il Punto Coldiretti

Multifunzionalità, cresce l’agricoltura sociale tra didattica e welfare

Cresce in Italia l’agricoltura sociale, un modello che esprime la capacità dell’impresa agricola e zootecnica di generare benefici attraverso l’erogazione di servizi a carattere educativo (per scuole e famiglie) e di altre prestazioni sociali nell’ambito dei sistemi di welfare locali, nei confronti di soggetti svantaggiati e a rischio di esclusione. La Regione Campania, la prima nel nostro Paese, ha recentemente istituito un registro delle Fattorie Sociali e investito 400mila euro per sostenere un modello di impresa condotta con etica di responsabilità verso la comunità e l’ambiente che utilizza fattori di produzione locale.

L’agricoltura sociale è infatti un’espressione della multifunzionalità dell’impresa agricola che presuppone un forte legame con il territorio, valorizzandolo e contribuendo al suo sviluppo. Essa consente un recupero di competitività, che si concretizza nella possibilità di integrare il reddito agricolo basandosi sul vantaggio competitivo dell’azienda agricola rispetto ad altre strutture che operano in ambito sociale: la notevole capacità intrinseca di erogare servizi che riguardano il benessere psico-sociale.

Si tratta, tuttavia, di una forma di multifunzionalità particolarmente impegnativa: le imprese agro-sociali devono garantire un’adeguata ospitalità ai soggetti a cui si rivolgono e sono pertanto necessarie competenze specifiche e capacità professionali. L’agricoltura sociale presuppone, poi, la collaborazione delle imprese con una serie di altri soggetti – come enti locali, cooperative sociali, strutture educative e socio-sanitarie – che favorisca l’integrazione tra politiche per lo sviluppo rurale, per la ricerca e socio-sanitarie nell’ambito dei sistemi di welfare locali.

L’iniziativa della Regione Campania è uno dei numerosi segnali sulla crescita di attenzione e sullo sviluppo di realtà concrete di agricoltura sociale, nel nostro Paese come in altri Stati europei tra cui l’Olanda o la Francia, dove è esemplare l’esperienza dei Jardins de Cocagne, realtà agricole che abbinano progetti di agricoltura biologica con finalità di recupero ed inserimento lavorativo di fasce marginali della popolazione e basano la loro attività su un fitto sistema di vendita diretta ai consumatori.

In Italia le esperienze di aziende agri-sociali, basate su positive collaborazioni con i servizi territoriali ed il settore pubblico, sono ormai tante, anche se spesso le iniziative sono mosse, in particolare nelle fasi iniziali, dal settore sociale piuttosto che da quello agricolo. Secondo i dati Istat  del 2003, 471 cooperative sociali conducono un’attività agricola; si tratta del 23,8% delle circa 2000 cooperative (di tipo B) esistenti in Italia, un’incidenza rilevante se si considera il peso dell’agricoltura rispetto al mondo complessivo delle imprese.

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