il Punto Coldiretti

Nei campi crescono lavoro e valore aggiunto ma pesa il crollo dei prezzi

L’occupazione cresce del 2,2% perché l’agricoltura italiana ha prodotto nel 2015 il valore aggiunto più elevato d’Europa grazie alla leadership conquistato nella qualità e nella sicurezza alimentare. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’economia agricola nazionale che nel 2015 ha fatto segnare il record europeo di 32,4 miliardi di valore aggiunto davanti alla Francia con un aumento del 2,2% delle unità di lavoro nel settore, risultato dall’incremento sia delle unità dipendenti (+2,8%) che di quelle indipendenti (+1,9%).

La rinnovata centralità acquisita dal settore è confermata dal fatto che il valore aggiunto a valori concatenati cresce in agricoltura del 3,8%, pari al triplo dell’industria (1,3%) e quasi 10 volte quello dei servizi (+0,4%) contribuendo alla crescita prodotto interno lordo ai prezzi di mercato dello 0,8% nel 2015. Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione anche nella produzione di valore aggiunto per ettaro che è più del doppio della media Ue-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi.

Un primato messo però a rischio nel 2016 dal calo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori che per molte produzioni non riesce neanche a coprire i costi a causa delle distorsioni nella filiera che sottopagano il lavoro agricolo.

Lo scorso anno la crescita della produzione agricola in volume è risultata rilevante per le coltivazioni legnose (+12,3%) mentre è più contenuta per gli allevamenti zootecnici (+0,8%) e le attività di supporto (+0,5%). Si registra, invece, un calo per le produzioni foraggere (-4,3%), le coltivazioni erbacee (-2,8%) e le attività agricole secondarie (-0,6%). A livello territoriale, la produzione in agricoltura cresce in tutte le aree ad eccezione del Nord-ovest
 (-1,1%). Gli aumenti più marcati si registrano al Sud (+5,9%) e al Centro (+3,5%).

Nel 2015 gli investimenti nel settore agricolo mostrano comunque segnali di recupero (+0,6%), dopo il forte calo registrato nel 2014 (-6,1%).

Analizzando la situazione nell’Ue, l’indicatore di reddito agricolo per il 2015 scende del 3,2% rispetto all’anno precedente, a causa di una contemporanea flessione di produzione (-0,9%), prezzi (-1,5%), valore aggiunto (-1,7%), reddito dei fattori (-4,5%) e unità di lavoro  (-2,0%). Il calo riguarda, in particolare, Germania (-37,6%), Danimarca (-19,7%), Regno Unito (-19,3%), Romania (-17,8%), Polonia (-8,9%) e Paesi Bassi (-0,8%). Una crescita si registra in Grecia (+11,7%), Francia (+8,7%), Italia (+6,2%) e Spagna (+3,3%).

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