il Punto Coldiretti

Marini: “Contro la crisi più liberalizzazioni e meno burocrazia”

Sintesi dell’intervista rilasciata al quotidiano la Stampa dal Presidente di Coldiretti, Sergio Marini.

ll governo ha annunciato un decreto per lo sviluppo e la crescita. Quali misure dovrebbe contenere?
«Il paese deve recuperare in fiducia e credibilità. Occorre mettere mano alle liberalizzazioni e a un piano di semplificazione burocratica. Inoltre occorre incentivare innovazione e creatività investendo su giovani. Aggiungerei ricerca e territorio per riaffermare il nostro made in Italy unica vera grande leva competitiva per vincere nel mondo».

Che cosa – invece – non deve assolutamente contenere?
«Intanto, dobbiamo smetterla di farci del male: noi rimaniamo un grande Paese ma a forza di autodenigrarci stiamo perdendo la voglia di andare avanti, le imprese non investono ed i cittadini, anche quelli che possono spendere, non lo fanno e cosi il Paese si ferma. I panni sporchi un Paese serio li lava in casa. Stiamo bene attenti, poi, perché se non agiamo con tempestività, dovremo prendere – in tempi temo ravvicinanti – il triplo delle misure che oggi abbiamo voluto rimandare, non so con quale governo ma so che a quel punto il costo sociale ed economico sarà enorme. L`Italia non fallirà perché non siamo la Grecia né per struttura produttiva né per ricchezza privata, ma falliranno gli Italiani che dovranno comunque caricarsi in toto il peso della negligenza di chi non ha avuto il coraggio di decidere quand`era tempo di farlo».

Ritiene che l`attuale maggioranza sia in grado di varare un pacchetto all`altezza della situazione?
«Trovo che sia piuttosto difficile ma non ancora impossibile. Occorrerebbe finirla con gli arroccamenti e i veti incrociati, lasciare perdere le pressioni di lobby e corporazioni, e soprattutto non prendere insegnamenti da chi della crisi più o meno direttamente ne è stato la causa. Quanto ai soldi, che pure serviranno, la nostra proposta è, per intanto, di vendere un bel po` del patrimonio pubblico, e la restante parte, quella incedibile, mettiamola a garanzia del debito per pagare meno interessi. Tassiamo poi le rendite e i grandi patrimoni finanziari ed infine diamo un’occhiata seria alle pensioni prima che la mancata equità trasformi un latente  conflitto generazionale in evidente conflitto sociale».

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