che termico, differenziato per fasce di produzione e di potenza. All’incentivo base dovranno aggiungersi dei bonus ambientali e tecnologici.

Inoltre, l’emendamento approvato mantiene la promessa di finanziare almeno in parte le necessità dell’Università attraverso però le risorse derivanti dalla risoluzione anticipate delle convenzioni Cip 6/92 relative alle fonti assimilate alle rinnovabili, prevista dalla legge manovra 99/09.

Ad oggi, specifica la relazione tecnica dell’emendamento, non c’è stata alcuna risoluzione “ma sono pervenute le richieste dei soggetti interessati che sono in corso di istruttoria presso il Ministero”. La somma risparmiata può arrivare, dice ancora la relazione tecnica, “fino ad un massimo di 500 milioni di euro da recuperare in diverse annualità fino al 2013, in ragione del numero di convenzioni che verranno risolte anticipatamente”.

La differenza tra gli oneri cui si fa fronte in caso di risoluzione e quelli che si sarebbero sostenuti in caso di mancata risoluzione verranno rassegnati a un fondo da istituire presso il ministero dell’Istruzione appunto per interventi a favore di università e ricerca. Le risorse che si libereranno dalle risoluzioni saranno quantificate da un decreto Mse-Mineconomia sentita l’Autorità.

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