Mobilitazione a Roma per un nuovo protagonismo dell’agricoltura
Migliaia di agricoltori, cittadini, ambientalisti, associazioni dei consumatori, insieme a sindaci e rappresentanti delle istituzioni a livello nazionale, regionale e locale provenienti dalle diverse Regioni italiane scendono in piazza a Roma contro il falso Made in Italy di Stato. La mobilitazione, promossa dalla Coldiretti, è in programma per giovedì 15 marzo in piazza Montecitorio, con i manifestanti che presidieranno anche il Ministero dello Sviluppo Economico in via Veneto 33 e la sede della Simest in Largo Ottavio Tassoni. Un’occasione per affermare la centralità del settore agroalimentare quale una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per ricominciare a crescere, ma anche un modo per denunciare gli ormai troppi casi di disattenzione e sottovalutazione nei confronti di un settore che è patrimonio del Paese. Un esempio emblematico è il fatto che il Ministero dello Sviluppo Economico non abbia ancora vietato per legge il finanziamento di prodotti realizzati all’estero che imitando il vero Made in Italy uccidono il futuro delle imprese tricolori. E’ il caso della Simest, la società partecipata dallo Stato che produce in Romania un pecorino che, di fatto, fa concorrenza al prodotto italiano e che verrà mostrato nel corso dell’iniziativa. “Sosteniamo l’impegno del Ministro Passera a rafforzare il sostegno alla nostre imprese sui mercati esteri – ammonisce il presidente della Coldiretti Sergio Marini – ma occorre avere la forza di distinguere la vera internazionalizzazione da quelle forme di delocalizzazione aggravate dall’uso improprio del “marchio Italia” che danneggiano il Paese facendo perdere occupazione e svilendo il valore del Made in Italy, costruito con sacrifici da generazioni di imprenditori”. Un problema collegato anche al fatto che dopo due leggi nazionali sull’etichettatura per fare sapere agli italiani quello che mangiano nessuno si è preso ancora la responsabilità di applicarle. Ma uno degli interrogativi al centro della protesta degli agricoltori è anche legato all’aumento dell’Imu per chi con la terra ci lavora e ci vive. Un incremento, denuncia Coldiretti, paradossalmente più pesante di quello disposto per chi la terra la usa per divertirsi o speculare. Ulteriore nodo al centro della mobilitazione è la questione del tavolo del lavoro tra Governo e forze sociali, dove il settore agricolo, che occupa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti oltre agli autonomi, è l’unico a non essere invitato. “Abbiamo difficoltà a sentirci impegnati sulle scelte che saranno prese ad un tavolo della concertazione dal quale siamo stati esclusi – denuncia il presidente Marini -. Comunque mentre al tavolo si discute su come licenziare con la riforma dell’articolo 18 sarebbe ora che venisse pubblicato al più presto il decreto flussi per il lavoro stagionale degli extracomunitari, in ritardo di 4 mesi, che consentirebbe l’assunzione da parte delle nostre imprese di 35mila lavoratori necessari per non mandare alla malora le produzioni agricole che con la primavera si iniziano a raccogliere, dalle fragole del veronese agli ortaggi della provincia di Latina”. |
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